CAPITOLO 4

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Al termine della cena alcuni membri del cast decisero di rimanere al bar dell’hotel per gustarsi un drink, mentre altri scelsero di ritirarsi nelle loro stanze per riposarsi.
Emma optò di buon grado la seconda opzione, visto che il mal di testa aveva cominciato seriamente a batterle le tempie.
“Maledetta aria condizionata negli aerei, siamo a febbraio dannazione.” Pensò massaggiandosi i lati della fronte con due palmi.
<<Emm, tutto bene?>> si sentì chiedere, seguita da un dolce tocco caldo sulla spalla.
Anche se non avesse parlato sapeva che quel tocco apparteneva solo a lei. Un impulso improvviso le disse di poggiare la sua mano su quella di Jenna, ma Emma lo cancellò prontamente.
Avrebbe fatto i conti sul suo comportamento in camera, con la testa sotto le coperte per l'imbarazzo.
<<Si Jens, sto bene, mi fa solo male la testa.>> le rispose alzandosi piano.
A quanto pare erano le uniche ad essere ancora rimaste nella sala dei pasti, insieme a Catherine e Christina che parlottavano tra loro ridendo e bevendo dai loro calici di rosso ancora sulla tavola.
<<Che dici se andiamo su a riposare? Credo tu ne abbia bisogno.>>
<<Non vuoi fermarti con gli altri?>> chiese Emma.
La speranza era proprio quella che salisse insieme a lei, che potesse darle la buonanotte.
Si rimproverò poco dopo averlo pensato, naturalmente.
Jenna chiuse gli occhi e chinò la testa a destra e sinistra per rilassare i muscoli del collo.
Emma scolpì quel movimento nelle sue iridi, godendosi a pieno la vista.
Ma cosa cazzo sto facendo?” Imprecò tra sé.
La cosa stava degenerando.
Aveva sempre pensato che Jenna fosse bellissima e non lo aveva mai negato a sé stessa.
La cosa che cercava di nascondere è che per più di un anno di amicizia con la collega forse era nata anche una cotta, che cercava prontamente di soffocare, senza tener conto che era come un pallone pieno d’aria in acqua: riemergeva, sempre.
<<Non credo, sono a pezzi. Non dormo da più di dodici ore, ho bisogno di una doccia calda e di riposare. Domani sarà una giornata lunghissima.>> spiegò Jenna interrompendo il piccolo flusso di coscienza della ragazza, che annuì per tutta la risposta.
Si incamminarono verso l’uscita e diedero la buonanotte a Catherine e Christina che erano ancora immerse nella loro conversazione riguardo qualche opera teatrale.
In attesa dell’ascensore sentirono delle voci provenire dalla struttura e quando si aprirono le porte, vi uscirono Georgie e Hunter. 
<<Hey voi due, non vi unite agli altri?>> chiese Hunter mantenendo le porte per le compagne.
<<No Hunter, siamo a pezzi ed Emma ha mal di testa, mi sa che andiamo a riposare.>> rispose la mora, scambiandosi di posto col ragazzo.
<<Emma cos’hai? Hai bisogno di qualcosa?>> domandò Georgie, ignorando completamente la spiegazione di Jenna, mettendo una mano sulla spalla della ragazza.
Emma fu sicurissima di aver visto l’angolo della bocca della sua amica muoversi in uno spasmo di disgusto, mentre i suoi occhi scuri contornati da lentiggini erano fermi sul moro.
<<Solo di riposare, non ti preoccupare.>> rispose entrando in ascensore al fianco di Jenna <<Buonanotte, a domani!>>
Le porte si chiusero e l’ultima cosa che videro fu Hunter che le salutava con un gesto della mano.
<<Ho la sensazione che Georgie non ti stia molto simpatico ultimamente, sbaglio?>> chiese dopo qualche secondo di silenzio Emma, sorridendo furba.
Jenna si voltò di scatto e fece una risata che appariva molto nervosa.
<<Lo reputo più stupido del solito. Gli ho detto che avevi male alla testa, che motivo c’era di chiederti cosa avessi se già l’ho detto io?>> azzardò una risposta scuotendo la testa e ridendo.
"Cos'è, fastidio?"
<<Dai, magari era solo preoccupato.>>  incalzò Emma.
<<Oh scusami, non volevo infastidirti, tu conosci anche la madre!>> continuò lei alzando le mani.
Emma rise genuinamente.
"Origli anche le conversazioni adesso, Ortega?"
<<Conoscere è un parolone. Qualche mese fa alcuni di noi eravamo a Londra di passaggio per delle interviste e la madre portò dei biscotti per tutti.>> spiegò per toglierle ogni dubbio.
<<Biscotti.>> sussurrò Jenna scuotendo la testa annuendo.

Le porte dell’ascensore si aprirono ed Emma fu la prima ad arrivare fuori dalla sua camera. Si guardarono per qualche secondo fino a quando la mora non ruppe il silenzio.
<<Allora ci vediamo domani, se dovessi avere problemi non esitare a chiamarmi, sono qui di fianco. Buonanotte Emma.>> le disse dandole un leggero bacio sulla guancia, per poi sparire dietro l’angolo del corridoio.

Emma entrò in stanza e dopo una rinfrescata mise una maglia bianca quattro volte più grande della sua taglia e un paio di pantaloncini. Era febbraio, ma il riscaldamento notturno dell'hotel era abbastanza da farle sentire caldo se avesse optato per un pigiama più pesante.
Dopo aver mandato la buonanotte alla sua famiglia si rannicchiò nella trapunta, lasciando che il suo flusso di coscienza scorresse ininterrottamente.
Il centro di tutto era sempre lei.
“Ma che diavolo sta succedendo …”
Si mise a pancia in su, guardando il soffitto.
Doveva dormire.
Chiuse gli occhi, rassegnandosi probabilmente al fatto che ormai la sua cotta era venuta ufficialmente a galla.

"Chissà cosa sta facendo..." pensò prima di chiudere gli occhi e sprofondare nel sonno, senza sapere che qualcun altro, nella 416, si stava chiedendo la stessa identica cosa.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaWhere stories live. Discover now