Capitolo Sette.

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Lola

Non sarei dovuta andare da lui a prendere quel maledetto diario, avrei dovuto mandare Thomas, soprattutto perché ora sono in auto con il cuore che mi sbatte nel petto e il fiato pesante per la corsa che ho fatto sulle scale di casa sua. Fortunatamente sapevo bene dove l'avevo lasciato, non volevo passare cinque minuti di più in quella maledetta casa.

Metto in moto l'auto di Thomas e torno a casa, ci voleva poco per arrivare per fortuna, e quando entro in casa mio fratello mi raggiunge con le braccia aperte e mi cinge in un abbraccio dolce e caldo, riempiendomi d'amore: ne ho davvero bisogno.

« Allora sorellina, sei pronta per stasera? » Dice lui. Questa sera andremo in un ristorante e passeremo una serata insieme dopo mesi che non riusciamo a trovarci tra studi e corsi vari.

« Sono prontissima... Mentalmente, devo andare a vestirmi però » Ridacchio e mi metto sulle punte, baciandogli la guancia in modo delicato, e corro via al piano di sopra, cosi da potermi preparare.

Arrivo in camera e mi metto davanti l'armadio, sbuffando, - ovviamente non so che diamine mettere - e apro le ante. Vago tra le grucce e i cassetti, recuperando un vestito nero che risalta i miei occhi azzurri e le mie lentiggini. È abbastanza semplice e adatto a una cena tra fratelli, così lo poso sul letto e vado in bagno.

Mi spoglio e accendo il telefono aprendo Spotify e seleziono una delle mie playlist: ho due ore per prepararmi, anche se non riuscirò ad ascoltarla tutta. È un misto di Mostro e dei The neighborhood, non c'entrano molto ma allo stesso tempo si, così avviò la musica e mi lascio cullare da quelle note, rilassandomi sotto il getto d'acqua bollente che mi brucia la pelle e me l'arrossa.

Dopo aver lavato capelli e corpo con il mio bagnoschiuma preferito al cocco, amo quel profumo, esco dal box doccia e mi infilo un asciugamano intorno al torace, asciugando poi i capelli, cantando, anche se in modo anomalo, le canzoni che si susseguono.

Una volta finito con i capelli, esco dal bagno e lascio l'asciugamano sul letto, infilando il vestito con dei tacchi del medesimo colore e una collanina delicata di argento. Me l'ha regalata Thomas al mio diciassettesimo compleanno.

Metto del profumo e scendo di sotto, ma la musica si ferma con il suo della suoneria. Ennesima chiamata da lui. La ignoro e tolgo la musica, ormai non sono più dell'umore, e metto su un sorriso, arrivando in salotto da Thomas che mi aspetta.

Indosso ha una felpa nera e un jeans del medesimo colore con un orologio al polso e una collanina leggera al collo: probabilmente ha aspettato che entrassi in doccia per spiare ciò che avrei messo, e i capelli castani arruffati.

« Dai muoviamoci.» Dico ridacchiando, e lui mi ferma. « Vuoi per caso trovarti lo spasimante stasera? » Chiede ironico, so che è geloso, ma non è esagerato: vuole solo che io non soffra.

Annuisco ridendo mentre gli faccio il medio e corro in auto - stranamente senza cadere - per poi accendere la radio prima che lui arrivi.

Scelgo la musica e inizio a canticchiare mentre lui mette in moto e parte, mi diverto con poco e lui lascia che io lo faccia. Quando smetto di cantare parliamo del più e del meno, è un viaggio abbastanza allegro e nulla può rovinare questa serata.

Un altra chiamata.
Ignorata.
Scendiamo dall'auto non appena arriviamo ed entriamo, dirigendoci verso il nostro tavolo.

È un locale abbastanza tranquillo e non esageratamente costoso, per fortuna, e la musica leggera ma piacevole mi arriva alle orecchie come un piccolo calmante, e mi serve in questo periodo di stress non stop. Ci sediamo e la tranquillità ci invade.
« Come stai Tommy? » Chiedo dolcemente.

Forse ti odio - CollideWhere stories live. Discover now