CAPITOLO 2

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Quando Emma riaprì gli occhi fuori era tutto buio. Pensò di essersi riaddormentata per qualche minuto, ma quando alzò il display del suo cellulare sgranò gli occhi e saltò giù dal letto correndo tra il bagno e la sua valigia per trovare qualcosa di decente da mettere. Erano le 19:45 e la cena era fissata per le 20:30.
Per i suoi standard di preparazione era decisamente troppo tardi. Si buttò in doccia e nel giro di 5 minuti aveva già terminato, infilando la sua biancheria intima. Benedisse di essersi lavata i capelli la sera prima.
Scelse un dolcevita color panna e dei pantaloni neri a zampa di elefante di velluto, con degli stivaletti dello stesso colore. Cominciò a truccarsi e velocemente passò a rassegna i vari messaggi che le erano arrivati nella sua fase di sonnolenza.
Si assicurò di rispondere alla sua manager che, se non avesse ricevuto risposta, avrebbe sfondato la porta della sua stanza con un bazooka. Vide dai messaggi che tutti i membri del cast erano arrivati nel pomeriggio. Tutti, compresa lei, che era arrivata per ultima da Los Angeles. Emma sorrise e terminò il suo trucco con un lucidalabbra alla ciliegia che tanto adorava.
“20:15, sono in orario …” pensò mentre chiudeva il suo beauty case. D’improvviso qualcuno bussò alla porta. Pensò subito che fosse Camille, la sua manager, ed aprì quasi senza pensarci tenendo lo sguardo fisso sul gancio del bracciale d’oro che non riusciva ad appuntare.
Alzò la testa, incontrando uno sguardo che aveva desiderato vedere per mesi.
Quando la porta fu aperta abbastanza Jenna le si buttò al collo, abbracciandola e ridendo.
<<Emma, dio mio da quanto tempo!>>
Il cuore di Emma fece quattro capriole.
“Cosa mi sta succedendo …”
Jenna si staccò mantenendola per le spalle mentre le sorrideva felice.
<<Terra chiama Emma!>>
La ragazza si costrinse a svegliarsi dal turbine di pensieri, di emozioni e dubbi.
<<Jenna! Scusa è che sono felice di vederti, dai entra, ci metto poco a finire.>> le rispose stringendole le mani e invitandola nella sua stanza. Quando fu di spalle per chiudere la porta prese un respiro profondo.
<<Come stai?>> le chiese sorridente, mettendo il bracciale in tasca e allargando le braccia per cingerla di nuovo a sé.
<<Sono felicissima Emma, non vedevo l’ora di rivedervi tutti. Sono emozionata. Gli ultimi mesi sono stati pieni, ho tanto da raccontarti. Ma tu? Mi sei mancata.>> disse la mora, sciogliendo delicatamente il secondo abbraccio.
“Le sono mancata …” pensò Emma.
<<Anche tu mi sei mancata, io sto bene. Ho visto tutto ciò che hai fatto tesoro, sei stata impeccabile!>>
Mentre Jenna raccontava un po’ cosa avesse fatto negli ultimi mesi, Emma ebbe l’occasione di guardarla dopo tanto tempo che l’aveva vista da uno schermo. Indossava una camicia nera con delle fantasie grigie, un pantalone bianco che le cingeva divinamente le cosce e dei decolté neri. Pensò a quanto tutte le esperienze che aveva fatto nel giro di 9 mesi l’avessero cambiata e l’avessero resa donna.

Dopo qualche minuto passato nella sua stanza a parlare decisero di scendere nella hall dove avrebbero sicuramente incontrato gli altri. Ad Emma dispiacque interrompere il loro momento ma la cena sarebbe cominciata a breve.
<<In che stanza sei?>> chiese Emma chiudendosi la porta alle spalle.
<<Così puoi venirmi a trovare quando non riesci a dormire Myers?>> chiese Jenna voltandosi e alzando il sopracciglio verso di lei.
Emma deglutii pesantemente. Avevano sempre scherzato in questo modo, quasi creando un semiflirt, perché adesso le creava una sensazione di disagio? O almeno, era disagio quello che provava?
Riuscì comunque a risponderle a tono.
<<Certo Ortega, se non dormo io tu non lo fai di conseguenza.>> le fece un occhiolino, svoltando il corridoio prima di lei per chiamare l’ascensore.
<<La mia stanza è la 416. Ho chiesto io alla reception di metterci sullo stesso piano, cosi possiamo studiare insieme.>> rispose Jenna entrando in ascensore e premendo il tasto del piano terra <<Ho parlato con Tim Burton quest’estate e mi ha detto che gli piacerebbe approfondire le nostre dinamiche sulla scena. Gli ho detto che ero favolosamente d’accordo.>>
Emma fu travolta da un impeto di felicità e le confessò che la cosa avrebbe fatto molto piacere anche a lei.
“Tutto, pur di stare con te …”
Scosse la testa per non pensare a quello che le era appena passato nel cervello. Il gesto però non passò in osservato a Jenna che le chiese prontamente se fosse tutto apposto.
<<S- si, tutto bene. Quando sono arrivata in hotel avevo un mal di testa assurdo, ho schiacciato un pisolino ma ho ancora i postumi del viaggio.>> cercò di spiegare deviando il discorso. Jenna le disse che per qualsiasi cosa poteva passare in camera, siccome aveva fatto scorta di antidolorifici.
Emma la ringraziò e insieme uscirono dall’ascensore, andando dai loro amici che già avevano iniziato a corrergli incontro per salutarle.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaWhere stories live. Discover now