Capitolo Quattro.

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Lola

In poco questa notte il buio mi ha presa come non succedeva da qualche giorno, se non qualche settimana, ma ogni volta che provo a chiudere occhio, precipito negli abissi dei ricordi.

Mani ruvide su di me e su mia madre, sangue sul pavimento, piatti rotti, grida e lacrime. Mio padre era un mostro e la mia unica salvezza è mio fratello che mi ha fatta andare a vivere con lui appena compiuti i diciotto anni.

Mi sveglio di soprassalto, sono sudata, ho le lacrime che mi scorrono sulle guance piene di lentiggini e il fiato corto. Questa è la mia situazione ogni volta che riesco a dormire.

Mi guardo intorno, e non appena ricordo poi di essere nella camera degli ospiti di Hunter, me lo ritrovo davanti; probabilmente non l'ho neanche sentito entrare tanto è lo shock.

« Va tutto bene, Bambina. Ci sono io, shh » Mi dice, mentre io cerco di realizzare cosa stia succedendo e perché lui sia qui, a maggior ragione a tranquillizzarmi dopo un incubo.

« Era qui, Hunter...» Cerco di dire, lui non sa di mio padre, Ben, ma glie lo dico lo stesso. Dovevo sfogare in qualche modo lo shock. Dopo ciò lui fa l'impensabile: in un movimento veloce mi sposta e lui si stende sul letto, facendomi mettere stesa sul suo petto, e solo li noto quanto io sia minuta rispetto a lui.

Non che fosse una novità, io ero alta un metro e sessantasei e lui a quanto pare un metro e novantacinque. Inizia ad accarezzarmi i capelli in modo delicato, passando i polpastrelli tra le ciocche dei miei capelli, e mi lascio cullare dal suo respiro e dal suo tocco stranamente delicato, ricadendo nel buio, ma questa volta, c'era un barlume di luce, una luce data da chi mi aveva sempre procurato incubi.

Hunter

Non so cosa mi sia preso, o forse si, ma mi sono ritrovato nel letto della camera degli ospiti con una peste sul petto, mentre le accarezzo delicatamente quei capelli scuri che da ragazzino amavo tirare quando erano legati in delle treccine.

« Va tutto bene »
« Ci sono io con te »
« Calma, Bambina. Shh »
Sono le cose che le dico, e in effetti sortiscono un effetto calmante su di lei, lo sento dai suoi muscoli che si rilassano e dal suo respiro che si fa sempre più leggero.

Quando viene scossa da un fremito capisco che si è finalmente addormentata, ma al contrario di ciò che avrei dovuto fare, resto con lei tutto il tempo, ma non chiudo occhio. Resto sveglio e registro ogni piccolo movimento o respiro più affaticato degli altri con la preoccupazione che saliva e scendeva, tipo montagne russe.

La mattina dopo lei sta ancora dormendo, è stata tranquilla tutta la notte, ha persino sbavato un pochetto, infatti ho una piccola macchiolina sulla maglietta del pigiama.

Continuo ad accarezzarle i capelli, non capisco questa dolcezza da dove sia uscita fuori, ma non potevo, non potevamo neanche se avessimo voluto. È la sorella minore del mio migliore amico.

Mi alzo lentamente dal letto, lasciandola scivolare delicatamente sulle lenzuola morbide e bianche, e facendolo noto che ha indosso soltanto una maglietta
over-size con l'intimo.

È un'immagine che non avrei mai dovuto vedere eppure rimango qualche minuto di più a guardarla e a godermi la scena. Era un angioletto mentre dormiva.

Dopo qualche minuto mi decido a distogliere i pensieri da lei e vado in bagno, togliendomi il pigiama e andando nella doccia, ne ho bisogno; sarà una delle tante di questa giornata. Inizio a lavarmi, concentrandomi un po' di più sui capelli scuri, e appena finisco di lavarmi completamente esco e mi metto davanti lo specchio con un'asciugamano grigio in vita.

I tatuaggi che ho sul corpo sono pochi, ma evidenti il giusto, e mi piacciono da morire, ognuno di quelli ha un significato diverso.

Mi asciugo i capelli, torno in camera e mi vesto: metto un jeans cargo nero con una felpa bianca e una canotta sotto di essa, poi prendo il pacco di sigarette dal comodino e inizio a fumare.

Fumo da quando avevo diciannove anni, quindi... sette anni, e so che fa male, ma quando inizi ad essere dipendente da qualcosa, o peggio, da qualcuno, fatichi a farne a meno.

Nel mentre che fumo, gironzolo per casa con Lola e Thomas ancora che dormono, allora approfitto ed esco. Ho bisogno di un giro in moto. Vado in garage e mi metto in sella, aprendo il portone e uscendo.

Mi è mancato il vento tra i capelli e l'adrenalina nel corpo mentre vado a tutta velocità in una strada deserta. Non mi è mai successo nulla e neanche oggi accadrà niente, ne sono certo al cento per cento.

Quando sono in moto i pensieri spariscono, ma un sorriso fiorisce spontaneamente nel percepire tutto quel pericolo, amo da sempre giocare con la vita, conoscendo il limite.

Ore dopo torno a casa, erano circa le undici di mattina quando ero uscito e ora sono le tre del pomeriggio, ho sfogato abbastanza per oggi, quindi vado in cucina e frugo un po' tra i mobili, trovando i biscotti che stava mangiando Lola qualche sera fa.

Decido di aprire il pacco e mangiarne, e direi che ora capisco perché ne ha mangiati cosi tanti, sono squisiti, cazzo. Ne mangio un altra manciata e poi poso il pacco nel cassetto dove l'ho preso, solo che quando mi giro trovo una piccola figura intenta a guardarmi.

« Mi passi i biscotti? » Ha chiesto Lola, aveva ancora il viso assonnato e uno sguardo puro di innocenza, anche se ci leggevo una nota spezzata in essi che avevo anch'io, ma sapevo maschere.

Senza rispondere, prendo il pacco di biscotti e lo ripongo sul ripiano più alto, uno dei tanti dispetti che già le avevo fatto in passato, e mi appoggio allo stipite della porta.

Subito lei inizia a mettersi sulle punte cercando di prendere il pacco e impadronirsene, ma vedendola fallire più volte mi lascio scappare una risata. È cosi tenera, una bambina.

« Stronzo » La sento dire mentre me ne vado, e così ritorno sui miei passi, e mi avvicino cosi tanto a lei da farla indietreggiare e farla ritrovare con le spalle al muro con Thomas che potrebbe arrivare da un momento all'altro.

« Chiedimi scusa. » Sussurro a un pelo dal suo viso, e nei suoi occhi scorgo paura e ansia, come se avesse timore di me e ansia di essere scoperta in un qualcosa di proibito da regole non scritte.

« Lasciami » Sussurra con la voce quasi tremante.
« Chiedimi scusa ed io ti lascerò andare » Rispondo, sempre più vicino al suo viso, tanto che quella vicinanza è pericolosa per entrambi.

« Scusami. » Disse lei con riluttanza, lo percepivo nel suo sguardo che non voleva dirlo, ma decisi di non andare oltre e di lasciarla andare.

Per fortuna si direbbe, perché nel momento in cui l'ho lasciata Thomas si è fatto vivo.

« Buongiorno ragazzi! Ciao sorellina » Le dice circondandola in un abbraccio e riempiendola di baci sulle guance, e in un momento di debolezza durato qualche secondo mi sono chiesto quando sarebbe toccato a me cingerla e baciarla, come se fosse mia.
E lo sarà.

Spazio autrice:

Non parlo... Lascio voi ai commenti.🌝
(

Vi avviso, i primi capitoli sono scritti male e corti, ma saranno migliori lo giuro.)

Forse ti odio - CollideWhere stories live. Discover now