Homunculus

2 0 0
                                    

Kamal si allontanò dalla scena, per la salvaguardia di Joshua. Quando tornò con i quattro arcangeli, l'uomo che aveva lasciato a terra era svanito nel nulla. L'aria stessa sembrava trattenere il respiro, come se la sua presenza fosse stata solo un'illusione passeggera. Joshua guardò intorno, cercando tracce di ciò che era stato, ma tutto ciò che rimaneva era il ricordo di una lotta epica e di un destino incerto.

Kamal, osservò i grandi arcangeli con occhi scrutatori. La loro immensa potenza e saggezza non li rendevano immuni alle emozioni umane. Anche loro, come gli esseri mortali, potevano provare stizza, frustrazione e impazienza.

Uriel, in particolare, sembrava infastidito. Aveva dovuto interrompere il suo momento quotidiano con Sarah, lasciando il loro caffè in sospeso, per rispondere alla chiamata del nephilim. L'arcangelo si sforzava di nascondere la sua irritazione, ma Raphael lo scorse nei suoi occhi. Era un piccolo squilibrio nell'armonia celeste, un graffio sulla superficie perfetta dell'esistenza angelica.

Tuttavia, Michelle, il loro capo, sapeva che Uriel avrebbe affrontato la situazione con la sua solita fermezza. Era un custode dei confini tra i mondi, un difensore della giustizia divina. Non importava quanto fosse fastidioso il compito, Uriel lo avrebbe portato a termine senza esitazione.

E così, mentre il vento portava via le loro parole, Kamal si preparò a seguire gli arcangeli nel loro viaggio attraverso il mondo, sapendo che l'equilibrio tra luce e ombra richiedeva sacrifici da entrambe le parti. Mentre piazza vicino al parco, dove la luce del sole si infrangeva tra gli alberi, giacevano due uomini addormentati sulle panchine. 

Una era solamente una scultura di un uomo avvolto da una coperta. L'altro era lo stesso uomo che aveva allertato gli arcangeli, il suo volto segnato dalla vita e dai giorni trascorsi all'ombra delle strade.

Davanti a lui, un uomo alto e slanciato si ergeva come una figura enigmatica. Indossava un lungo sobrabito grigio, il suo sguardo concentrato mentre comunicava al telefono. La voce dell'uomo risuonava in una sorta di chiamata di gruppo, raccontando gli eventi accaduti nel parco. 

Ma c'era qualcosa di più, un fallimento, un'ombra che si allungava sulla sua figura. Armilius, sfuggiva ancora alla sua presa, diceva l'uomo nel sobrabito grigio, cercava di avvicinarsi, di comprendere. Aveva fallito nel suo intento, e ora la sua frustrazione si manifestava in ogni movimento.

La piazza, con la sua scultura di un senzatetto, sembrava un crocevia di destini. E mentre l'uomo dormiva, inconsapevole di tutto ciò che si svolgeva intorno a lui, il mondo teneva il respiro, aspettando il prossimo atto di questa drammatica opera.

Gli arcangeli si trovavano nuovamente a New York, attratti dall'atmosfera neogotica della Saint Patrick's Cathedral. Nonostante la modernità frenetica della città, quella cattedrale rappresentava un barlume di speranza, un richiamo al sacro in mezzo al caos urbano.

Michelle, ora più abile nell'utilizzo del computer, mostrò a Kamal delle figure allegoriche. Si soffermò su una in particolare, una scultura che sembrava rappresentare la creatura che avevano affrontato nel parco. Era un'opera d'arte che parlava di emarginazione, di solitudine e di una bellezza nascosta tra le pieghe della sofferenza umana.

Kamal osservò la figura, i suoi lineamenti distorti e la sua espressione di abbandono. Era come se l'artista avesse catturato l'anima stessa del vagabondo bestiale. La scultura emanava un senso di compassione e di sfida, invitando chiunque la guardasse a vedere oltre le apparenze, a riconoscere la dignità anche nei più emarginati.

Gli arcangeli si guardarono negli occhi. Avevano combattuto contro creature oscure e poteri divini, ma quella scultura li toccò profondamente. Forse c'era una lezione da imparare, un messaggio di speranza che si nascondeva tra le pieghe del mondo materiale.

La scultura che Michelle aveva mostrato rappresentava il peccato della gola, ma dietro quella figura c'era qualcosa di più oscuro. Chi stava tirando le fila di questo intricato gioco? Era una domanda che bruciava nella mente di Michelle. Chiunque fosse, stava usando gli umani come pedine, manipolandoli per i propri scopi. Ma perché? Se  fosse stato un demone, la luce di Kamal non l'avrebbe risparmiato.

Gabriela, si unì alla discussione. "Forse," disse, "è qualcuno che vuole destabilizzare l'equilibrio tra luce e ombra. Qualcuno che sa come colpire dove fa più male."

"Perché usare esseri tanto deboli che potevano essere battuti da un Nephilim?" La sua voce era un filo di dubbio in un mare di certezze. La domanda di Michelle risuonava con un peso che andava oltre la semplice curiosità.

Gli arcangeli si scambiarono sguardi carichi di significato. Raphael, con la sua saggezza millenaria, prese la parola. "A volte," disse, "le creature più deboli sono quelle che, sottovalutate, possono compiere azioni che cambiano il corso degli eventi. Non è la forza fisica ciò che conta sempre, ma la volontà, il coraggio e la capacità di agire nel momento giusto."

Kamal rimase in silenzio, sentendo il peso delle parole di Michelle. Non era solo una questione di potere, ma di scopo. Forse, in questo intricato gioco cosmico, anche le pedine apparentemente più deboli avevano un ruolo da svolgere, una parte essenziale in un disegno più grande, invisibile agli occhi ma scritto nel tessuto stesso dell'esistenza.

Gli arcangeli ascoltarono in silenzio. Uriel, con il suo sguardo penetrante, sembrava riflettere su ogni parola. "Le pedine deboli possono essere utili," disse, "se conoscono il gioco e il loro ruolo. Forse c'è un piano più grande dietro tutto questo."

Michelle si morse il labbro. Aveva ferito Kamal con la sua domanda, ma ora capiva che c'era molto di più in gioco. Doveva trovare risposte, scoprire chi stava tessendo questa trama intricata. 

Joshua, ancora agitato per gli eventi del parco, si unì a loro.  Guardando la cattedrale, con le sue guglie che sembravano toccare il cielo. Con la sua mente innocente e pura, ascoltava la discussione degli arcangeli con una sorta di meraviglia mista a confusione. Per lui, le parole degli arcangeli potevano sembrare come un gioco, difficile da afferrare nella sua complessità.

Probabilmente, Joshua avrebbe percepito l'importanza del loro dialogo, ma non i dettagli intricati. Come un bambino che osserva gli adulti parlare di argomenti che vanno oltre la sua comprensione, Joshua avrebbe potuto sentirsi escluso, cercando di trovare un senso nelle emozioni e nelle espressioni piuttosto che nelle parole stesse.

Potrebbe aver sentito la serietà del momento e la tensione nell'aria, ma le ragioni profonde e le strategie discusse dagli arcangeli sarebbero state per lui come un puzzle da risolvere. In lui, ci sarebbe stata la curiosità e forse il desiderio di comprendere, ma anche la consapevolezza che alcune cose sono ancora troppo grandi per essere afferrate dalla sua giovane mente.

Nelle ombre delle catacombe sotto la maestosa San Pietro, un conclave segreto di homunculus si era radunato. Creature di una natura ambigua, a metà strada tra l'umano e il demoniaco, attendevano istruzioni, i loro occhi brillavano di un'intelligenza sinistra.

Dall'angolo più oscuro della stanza, un uomo in un lungo sobrabito grigio avanzò, la sua voce era un sussurro che tagliava il silenzio come una lama. "Dobbiamo ritrovare Armilius e sconfiggere il Nephilim," disse con urgenza, il suo tono carico di una gravità che faceva tremare l'aria stessa.

Uno degli homunculus, con la grazia di un essere che aveva appreso il dono della parola, parlò: "E gli arcangeli?" La sua domanda era un filo di curiosità in un tessuto di oscurità.

"Quelli non sono alla vostra portata," rispose un altro uomo in sobrabito, emergendo dall'ombra opposta. La sua figura era identica a quella del primo, come se fossero riflessi di uno specchio infranto.

Infine, altre due figure si unirono, uscendo dai loro angoli nascosti. Erano in quattro, tutti identici, come se fossero stati forgiati dallo stesso stampo oscuro. Ogni uomo in sobrabito rappresentava un angolo della stanza, un cardinale della notte, e insieme formavano un quadro di potere e mistero.

In quel luogo dimenticato dal tempo, si stava preparando una tempesta che avrebbe potuto scuotere i pilastri del mondo. E mentre gli homunculus ascoltavano, sapevano che il loro ruolo in questa guerra nascosta era appena iniziato.

HumanimalsWhere stories live. Discover now