1. Isolamento

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"Mamma, lo so" disse Louis con una punta di esasperazione, cercando di tenere il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla mentre scaricava la razione di cibo che gli era appena stata consegnata. "Sì, ho ancora mascherine. Certo, lavo le mani costantemente, tipo un migliaio di volte al giorno."

Lasciò andare un sospiro misto a irritazione e divertimento mentre esaminava la scatola di verdure surgelate, che ricordavano vagamente delle verdure reali. Il sollievo lo inondò, comunque, quando i suoi occhi adocchiarono un pacco di cialde di caffè, che strinse al petto come se fosse il più prezioso dei tesori.

"Okay, mamma, ti prometto che ti chiamo dopo." Louis aspettò che la raffica di consigli e preoccupazioni cessasse prima di continuare. "Sì, di' alle ragazze che le amo anche io." Si avvicinò alla macchina da caffè, aprendo la scatola delle cialde con i denti mentre alzava gli occhi al cielo alle cose divertenti che diceva sua madre. "Sì, sì, lo so. Ti voglio bene, ci sentiamo."

Detto questo, appoggiò il telefono sul bancone della cucina e la chiamata terminò con un tenue beep.

La vita di Louis non era di certo l'avventura affascinante che si era immaginato quando si era trasferito a Londra cinque anni prima. A ventun anni, scoppiando di ottimismo giovanile e di sete per i piaceri della vita, aveva scoperto velocemente che la realtà era ben lontana dall'essere indulgente. Il contrasto tra Doncaster, la sua città natale, e la movimentata e cara metropoli di Londra era netto. Il costo altissimo della vita della città e la sua stessa avversione verso l'autorità avevano reso il trovare un lavoro una sfida ardua. Ma aveva tenuto duro, prima da Starbucks poi alla Nike e successivamente come tatuatore, un mestiere che si addiceva alla sua natura da spirito libero. Con assoluta determinazione aveva messo insieme una vita.

Ora, a ventisei anni, quella sofferta stabilità stava cadendo a pezzi di nuovo, scivolandogli dalle dita come sabbia.

La discesa nel caos era cominciata poco dopo il suo compleanno. Notizie di un nuovo virus proveniente dal Medio Oriente avevano cominciato a creare disagio, ma era stato liquidato come un'influenza pressoché innocua che colpiva principalmente gli anziani e i giovani. La vita aveva continuato con una parvenza di normalità ma gradualmente la storia aveva cominciato a cambiare e ogni settimana che trascorreva portava altre rivelazioni preoccupanti.

L'obbligo delle mascherine era stato il primo segno dei tempi che cambiavano. Le persone circolavano fuori avvolte dal tessuto, i loro occhi l'unica finestra che mostrava le loro emozioni. Poi era toccato alle attività, i ristoranti avevano chiuso le porte, relegati a ritiri sul posto o consegne a domicilio, e a seguire il terribile annuncio che tutte le attività non essenziali avrebbero dovuto chiudere.

Louis aveva sentito dolorosamente la fitta provocata dal decreto. Il suo negozio di tatuaggi, il suo orgoglio e la sua gioia, era stato costretto a chiudere le porte. Ricordava vividamente la chiamata che aveva fatto a sua madre, la sua frustrazione e la sofferenza riversati in un torrente di lacrime.

Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Ora l'intera città, il mondo intero, giacevano avvolti nel mantello del lockdown. Le strade prive di vita, il silenzio dove prima c'era il ronzio dell'attività.

Louis non aveva neanche avuto modo di prendere un biglietto del treno per tornare a casa, la sua opportunità strappata via dalla frenesia digitale delle persone che avevano richiesto di stare con le loro famiglie. Bloccato a Londra, si era cimentato con l'isolamento.

La risposta del governo era stata lenta ma metodica. Ogni settimana, beni essenziali venivano recapitati sulle soglie dei cittadini, un crudo promemoria della loro nuova realtà.

Louis si trovava nel suo appartamento illuminato da luce soffusa, i suoi pensieri che viaggiavano verso quei periodi in cui il mondo era vivace, riempito di risate e amicizie. Passò una mano tra i suoi capelli scompigliati e sospirò, nostalgico dei giorni in cui i suoi amici si accasciavano sul divano dopo una notte selvaggia, quando nelle strade di Londra riecheggiavano i suoni della vita e non il silenzio.

Requiem for the Dawn - Italian TranslationWhere stories live. Discover now