Capitolo Dodici.

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Lola

Che odio questo lavoro.

Sono solo le otto di sera, il mio turno è iniziato da un'ora ed io non ne posso già più.

Ho bisogno di lavorare per mettere da parte dei soldi, ho in mente di fare un viaggio con Riley, ma la me bambina non avrebbe mai immaginato di finire a fare il turno serale in un pub per due spicci.

Servo l'ennesimo cliente, più scorbutico degli altri, e appena arriva una coppia, li do in gestione a Riley, mentre io vado a pulire il loro tavolo.

Detesto questa divisa, a malapena mi copre le cosce e mi ci sento tremendamente a disagio.

Ma poi c'è Ry, a cui non importa.

A volte sogno di essere come lei, forte e decisa.

Non insicura.

Torno dai clienti con un sorriso forzato ma di cortesia sul viso e li accompagno al tavolo che ho appena sistemato, poi torno al bancone.

Ancora quattro ore.

Posso farcela.

Ad un certo punto entra qualcuno, una sagoma che conosco, ma che da quella sera avrei voluto poter cancellare.

Si siede su uno sgabello, davanti al bancone, esattamente di fronte a me, ed io desidero sparire.

« Mi dispiace » Inizia.
« Non accadrà più, ero arrabbiato, mi dispiace » Continua, ed io sento in ripetizione queste parole non pronunciate da lui ma da mio padre.

Mi sembra un deja-vù.

Un qualcosa che ho già vissuto.

Un qualcosa che non riesco a interrompere.

Come se il destino mi avesse preservato questo per tutta la vita.

Decido di non rispondergli e ignorarlo, non posso perdere tempo a lavoro, soprattutto con qualcuno che non voglio vedere, così mi allontano dal bancone e sistemo un altro tavolo, questa volta per un gruppetto di tre ragazze.

Erano carine, vestite in modo casual, anche se dava nell'occhio, e un po' le invidiavo.

Erano belle, formose e raggianti.

Non che fossi meno formosa, anch'io avevo le mie curve, ma loro erano solari.

Sembravano piene di vita.

Sorrido loro gentilmente e le lascio al loro tavolo, prendendo le ordinazioni di un altro, e glie le servo dopo poco.

David continua a venirmi dietro, a chiedere scusa, a supplicarmi, ma io non lo calcolo.

Ad un certo punto, la mia attenzione viene catturata da due ragazzi che entrano nel pub.

Cristo, che ho fatto per meritare questo tempismo di merda?

Thomas e Hunter vanno a sedersi al bancone, - neanche ad un tavolo, così posso evitare di scrociarli - ed io sbuffo sotto i baffi.

Dio, mi vuoi proprio male.

Torno al bancone e mi preparo al peggio.

Almeno le trecce non sono ancora spettinate.

« Ciao sorellina » Sorride Thomas.

Sa che odio questo lavoro, e per questo ogni serata che passo qui, lui viene a trovarmi.

« Un whisky col ghiaccio. » Dice invece Hunter, il tono gelido, lo sguardo vuoto, ed io mi chiedo che fine abbia fatto quel ragazzo che si prendeva cura di me.

Forse ti odio - CollideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora