<Avanti, smettila di deprimerti. In cucina c'è una torta di cioccolato, te ne porto una fetta?>

Lo guardai per un istante prima di alzarmi e avvicinarmi alla porta. <Hai sentito?> chiesi, appoggiando l'orecchio contro di essa.

<Cosa?> chiese Brayan, alzandosi e avvicinandosi a me.

<È il rumore di una macchina.> affermai, speranzosa.

Feci due passi indietro appena udii il suono della chiave inserita nella serratura. Senza rendermene conto, strinsi la mano di Brayan e rimasi a fissare la porta che si aprì lentamente.

Sulla soglia comparve Roman. <TU!> urlai, puntando il dito contro di lui. <SEI UN BASTARDO!> affermai, cercando di passare oltre, ma lui mi afferrò per un braccio, costringendomi a indietreggiare. <Non mi toccare!> gridai, liberando il mio braccio dalla sua stretta.

<Calma, non c'è bisogno di urlare. Sono venuto qui per portarti via con me.> disse, consegnando il mazzo di chiavi che aveva in mano a Brayan.

<Non ritornerò alla villa.> affermai con tono deciso.

<Non andremo alla villa.> mi guardò per un attimo prima di continuare. <Il König vuole vederti, ti porterò da lui.>

Il mio cuore si riempì di felicità a quella frase, mi voltai con un sorriso verso Brayan, impegnato a cercare chissà quale chiave in quel mazzo. <Brayan.> dissi, con un leggero tono di fastidio.

<Mmmh> rispose, alzando finalmente lo sguardo su di me. <Che succede?> chiese con la sua tipica espressione da angioletto smarrito. <Adesso mi dirà di chiudere la porta e se non trovo la chiave mi rimprovererete per il ritardo e questo mi mette ansia e se sono in ansia non riesco a fare nulla di buono.> disse d'un fiato, senza nemmeno riprendere fiato e ritornando a cercare nel mazzo.

Volevo rispondere, ma decisi di non farlo. Mi voltai, superando Roman e dirigendomi verso la macchina. Aprii la portiera ed entrai.

Finalmente lo avrei rivisto.
Finalmente sarei stata al suo fianco e gli avrei chiesto scusa per quello che avevo fatto.

Rimanemmo seduti nell'auto per alcuni minuti, aspettando che Brayan chiudesse la porta. Dopo che ci raggiunse, partimmo. I minuti trascorsi in quell'auto sembravano un'eternità.

Appena l'auto si fermò, scesi e corsi verso la porta d'ingresso. Non badai all'ambiente circostante; il mio unico pensiero era Emilien.

La porta si aprì lentamente e, quando alzai gli occhi, incrociai lo sguardo di Isabel. Senza proferire parola, tentai di superarla per entrare, ma lei aprì le braccia bloccando l'entrata.

Feci un passo indietro, guardandola e attendendo di sentire cosa avrebbe detto. <Devi essere veramente una donna senza dignità per presentarti a casa mia e desiderare di incontrare un uomo che hai quasi ucciso.> affermò e le sue parole mi raggiunsero come frecce affilate. Inspirai profondamente, cercando di trattenere le lacrime. <In Germania, le donne sono tutte traditrici come te, o c'è qualcuna che si salva?>

<Io non sono una traditrice.> risposi, cercando di mostrarmi forte, ma la voce tremante mi tradì.

<Ah no? Ammettilo, Diamond. Hai stretto un accordo con quella puttana di Victoria, vero? Non mi sorprenderebbe affatto. Siete così meschine... Entrambe gli avete solo creato problemi. Nessuna di voi lo ha mai capito o sostenuto. Siete capaci solo di chiedere, chiedere e chiedere senza mai restituire il favore.> disse, avanzando verso di me. <In soli due anni, Diamond, gli hai distrutto la vita da cima a fondo. Eppure, continui a cercarlo nonostante tutto il male che gli hai causato.>

The Promise 2Where stories live. Discover now