CAPITOLO 11

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Emma si appoggiò contro la porta appena la richiuse alle sue spalle.
Prese fiato, ciò che era accaduto nelle ultime ore l'aveva davvero scombussolata.
Era contenta di sapere che la produzione non era stata messa a repentaglio ma anche infastidita dal fatto che dovessero essere lei e Jenna a dover gestire la situazione.

"Jenna..."

Ripensò alla loro vicinanza sulla spiaggia...

No. Non era per niente qualcosa che avrebbero fatto due amiche...
Almeno Emma era sicura di non aver mai voluto baciare qualcuno che considerava un'amica.

Il rapporto con Jenna era sempre stato molto particolare. C'era qualcosa di enigmatico tra i loro sguardi, comportamenti e conversazioni, era come se ci fosse un velo di desiderio, un velo che chiedeva di essere spostato ma che entrambe pretendevano che fosse bloccato.
Eppure, sulla spiaggia, quel velo stava per essere stracciato...

Si stese sul letto, guardando il soffitto, ripercorrendo ogni singolo secondo.
Ebbe un leggero brivido e le farfalle nello stomaco.

Si prese il viso tra le mani, avrebbe dovuto parlarne insieme a lei oppure no?

Era confusa, non avrebbe mai voluto rovinare il rapporto con una persona a cui teneva e che non voleva perdere per una semplice debolezza.

"Dopotutto eravamo entrambe sconvolte..." pensò alzandosi e dirigendosi verso la finestra, guardando fuori.

Quella giornata avrebbe comunque dovuto affrontarla: le aveva dato appuntamento nella sua stanza nel pomeriggio per studiare e provare la parte che Tim le aveva richiesto.

Decise che non avrebbe proferito parola della spiaggia.
Decise che avrebbe aspettato che fosse stata Jenna a parlarne o che si creassero i giusti presupposti per ricreare la situazione...
Chiuse le tende e prese dei vestiti a caso dalla valigia, si diresse in bagno e riempì la vasca piena d'acqua bollente. Stava per togliersi la maglia quando sentì bussare alla porta. Non aspettava nessuno, a parte Jenna nel pomeriggio. Una piccola speranza si accese, pensando che fosse lei, ma quando aprì la porta si trovò davanti una ragazza dai capelli neri raccolti in una coda alta dagli occhi gelidi come il ghiaccio e vestita formale. Intravide sul badge attaccato alla giacca il simbolo di Netflix.

<<Signorina Myers chiedo scusa, il mio nome è Kara Moore, sono un'assistente esecutiva della produzione. Il signor Burton mi ha chiesto di consegnarle quest'altra scena da provare insieme alla signorina Ortega, che domani vorrebbe vedere in studio.>> spiegò la ragazza cacciando dei fogli dalla cartellina che aveva sotto al braccio <<Ecco a lei.>>
<<Grazie signorina Moore, domani saremo pronte.>> disse sorridendo.
Per un attimo vide un leggero rossore sulle guance della ragazza.
<<Buon lavoro.>> rispose poi sparendo velocemente dalla sua vista

"Ho fatto qualcosa di male?" pensò perplessa Emma, chiudendo la porta.
Diede un occhio veloce ai copioni. Sarebbe stato semplice memorizzare quelle battute per lei e Jenna. Posò i fogli sul letto accanto agli altri e andò a rilassarsi, cercando di affogare nuovamente tutti quei pensieri nell'acqua bollente.

Nel pomeriggio Jenna arrivò in camera di Emma come programmato.
Il clima era abbastanza stabile, in quel momento erano quelle di sempre.

<<Bene, oggi l'assistente esecutiva mi ha portato un'altra scena scritta da Tim.>> disse Emma mentre la mora si accomodava sul letto come se fosse il suo.
<<Kara?>> chiese Jenna alzando la testa ma facendo rimanere il corpo disteso. L'altra annuì, ripetendo nome e cognome.
La mora fece una faccia scocciata mista a disgusto, affondando nuovamente la testa nel materasso.
<<Quell'espressione solitamente appartiene a Georgie.>>
<<Non sopporto quella ragazza, è incredibilmente fastidiosa.>> spiegò Jenna mettendosi a sedere, con le gambe incrociate. Aveva tolto le scarpe poco prima.
<<Beh è nuova, magari ha bisogno di integrarsi nel sistema e vuole farlo a dovere, anche se... deve lavorare un po' sulla sua capacità interpersonale. È scappata via arrossendo dopo che le avevo semplicemente detto grazie.>> rispose Emma alzando le spalle.
Jenna la guardò con fare sospetto.
<<Sei gelosa, Ortega?>> chiese la ragazza sorridendo furbamente, accendendo i suoi zaffiri.

"SI."

Jenna provò ad uscire dalla situazione lasciandole un cuscino che prontamente afferrò.
Emma scosse la testa e buttò il cuscino a terra, si avvicinò alla mora e le mise un dito sotto al mento per alzarle il volto. Si calò alla sua altezza e ripetè la domanda, seria.
<<Sei gelosa, Ortega?>>
Il suo tono era profondo, anche se raccolto in un sussurro.
Jenna non sapeva cosa dire e come rispondere. Dei suoni indefiniti uscirono dalla sua bocca e sentì le sue guance andare a fuoco.

<<Vedi? Arrossisci anche tu.>> la più alta riprese a sorridere e si allontanò di scatto.
Lo aveva palesemente fatto apposta.
Parlarne non avrebbe portato ad una risposta, le doti attoriali di entrambe avrebbero provato ad tappare i buchi e a far tacere i dubbi. Ma Emma sapeva che una reazione spontanea del corpo non poteva essere contenuta neanche dal più grande istrione teatrale.

<<Quanto sei scema... Su dai, dobbiamo lavorare.>>
Jenna, dall'altro lato, si rimproverò per essere stata così impacciata e per aver fatto vedere fin troppo. Provò ad evadere buttando l'attenzione sulle parti da imparare e più che un caso sentì che fu Emma a lasciarla stare...

Dopo circa tre ore passate insieme immerse nel mondo dei loro personaggi, ritornarono mentalmente nei loro corpi. Emma rimaneva sempre impressionata dal cambio di espressione di Jenna quando interpretava Mercoledì, aveva un qualcosa di gotico, di particolare.
D'altra parte, Jenna adorava lavorare con la spontaneità e il talento di Emma, che quando rivestiva i panni di Enid vedeva i suoi occhi oceano accendersi. Nonostante il colore tipicamente freddo del mare, la mora sentiva sempre un grande calore quando li guardava, sia nei panni della sua persona che in quelli di Mercoledì. Forse era proprio questo che piaceva a Tim Burton della loro presenza scenica: il mantenere due personaggi completamente opposti, con un'ammirazione che nasceva dalle loro stesse anime.

Jenna si voltò prima di aprire la porta e andare in camera sua per prepararsi per la cena.
<<Emma.>> attirò l'attenzione dell'altra, che si girò, in attesa che continuasse.
<<Grazie, per la spiaggia. Mi sono sentita a casa, con te.>>

La mora sparì dietro la porta, lasciando Emma immobile al centro della stanza a fissarla.

"A casa..."

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaWhere stories live. Discover now