Capitolo 9.

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ROMA, 1978.

Gabriele cingeva le mani attorno ad una tazza fumante, ritrovandosi, in quel tardo pomeriggio, a guardare i maestosi alberi secolari che si innalzavano proprio ai piedi della clinica, in un cortile dall'erba verde e curata dove tanto desiderava sdraiarsi ed ammirare il cielo. Perdeva spesso il suo sguardo nel panorama del balcone di quella che era ormai diventata la sua casa. Tendeva a soffermarsi su ogni dettaglio, perfino in quel momento, nel mentre il suo corpo era avvolto in una calda vestaglia e la piccola Lisa tingeva il suo pennello in un acquerello. Gabriele si soffermò sulla dolce espressione concentrata della piccola, stava eseguendo proprio la tecnica che le aveva insegnato poco prima. I suoi occhi azzurri osservavano le setole del pennello strofinare la tela ruvida, occhi nei quali Gabriele inevitabilmente vide quelli del fratello. Un sorriso gli sfuggì dalle labbra al pensiero della sera passata. Si chiese più volte durante la notte cosa lo ebbe spinto a confidarsi con lui. Lui, che era sempre stato il suo peggior nemico. Prese un altro sorso dalla sua tazza.
<<Ho fatto bene?>> chiese Lisa, mostrando la tela al ragazzo dai capelli rossi.
<<Hai fatto benissimo.>> rispose.
Il volto della piccola subito si illuminò e sorrise gioiosamente. Espressione però che mutò quando due mani si posarono sui suoi occhi.
<<Chi sono?>> il fratello domandò, tenendo il volto della bambina ben coperto.
<<La persona che ieri non è venuta da me.>> la piccola si lasciò sfuggire un sorriso, nonostante il tono abbastanza irritato.
<<Però sono qui adesso, no?>> Edoardo scoprì il volto di Lisa, ponendosi chino davanti a lei.
<<Non credo che basti.>> mormorò lei come risposta.
<<Ah no?>> domandò, incrociando le braccia sotto al petto.
<<No, no.>> la piccola si alzò dalla sua sedia, sbuffando e simulando lo stesso gesto del fratello.
Edoardo guardò la sorella che, a braccia conserte, batteva il suo piede sulle mattonelle del balcone. Gabriele sorrise per poi mimare un "Te l'avevo detto io." quando il biondo posò il suo sguardo su di lui.
<<Cosa posso fare per perdonarmi?>> Edoardo si rivolse dolcemente alla sorella, inclinando di poco la testa e richiamando il suo sguardo.
<<Cenerai qui.>> ribatté la piccola.
<<Cenerò qui?>>
<<Ceneremo qui e mangeremo la pizza.>>
<<Mangeremo la pizza?>>
<<Sì, qui.>>
<<Io e te?>>
<<Io, te e Gabriele.>>
<<Cosa?>> domandò quest'ultimo sentendosi menzionato nel piccolo conflitto botta e risposta dei due fratelli.
<<Sì. Anche tu.>> rispose sempre con tono altezzoso la piccola.
<<Vuoi la pizza, vero?>> domandò subito dopo con gentilezza.
<<Certo.>> sorrise Gabriele, nel mentre Edoardo scosse la testa divertito.
<<Allora così sia! Pizze!>> urlò la piccola, anticipando una risata dei due ragazzi
<<Vuoi venire con me a prenderle?>> Edoardo chiese a Gabriele, inconsciamente preso dall'euforia della bimba.
Presto, però, il volto paonazzo del rosso gli fece capire l'errore appena fatto. Non gli era permesso uscire dalla clinica, certo.
<<Io non...>> Gabriele mormorò, ma il suo disagio venne interrotto da una voce urlante.
<<Pizze?>> subito la chioma riccia di Margherita si affacciò al balcone. Assottigliò lo sguardo, posando quest'ultimo sui ragazzi e la piccola. Gabriele ringraziò quell'interruzione e semplicemente sorrise allo sguardo che Edoardo gli aveva rivolto, intriso di sensi di colpa.
<<Cosa avete intenzione di fare?>> domandò l'infermiera con le mani posate sui fianchi sporgenti.
<<Noi pensavamo di...>>
<<Di dipingere tante belle pizze!>> esclamò Edoardo interrompendo bruscamente la sorella.
La piccola lo guardò confusa, ma Gabriele posò la mano sulla spalla di Lisa e sorridendo stette al gioco di Edoardo.
<<Chiaramente.>> esclamò a sua volta il rosso.
Margherita passò lo sguardo tra i due ragazzi. Scrutò entrambi, cercando un solo gesto per coglierli in fragrante, gesto che però non riuscì ad ottenere.
<<Io.>> la donna posò il dito sul petto.
<<Tengo te.>> indicò il rosso.
<<E soprattuto te.>> indicò il biondo.
<<Molto, molto sotto controllo.>> sentenziò, e non fu difficile per i ragazzi capire il suo riferimento alla sera passata.
<<Ma sa benissimo che non c'è bisogno.>> sorrise Edoardo.
<<Confermo, non c'è alcun motivo.>> annuì Gabriele.
<<Lisa?>> domandò l'infermiera, dubitando dei due ragazzi.
La piccola scosse la testa e pronunciò: <<Loro sono i miei due principi azzurri senza macchia.>>
<<Va bene.>> sospirò Margherita.
<<Vi tengo comunque molto sotto controllo.>> disse, per poi rientrare nella stanza di Lisa.
<<Molto sotto controllo.>>
I ragazzi sentirono la voce urlante dell'infermiera dal balcone, per poi scoppiare tutti e tre a ridere.
<<Okay, il piano è questo. Io stasera arriverò con le pizze, voi però non dovete destare sospetti e vi dovrete comportare come sempre. va bene?>> domandò Edoardo.
<<Come farai a entrare?>> chiese la piccola.
<<Ha i suoi metodi.>> rispose Gabriele, facendole un piccolo occhiolino.
<<Esatto.>> affermò Edoardo.
<<Non mi deluderai, vero?>> la piccola si rivolse al fratello. <<Non mi permetterei mai.>> promise, ponendo la mano sul suo petto.
<<Adesso fammi vedere cosa hai dipinto oggi, dai!>>

Ti chiedo di amare la vita. Where stories live. Discover now