Capitolo Nove.

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Lola

Le sue ultime parole sono "torno tra poco, tu riposa" e mi lascia cosi, a letto, dopo avermi mostrato un lato di se che non mi sarei mai e poi mai aspettata avesse, o che lo facesse uscire con me, dopo tutto il male che mi ha fatto sin da piccoli. Mi ha dato da mangiare, mi ha dato le medicine, si è davvero preso cura di me e mai me lo sarei aspettato. Non da lui.

Quelle medicine mi avranno portato sonnolenza, perché non riesco ad aspettarlo per troppo tempo sveglia, dato che cado nel sonno.

Scendo le scale correndo verso il salotto di casa, oggi papà non c'è e per questo sono di buon umore. Probabilmente tornerà dopo, ubriaco, e mi farà del male, ma ora voglio godermi la mia tranquillità.

Una volta arrivata in salotto, con due treccine a raccogliermi i capelli lunghi e scuri, vado verso il giardino ed esco fuori. Ho sempre amato la natura. Tolgo le scarpe e le poso accanto alla porta finestra, godendomi la sensazione della mia pelle nuda sull'erba del giardino, e mi siedo su di essa, alzando il visino dolce verso l'alto e fermandomi a osservare il cielo.

Una nuvola sembra formare un gattino, un'altra sembra formare un cuoricino, e mi piace molto immaginare qualcosa che li unisca. Magari quel cuoricino è un giochino di quel gatto! La mia pace finisce quando qualcuno, prendendomi alla sprovvista, mi tira una delle mie treccine e ruba il delicato fiocchetto bianco, tenendolo con se.

« Ei! Ridammelo! » Dico, girandomi, e Hunter mi ride in faccia quando gli mostro il broncio che avevo sul viso.
« Oh... La povera Bambina indifesa vuole il suo fiocchetto indietro? » Chiede lui beffeggiandomi, e mi alzo dall'erba per raggiungerlo velocemente.

« Ridammelo ho detto, altrimenti lo dico a mio fratello! » Dico, oramai rossa in viso per la rabbia, e lui continua a ridere, mettendosi il fiocchetto in tasca. « No. » Risponde, e se ne va a giocare con mio fratello come se nulla fosse accaduto, e io per evitare di far arrabbiare Thomas e farli litigare mi metto le scarpe e torno al piano di sopra, chiudendomi nella mia cameretta e colorare un disegno che avevo fatto in precedenza.

Mi sveglio direttamente la sera e ho la bocca secca, sognare ricordi è ciò che faccio ormai da tanto e ogni volta sortisce sempre lo stesso effetto. Mi congela l'anima.

Mi alzo dal letto, la testa mi fa meno male rispetto a poche ore fa, e il ricordo di quelle mani tutt'altro che delicate che mi sfioravano e mi facevano mangiare mi sfiorò la mente.

Scuoto il capo e mi dirigo al piano di sotto, andando in cucina, e mi verso un bicchiere d'acqua, schiarendomi poi la gola con un colpo di tosse.

Poso il bicchiere nel lavello, l'avrei lavato dopo, e mi giro per andarmene, quando mi ritrovo davanti Hunter con il labbro spaccato e il sopracciglio sanguinante.

« Hunter, cosa hai combinato? » Chiedo, cercando di nascondere la preoccupazione.
« Niente che ti possa ferire. » Risponde lui, calmo e pacato, come se non avesse il viso sporco del suo stesso sangue, avvicinandosi a me lentamente. Io indietreggio, odio tutta questa vicinanza, soprattutto dopo quel pomeriggio, dove era successo l'inimmaginabile.

« Perché sei sempre così maledettamente stronzo? » Sbotto, e lui ride, andando via e lasciandomi li in cucina, non torreggiava più su di me e se prima avevo caldo per la sensazione di vicinanza col suo corpo, ora un brivido di freddo mi attraversa.

Suona il campanello ed io vado ad aprire, e dal modo in cui James e Riley mi squadrano, mi accorgo che sono ancora in intimo dopo che Hunter mi aveva messo la crema. Impreco sotto i baffi e corro di sopra, infilando una felpa e un pantaloncino del pigiama di mio fratello, e torno poi di sotto.

Forse ti odio - CollideWhere stories live. Discover now