Capitolo 21.

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ROMA, 1978.

Il pomeriggio Gabriele e Lisa si ritrovarono come di consuetudine nel balcone della piccola, la quale non si pose alcun limite nel raccontare ogni singolo dettaglio della mostra.
<<Ci pensi, tutte quelle persone hanno visto le mie tele...>> sospirò la piccola con aria sognante.
Gabriele le sorrise semplicemente con aria assente, la sua mente era altrove. Nonostante quel bigliettino lasciato sul cuscino e la confessione di Edoardo della notte precedente, in cuor suo non poteva far altro che sentire una forte preoccupazione. Inevitabilmente la sua mente, forse per una sorta di meccanismo di difesa, non riusciva a non immaginare il peggio, non riusciva a non immaginare la sua assenza anche quel pomeriggio.
<<Chissà chi le ha comprate... insomma, ha speso tutti quei soldini.>>
<<Secondo me sarà stato qualche sceicco.>>
Lisa si voltò in uno scatto repentino sentendo quelle parole. Così come gli occhi di Gabriele che saettarono subito dal volto della piccola all'uscio della porta finestra, dove c'era lui. Edoardo era lì, affannato e sorridente verso la sorella.
<<Dici?>> domandò lei.
<<Ne sono altamente convinto.>>
Il tono solenne usato dal fratello fece sorridere il rosso. Si sentì sereno alla vista di Edoardo scompigliare i capelli di Lisa. Era lì, era tornato da lui.
<<Anche secondo me.>> disse Gabriele.
<<Hai visto? E se lo dice l'esperto di arte, è per forza vero.>> Edoardo guardò il rosso, senza nascondere un dolce sorriso. Gabriele ricambiò, sentendosi profondamente bene.
<<Wow.>> si lasciò sfuggire la piccola.
<<Chissà dove si trovano allora... in qualche palazzo lontano?>> domandò lei con occhi incuriositi.
<<Sicuramente.>> affermò Edoardo, per poi sedersi accanto ai due.
<<Wow.>> emise di nuovo Lisa.
<<O magari le ha comprate un pizzaiolo che ha vinto la lotteria.>> aggiunse il fratello con tono di scherno.
<<Ehi!>> sbottò la piccola, sferrando uno schiaffo sulla spalla del ragazzo che rise sommessamente.
<<Lisa, mi spiace interromperti mentre picchi il signorotto.>> esordì così Margherita, facendo alzare gli occhi al cielo ad Edoardo.
<<Sicuramente molto meritato.>> alzò il tono Margherita, guardando di sottecchi il "signorotto".
<<Ma devi prendere le tue medicine, ricordi?>>
Lisa sbuffò e annoiata si alzò.
<<Non possiamo proprio dopo? C'è Edo. È da tanto tempo che non era qui il pomeriggio.>> la bimba pronunciò dolcemente.
<<Pure fin troppo.>> Margherita schioccò un ulteriore sguardo poco carino nei confronti del biondo, che fece finta di essere distratto grattandosi il mento.
<<Dai piccola, non ci mettiamo tanto.> l'infermiera riservò un tono pacato alla bimba.
<<State qui voi, va bene?>> domandò lei, senza nascondere un piccolo broncio.
I ragazzi la rassicurarono, così Lisa prese la mano della dolce infermiera e la seguì. Nel momento in cui le figure della donna e della bambina furono talmente lontane da non essere più nel campo visivo dei due ragazzi, Edoardo non aspettò oltre e posò le sue labbra su quelle di Gabriele. Il rosso sgranò gli occhi, colto alla sprovvista.
<<Sei matto?>> urlò, mentendo un tono basso e guardandosi maniacalmente intorno.
<<Hai paura che ci vedano?>> domandò lui ad un palmo dal suo volto, senza omettere la sua aria divertita.
<<Paura? Il terrore! Mia madre a quanto pare ha occhi e orecchie ovunque qui dentro.>>
<<Allora sarà una sorta di segreto il nostro?>>
Edoardo posò due dita sotto il mento di Gabriele, indirizzando il volto del rosso, ancora intento a guardarsi intorno, verso il suo.
Gabriele annuì, ritrovandosi incantato dal blu degli occhi del biondo.
<<Saremo una sorta di criminali, quindi?>> la voce del biondo fu più roca, nel mentre si avvicinò pericolosamente al ragazzo.
<<Sì...>> mormorò lui.
<<Mhh proprio interessante.>> sussurrò Edoardo.
Gabriele percepì, tale era la vicinanza, il respiro del ragazzo sulle sue labbra. Deglutì. Le scene della notte precedente si introdussero violentemente nei suoi pensieri. Pensò al suo tocco. Si costrinse a chiudere gli occhi e si alzò dalla sua seduta.
<<Non...>> fece per dire. Sospirò, sentendosi maledettamente sopraffatto dalla presenza del biondo.
<<Non ora. Ti prego.>>
<<Molto interessante questo effetto che ho su di te.>> Edoardo si allungò sulla sedia, sorridendo beffardamente.
<<È il caldo.>> ribatté prontamente lui.
<<Certo, il famosissimo caldo africano di marzo.>> lo derise.
<<La smetti?>> Gabriele incrociò le braccia sotto al petto.
<<Solo se ti siedi.>> Edoardo indicò la sedia poco prima occupata dal rosso.
<<Sempre se non c'è il pericolo che tu mi possa saltare addosso.>> il biondo alzò le sopracciglia, senza distogliere lo sguardo da Gabriele. Quest'ultimo fece per ribattere, ma venne prontamente interrotto da Edoardo.
<<Per il caldo, ovviamente.>>
Gabriele sospirò scuotendo la testa e si sedette.
<<Quindi, ti dovrei stare accanto senza poterti toccare?>> sentenziò Edoardo.
<<Sì, credo sia meglio così anche perché penso che sia fortemente sconsigliato...>> il borbottio di Gabriele venne interrotto da un "Arrivo" urlato a gran voce dalla piccola Lisa, da quello che molto probabilmente era il corridoio.
<<Esatto, proprio per questo io...>>
Edoardo alzò gli occhi al cielo sentendo nuovamente Gabriele farfugliare. Sbuffò e non ci penso più di una volta: gli rubò un bacio, in modo veloce e repentino, tale da far rimanere il rosso con il dito a mezz'aria.
<<E sappi che stanotte sarò qui da te.>>
Se possibile, Gabriele sgranò ancor di più gli occhi alle parole appena sussurrate da Edoardo. Adesso il problema fu davvero il caldo che percepì. Deglutì, nuovamente.
<<Eccomi.>> Lisa corse verso i due ragazzi, più allegra che mai.
Beata innocenza, pensò involontariamente Gabriele.
<<Cosa mi sono persa?>> domandò la piccola, rimettendosi comoda sulla sua seduta.
<<Ma niente di che.>> il biondo fu vago nel mentre mentiva spudoratamente alla piccola.
<<Gabri tutto bene?>> domandò lei, notando il rossore delle guance del ragazzo.
<<Ma sta una meraviglia. Vero, amico mio?>> Edoardo diede una pacca sulla spalla di Gabriele, il quale annuì distrattamente alla bimba.
<<Dipingiamo, dai.>> esclamò il fratello, ridendo sotto i baffi.



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