Diamond 10

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Non c'è cosa che lega di più di quando trovi parti di te stesso in qualcun altro.
Charles Bukowski

Nascere e crescere in un orfanotrofio, circondati costantemente da altri bambini e dalle loro voci che echeggiano nelle orecchie, eppure provare sempre un senso di solitudine.

Trascorrere la vita in costante contatto con l'umanità, eppure sentirsi vuoti e soli. Rinchiusi in un mondo tutto nostro, privo di ricordi o paure, dove esiste solo il riflesso di noi stessi, in un dialogo eterno con le voci nelle nostre menti.

Guardare negli occhi qualcuno, tentare di ascoltarlo ma non riuscirci. La mente è altrove, pensa e ripensa rendendo impossibile la concentrazione.

Parlare con le voci, percepirle, e ascoltarle. Immaginare una vita migliore, in cui sentirsi finalmente apprezzati, trovando rifugio nella stessa mente che ci sta consumando lentamente.

Considerare normale passare giornate intere con le cuffie nelle orecchie e gli occhi chiusi, cercando di trovare rifugio nel sonno o nell'ascolto di qualcosa che non siano i mille pensieri che si scontrano nella mente senza alcuna tregua.

Inspirare profondamente e ammettere la necessità di dover smettere, riscoprire se stessi e rinascere, riconoscere di dover cambiare e migliorare.

Emilien non merita di portare il peso delle mie paure e delle mie paranoie. Lo psichiatra merita una donna normale al suo fianco, e io migliorerò per diventarla e meritarlo.

<Diamond, mi stai ascoltando?> mi voltai nella sua direzione. <Eh?> risposi, chiudendo gli occhi, consapevole di averlo fatto di nuovo, di aver concesso ai miei pensieri di prendere il controllo.

Un'avvolgente profumo di narciso si avvicinò lentamente a me, circondandomi il volto con le sue mani. <Resta con me, ascolta soltanto la mia voce.> sussurrò, facendomi alzare lo sguardo per incrociare i suoi occhi dorati.

Annuii sorridendo.

<Stavo parlando di questa stanza.> disse <È esattamente di fronte alla mia. Così, se avrai bisogno di me, ti basterà bussare alla mia porta e io aprirò, a qualsiasi orario. Non mi importa se è mattina presto o notte fonda.> mi incantai guardando le sue labbra, che pronunciavano ogni parola con estrema precisione, gli occhi che si schiudevano, definendo meglio l'espressione sul suo volto, insieme alle sopracciglia e alla barba rasata al punto giusto.

I suoi occhi emanavano un bagliore dorato, come il sole che sorge all'orizzonte, incantando chiunque li osservasse. Ogni volta che li guardavo, mi sentivo come se fossi ipnotizzata dalle tonalità calde di un tramonto, che catturavano l'anima di ogni peccatore su questa terra.

"Ipnotizzata", era proprio questo il termine corretto da utilizzare. Chiunque fissasse quegli occhi dorati veniva ipnotizzato dalla loro bellezza e intensità, attratto dal mistero e dal fascino che emanano.

<Diamond?> scossi leggermente la testa e tornai ad ascoltarlo. <Mhm?> affermai, notando la sua espressione preoccupata.

<Diamond, ti senti bene?>

No, sono stanca.
Distrutta.
Esausta.
Stressata.
Persa.
Confusa.

<Sì, sto bene.> sorrisi, stringendo le sue mani che erano ancora posate sul mio viso. <Posso farti una domanda?> chiesi, continuando a tenerle strette dopo che le abbassò.

<Certo, dimmi.> affermò, senza allontanare le sue mani dalle mie e rimanendo vicino a me nella stanza che mi aveva assegnato, situata proprio di fronte alla sua. Una stanza senza ricordi. Priva di specchi.

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora