𝑽𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟖𝟎 ✈️

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«Sono contenta che alla fine tu sia riuscito a combattere le tue paure. Vedrai ci divertiremo un sacco a Parigi, sarà bellissimo!»

«Si certo...bellissimo...» commentai tremando sul seggiolino

Fin da bambino avevo sempre avuto la fobia dell'altezza e di tutto ciò che mi portava a più di un tot di metri da terra, scivoli e giostre nei parchi a tema compresi. L'idea di trovarmi a mezz'aria senza un solido appoggio sotto le suole mi faceva venire la tremarella e lo stomaco mi si girava sottosopra

«Guarda Jack! Hanno addirittura dei tappi per le orecchie e la mascherina per il viso, così non ti dovrai minimamente preoccupare» disse April sorridendomi e mostrandomi le sue scoperte

«Preferirei di no» ammisi sudando «Voglio restare vigilie, non sia mai che possa capitare qualcosa di tremendo»

April sbuffò nervosa, le sorrisi teneramente e iniziai a girarmi tra le dita il biglietto del volo e a leggerlo e rileggerlo più volte per essere sicuro di non aver sbaglio postazione o imbarco.

Volo per Parigi numero 180, data 13 maggio 2013, posto 23 C.

Era da tutta la mattina che rileggevo quel foglietto ossessivamente, continuavo a pensare che ci fosse qualcosa  di tremendamente sbagliato ma mi ero convinto che il problema stava nella mia ossessione compulsiva: in ogni numero era presente un tre tranne in quello del volo, una particolarità che mi snervava particolarmente, ma sapevo che non era una paranoia di cui preoccuparsi in quell'istante.

April mi poggiò la testa sulla spalla e mi strinse il braccio sinistro

«Vedrai sarà un weekend fantastico. Solo io, te e la tour eiffel. Il viaggio non sarà poi così lungo, dico davvero. Rilassati e andrà tutto bene»

«Se lo dici tu. Mi fido del mio piccolo cucciolo di panda» sussurrai teneramente prima di darle un leggero bacio sulla fronte

April mi strinse ancora di più a se e ricambiò la gentilezza. D'un tratto venimmo interrotti da un tremendo urlo femminile, un urlo di preoccupazione e disperazione

«Signorina cerchi di calmarsi, deve tornare al suo posto» dissi una hostess alle mie spalle

«Col cazzo, io non ci sto su questa macchina omicida. Dobbiamo scendere tutti quanti, questo coso esploderà se prende il volo» gridò lei in presa alla disperazione

«Signorina per favore, sta spaventando gli altri passeggeri»

«E le sembra poco? Sto cercando di salvarvi la vita ignoranti, scendete subito da questo coso o moriremo tutti!»

«Eccola, ci mancava solo la sclerata col ciclo» commentò  April sbuffando e tirandosi a sedere diritta, cercando di sporgersi di poco dal sedile per vedere chi è che stava urlando e perchè stesse facendo tutto quel casino

«Sicurezza per favore, portate via questa ragazza. Non si sente bene, sta delirando» commentò la hostess chiamando due grossi omoni in uniforme che presero da ragazza da capo a piedi e la trascinarono con forza fuori dall'aereo

«Ma non capite!» continuò ad urlare la ragazza mora «Non l'avete visto Final Destination? Questo coso esploderà, creperete tutti quanti! Uscite subito da qui, presto!» gridava impazzita

Un colpo di luce mi passò davanti agli occhi ricordando quel famoso film che avevo visto al cinema molti anni prima. Guardai di nuovo il mio biglietto aereo, questa volta però completamente terrorizzato.

Quella ragazza non era pazza, le date coincidevano quasi alla perfezione così come la destinazione e il numero del volo. Erano 13 anni precisi dall'incidente aereo avvenuto in quella pellicola uscita proprio nell'agosto del 2000.

Cercai di convincere April ad uscire di lì e a prendere il volo successivo, pregai l'assistente di slacciarmi la cintura e di lasciarmi andare con quella ragazza ma nessuno mi diede ascolto. Non ci fecero scendere dall'aereo. Risero di me e della mia poca fede nella tecnologia moderna.

Forse ora però mentre stavamo bruciando vivi in quell'abitacolo di metallo, incastrati sulle nostre seggioline a molti metri da terra invidiavano quella pazza ragazzina che aveva riconosciuto i segni e che si era salvata il culo così come Alex Browning fece nel maggio del 2000.

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