12) La palafitta sperduta nel bosco

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Rinfrescata da una doccia rigenerante e avvolta in un vestitino a fiori che accarezzava le sue forme con un tocco di provocazione, Culona uscì di casa. Il tessuto leggero del suo abito danzava attorno a lei con ogni passo, mentre si dirigeva verso il negozio del ciclista, dove le biciclette riparate la attendevano. Il sole splendeva alto nel cielo, e Culona camminava lungo il marciapiede, il cuore ancora leggero per la stupenda esperienza condivisa con Marco. La giornata sembrava perfetta, e il suo umore non poteva essere migliore.

Quando giunse dal ciclista, fu accolta dal figlio diciottenne del titolare Gianni, il bel diciottenne Giuseppe. Costui, con un sorriso radioso, guardò Culona avvicinarsi. Indossava una canotta smanicata che metteva in risalto il suo fisico asciutto e tonico, la pelle leggermente abbronzata e baciata dal sudore dell'arduo lavoro. I jeans corti che portava sottolineavano le sue gambe magre, definite e prive di peli. "Ciao Culona bella" iniziò Giuseppe, "le biciclette sono pronte, così come ti avevo promesso." Il suo sorriso sembrava contenere una miscela di ammirazione e una traccia di qualcosa di più giocoso, forse la giovanile audacia di chi si sente al sicuro nel proprio terreno. "Sei stato fantastico, Giuseppe, quanto ti devo?" chiese Culona con un sorriso, raggiante non solo per il lavoro svolto ma anche per il piacere della piccola avventura che stava per concludersi.

"Beh, avevi promesso una ricompensa speciale" ricordò Giuseppe, la sua sfacciataggine insolita in un contrasto divertente con la sua giovane età. La sua voce portava un tocco di scherzosa aspettativa, come se stesse giocando una carta che aveva tenuto nascosta fino a quel momento. "Ué ué, sfacciato il giovanotto!" esclamò Culona, la sua voce tintinnante di un umorismo caldo e accogliente. "Solo quando ne vale la pena" rispose Giuseppe. Il sorriso sulle sue labbra ora un po' più ampio, carico di una sfida giocosa. "Quando sei libero?" chiese Culona, entrando nel gioco con un guizzo di curiosità nei suoi occhi. "Lavoro solo la mattina oggi, fino alle 13" disse Giuseppe.
"Ci vediamo alle 14 al fiume, in fondo al curvone" propose Culona, fissandolo con uno sguardo che mescolava promesse e intrigo. "Ci sarò!" rispose prontamente Giuseppe, con un accenno di assenso deciso.

Con un sorriso malizioso che non prometteva nulla ma suggeriva mille possibilità, Culona prese le due biciclette, ormai riparate e pronte per nuove avventure. Si allontanò, sentendo lo sguardo di Giuseppe che la seguiva, un peso quasi tangibile che le carezzava la schiena mentre si muoveva.

A pranzo, l'atmosfera in casa di Culona era carica di dolci aspettative. Marco condivise la novità che avrebbe trascorso il pomeriggio con Christian, il ragazzo che aveva catturato il suo cuore. Culona lo guardò con occhi pieni di affetto materno e un sorriso incoraggiante. "Un enorme in bocca al lupo, tesoro" disse Culona, alzandosi per dare un bacio sulla guancia al figlio. "Sii intraprendente e brillante, vedrai che andrà alla grande" aggiunse, con una carezza che trasmetteva tutto il suo sostegno in quella raccomandazione.
Dopo aver condiviso questo momento speciale con Marco, Culona salì sulla sua bicicletta, il mezzo che le aveva regalato tante avventure in passato e che ora la portava verso un luogo intriso di ricordi. Non aveva calcato quel sentiero che portava al fiume da oltre quindici anni, eppure ogni giro di pedali sembrava risvegliare memorie sopite. Mentre il paesaggio le scivolava accanto, il cuore di Culona iniziò a battere con un ritmo più vivace, in sintonia con le emozioni che la travolgevano. Il fiume era stato testimone di interminabili estati della sua adolescenza, di sesso furioso, di orge incredibili, di momenti di pura perversione.

Arrivata al fiume, Culona scese dalla bicicletta e la legó con cura, affinché non gliela portassero via. Lasciò, poi, che il flusso dei ricordi la sommergesse. I bagni rinfrescanti, i giochi di gruppo, i primi timidi batticuori: tutto tornò vivido nella sua mente, come se fosse successo il giorno prima. Il luogo era immutato nel suo aspetto ma carico di nuove potenzialità. Culona si guardò intorno, respirando profondamente l'aria che sapeva di correnti fresche e di tempo che si dilata. Era tornata al fiume, non più solo come la ragazza che era stata, ma come la donna che era diventata, pronta a intrecciare un nuovo capitolo di vita in quel contesto tanto caro al suo cuore. Con il tempo ancora a disposizione prima dell'appuntamento con Giuseppe, Culona decise di concedersi un attimo di quiete. Si tolse delicatamente le scarpe e, con un gesto quasi rituale, immerse i piedi nell'acqua fresca e corrente del fiume. Il contatto con l'acqua le strappò un sospiro di sollievo, uno di quei piccoli piaceri semplici ma profondamente radicati nelle memorie della sua gioventù. L'acqua fredda le accarezzava la pelle, rievocando i momenti di audace perversione e spensierata libertà. Era lì, tra quelle siepi verdi e quel fiume vivace, che Culona aveva vissuto innumerevoli avventure, diventando, senza volerlo, una sorta di leggenda locale, la troia più famosa del paese. Aveva vissuto quegli attimi con persone di ogni età: ragazzi più giovani e inesperti, coetanei con cui aveva condiviso il piacere più intenso, uomini esperti che si erano anche innamorati di lei e perfino anziani che, con la loro audacia, erano riusciti a farle vivere emozioni particolari. La leggenda di "Culona", la ragazza libertina che aveva scopato con più della metà della popolazione maschile del paese, era una di quelle storie che si erano tramandate con eccitazione.

Culona Per SempreWhere stories live. Discover now