𝑰𝒍 𝒄𝒊𝒐𝒏𝒅𝒐𝒍𝒐 𝒎𝒂𝒍𝒆𝒅𝒆𝒕𝒕𝒐🪞

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Era strana, molto strana, la sua particolare personalità un po' mi faceva rabbrividire e un po' innamorare. Era solitaria, indipendente, sempre col naso fra i libri e un ciondolo al collo che si girava in continuazione fra le dita.

Era uno strano gioiello, data la dimensione doveva di sicuro essere molto pesante e anche molto prezioso dato che era addobbato con decorazioni dorate estremamente luccicanti; forse gliel'aveva donato qualche vecchia zia, forse l'aveva trovato in qualche negozio di antiquariato chissà. In giro si vociferava fosse il regalo di un fantomatico fidanzato, ma erano voci di corridoio facilmente controbattibili dal momento che nessuno l'aveva mai vista nemmeno avvicinarsi ad un ragazzo, figuriamoci parlarci ed innamorarsene.

Ogni ora apriva quel ciondolo nello stesso modo di come le sue compagne di classe aprivano gli specchietti per truccarsi e gonfiarsi le labbra come dei canotti. Anche quel medaglione rifletteva il suo viso, ma il suo modo di usarlo era più simile a ciò che un marinaio fa con una bussola piuttosto che ad un effettivo specchietto: alzava gli occhi al cielo cercando chissà quale risposta tra le nuvole, poi si guardava intorno con sguardo attento, come se stesse analizzando la situazione e utilizzava il riflesso della collana per guardarsi le spalle.

In effetti era un po' paranoica come persona, abitudinaria e in un certo qual modo ossessiva: prendeva sempre il solito caffè alla solita ora nel solito bar, percorreva lo stesso sentiero roccioso per tornare a casa e ogni giovedì pomeriggio alle cinque si recava al cimitero per cambiare l'acqua ai fiori sulla tomba del fratello. Sempre gli stessi fiori, comprati allo stesso negozio ogni giovedì mattina.

Un'altra cosa abitudinaria era il suo sguardo nei miei confronti, sempre molto aspro, molto tetro: socchiudeva gli occhi e faceva un lungo respiro quando notava che la stavo fissando e richiudeva il ciondolo con forza, spostandosi su un'altra panchina del parco per leggere in santa pace e continuando a lanciarmi tremende occhiatacce prima di arrendersi e tornarsene a casa.

Forse sapeva già ciò che avevo in mente, forse guardava il suo amuleto per contare i secondi che le rimanevano da vivere perchè sapeva che prima o poi sarebbe toccato a lei.

In effetti dentro quel cuore di cristallo c'era un orologio, un orologio astronomico. Mi sbagliavo, non era tipo da navigare in mare e non cercava le risposte tra le onde ma nelle stelle. Più che quello forse cercava aiuto, forse credeva che il fratello l'avrebbe protetta dall'altro mondo e che l'avrebbe salvata dalla tremenda fine che avrebbe altrimenti fatto.

Entrambi credevano che l'altro li avrebbe salvati, entrambi pensavano di poter sfuggire al loro destino e di potermi fregare. Suo fratello aveva errato nel credere di poter scappare lontano da me, manovrare i freni della sua auto e farlo andare dritto nel canale era stato un gioco da ragazzi.

E forse ora, dopo averla strangolata con la catenina metallica del suo stesso ciondolo, anche lei si sarebbe resa conto della sua enorme stupidità nel credere di potermi sfuggire.

Short dark storiesWhere stories live. Discover now