XII.LEO

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LEO guardò l'orologio che gli ticchettava al polso, non sapeva se fosse perché non sopportava più di sentire le canzoni contadine del Coach Hedge o perché non vedeva l'ora di scendere e mettersi a lavorare alle spade di Daphne e sinceramente non voleva nemmeno saperlo, voleva solo andarsene e lasciare quel timone. Le risposte alle domande che riguardavano la romana lo spaventavano ultimamente, quindi cercava di non pensarci troppo.

Quello a cui pensava invece erano Frank e Hazel, che erano in ritardo di quattro minuti per dargli il cambio di turno. Leo decise che era impaziente e leggermente frustrato dal ritardo perché la vecchia fattoria del coach non era tanto orecchiabile dopo cinque ore e mezza di fila. Si, per quello.

Quando vide spuntare dalle scale il testone di Frank Zhang, Leo ebbe seri dubbi sui sentimenti che provava per il ragazzone. Aveva sentito un tale sollievo che sarebbe potuto essere paragonato all'amore puro, e si dovette trattenere - una volta staccate le mani dal timone - di andare ad abbracciarlo. Dietro di lui saliva Hazel, ancora assonnata ma pronta a liberarlo da quella tortura. A Leo piaceva il turno di guardia, soprattutto di notte quando era tutto silenzioso e poteva fare quello che voleva, ma non con il coach.

Preferiva quelli con Piper, quando si scambiavano qualche battutina, con Percy che gli raccontava del campo mezzosangue e della cabina di Efesto, e persino con Daphne, dove le lunghe sei ore di guardia passavano in un attimo nonostante per la maggior parte spese in silenzio. A volte parlavano, ma per pochi secondi. Altre volte Leo provava a parlarle e riceveva sbuffi. Non le aveva mai fatto notare il fatto che a volte passava la notte sul pontile anche se non doveva, ma una volta osò troppo e insinuò che Daphne chiedesse di fare i turni con lui. Aveva fatto un cenno della mano e lo aveva addormentato per una frazione di secondo come punizione, Leo aveva tirato una testata al timone, svegliandosi, ma ciò non lo fermò dal continuare a stuzzicarla.

<<Prossimo turno, tu e io, non voglio mai più sentire la vecchia fattoria di ia ia bee>> Leo scese velocemente le scale, passandosi le mani tra i capelli e incastrando un paio di ricci dietro le orecchie per toglierseli dal volto. Doveva decisamente tagliarsi i capelli, ma adesso che stavano navigando verso la casa di Ade con due dei loro nel Tartaro dubitava che avessero tempo per una spuntatina dal parrucchiere. Daphne lo stava aspettando nella mensa, con la spada in grembo e uno sguardo pensieroso, ciò nonostante le vide accennare un sorriso alla sua battuta. <<Posso organizzarti qualche turno con Nico, se vuoi sciacquarti le orecchie con il silenzio assordante>> Leo si sentì un brivido percorrere la schiena mentre si avvicinava, e scosse la testa. <<No, il ragazzo mi da i brividi, preferisco essere ucciso da te per averti fatta ridere piuttosto che da lui per aver respirato>> il figlio di Efesto prese la spada di Crisaone mentre Daphne sbuffava, alzandosi. <<Non è così male>> lo difese lei, e Leo alzò le spalle. <<Non il mio tipo, allora...dovrebbero essere pronte per domani, se mi dai i bracciali->>

VIDI | leo valdezWhere stories live. Discover now