CAPITOLO 13

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L'appuntamento che si erano dati i ragazzi era alle 23:30 nella hall, dove una navetta li avrebbe presi e scortati fino al locale.
Al ritorno poi, l'hotel aveva messo a disposizione diversi autisti a seconda delle esigenze di ritorno del gruppo.

Emma quella sera volle optare per qualcosa di particolarmente elegante, così scelse un tubino nero che le scendeva delicatamente sul corpo, aderendo nei punti giusti e dei tronchetti del medesimo colore. Ravvivò i suoi capelli che sarebbero rimasti castani ancora per poco con una schiuma che le formò delle onde morbide.
Optò per un trucco sfumato sugli occhi che le mettevano in risalto il colore oceano delle sue iridi.
Completò il tutto con un cappotto lungo ed una borsa dove mise l'essenziale.

Scese al piano di sotto e vide che erano arrivati quasi tutti.
<<Mancano Jenna e Hunter, gli altri sono fuori.>> disse Naomi riprendendo a spararsi pose per il selfie migliore della serata.
<<I soliti ritardatari...>> sbuffò Emma divertita.

<<Per soli 5 minuti vengo già classificata come ritardataria?>>

Una voce provenne da dietro.

Alla ragazza occorsero pochi millisecondi per riconoscere il suono. Quando si voltò la vide.

Jenna era vestita con un tallieur nero, sotto la giacca finemente raffinata indossava una camicia dello stesso colore abbottonata fino a metà del seno. Sulle spalle, appoggiato, le ricadeva un cappotto lungo che le arrivava alle caviglie. La figura slanciata grazie a dei tronchetti di pelle opaca le si avvicinò spavalda, con le mani nelle tasche dei pantaloni.

La sua sicurezza era dovuta alla faccia di Emma, la quale la squadrò dalla testa ai piedi quasi incantata. La mora dovette trattenersi per non avere la stessa espressione, perché appena la vide pensò che fosse semplicemente stupenda con quel vestito addosso...
Un pensiero poco puro le sfiorò la mente, ma scelse di cacciarlo per evitare guai.

<<Ti conosco, Ortega, so quanto puoi essere ritardataria.>> rispose dopo qualche secondo Emma, ricomponendosi.
L'altra sorrise. <<Sei un incanto, Myers.>>
<<Anche tu, come sempre.>>

<<Buonasera fanciulle, siete stupende.>> si complimentò Hunter spuntando dalle spalle della mora.
<<Niente male pure tu, sai?>> disse Jenna appoggiandosi con la mano sulla sua spalla.
Il ragazzo fece una faccia buffa soddisfatta che fece ridere le due.
<<Andiamo?>> domandò Georgie vedendo tutti pronti, che risposero alla domanda confermando all'unisono.

Uscirono fuori dall'hotel raggiungendo i van parcheggiati sul vialone ciottolato. Emma ebbe difficoltà a camminare su quel vialetto piano di pietre minuscole e maledì i costruttori che le avevano messe lì. Aveva percorso quel viale per una settimana intera ma soltanto con i tacchi si rese conto di quanto un'azione abitudinaria potesse essere una fatica greca.

Stava per scegliere quale punto fosse il migliore per inserire il tacco per evitare di romperlo, quando si ritrovò davanti un braccio che le venne offerto con galanteria.
<<Mademoiselle, prego.>>
Jenna fece scivolare la mano della ragazza sul suo avambraccio e insieme percorsero la distanza che divideva loro due dal van. Quando furono all'entrata del portellone la mora non smise di aiutare l'altra, che si accomodò accanto a Joy. Jenna salì accomodandosi di fronte, accavallò le gambe e spostò contro il sedile il cappotto pesante.
Cercò di puntare lo sguardo fuori dal finestrino, evitando di dare troppo nell'occhio fissando il vero spettacolo di fronte a sé.

Dopo un quarto d'ora di viaggio arrivarono nel parcheggio del locale, dove la sicurezza li fece entrate dal retro per dargli accesso ad un privé esclusivo. Mentre l'uomo alto 1,92 cm stava registrando tutti i ragazzi e i loro contatti, il telefono di Jenna squillò e dopo che ebbe visto il nome sullo schermo sbuffò, allontanandosi di poco dai ragazzi, non abbastanza però da non farsi sentire da Emma.
<<Evans...>> rispose con tono flebile.

"Ancora lui..." pensò la ragazza fingendo di aggiustare il vestito che le aderiva alle cosce.

<<Evans, non puoi chiamarmi nel cuore della notte, io sono su un luogo di lavoro.>> insistette la mora, camminando avanti e indietro.
Emma si chiese se la scusa avesse realmente funzionato visto il rimbombo della musica presente all'interno della discoteca.
<<Musica o meno non sono affari tuoi.>>

"No, non ha funzionato."

Il bodyguard in quel momento chiese a lei i suoi documenti e la prossima ad essere registrata sarebbe stata Jenna, così Emma, un po' per evitare di far tardi e un po' per tornaconto personale, chiamò l'attenzione della mora sventolando la mano.
<<Devo andare Evans, ne parleremo da vicino quando torno a Los Angeles. Buonanotte.>>

"Ne parleranno da vicino... Si incontreranno..."

Quando l'altra si parò al suo fianco non volle chiedere nulla, riprese il suo documento dalla sicurezza e raggiunse gli altri all'interno dell'edificio. Una sensazione di angoscia, fastidio e gelosia le invase la mente e ciò che desiderava in quel momento era un super shot di tequila.

I ragazzi raggiunsero il privé dopo aver lasciato i loro effetti nell'armadio. La discoteca era enorme, le luci soffuse rendevano il tutto più intrigante e la balla stroboscopica emanava fasci d'argento metallizzato sui loro volti. Erano ad un piano rialzato e dalla ringhiera videro la folla che ballava, beveva e che si divertiva gioiosamente.

<<Signore e signori, conoscete le regole, giusto?>> domandò Jenna schioccando le dita e alzando di molto il tono della voce per sovrastare il volume alto della musica <<Si beve e poi tutti in pista!>>
La sua esclamazione provocò una serie di schiamazzi, urla ed esultazioni varie e i ragazzi si diressero verso il bancone per dare inizio alla serata.
Nonostante la foga generale, Emma fu l'unica a seguire silenziosamente il gruppo di ragazzi, ripensando ancora al fatto che la mora si stesse sentendo con quel ragazzo.

La sua testa continuava a chiedersi questo, anche davanti ad un long island fatto alla perfezione.

"Se vuole toglierselo di torno perché diavolo continua a parlarci?"

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaWhere stories live. Discover now