Capitolo 35: intelligenza emotiva

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Pov Nahida

Mi trovai lo sguardo di Alhaitham, lo scriba dell'accademia, puntato su di me. Mi scrutava come un leone scruta una piccola tigre.
- Ehy piccola che ci fai qui? Questo non è posto per bambini. - disse lui prendendomi subito in braccio. Protestai chiedendogli di lasciarmi andare, ma lui non lo fece. - Ascolta voglio solo aiutarti, va bene? Ora dimmi chi sei e se sei assieme ai tuoi genitori. - il suo tono era inaspettatamente calmo e comprensivo. Chiusi gli occhi e cercai negli archivi di Irminsul tutte le informazioni sul ragazzo.
La sua infanzia è stata uguale a quella di tutti gli altri, ma vidi anche qualcosa di diverso. Vidi come lui stesse molto in disparte, preferendo lo studio alla compagnia. Ciò era causato dalle forti pressioni genitoriali. I suoi genitori lo hanno sempre pressato nell'ottenere i risultati migliori, nel non dover sprecare il talento intellettivo col quale era nato e ciò finì per incidere nella sua capacità di socializzare. Purtroppo dovendo sempre studiare non aveva tempo per uscire fino a perderne totalmente l'interesse e questo gli impedì di provare emozioni tipiche per un bambino della sua età, impedendogli così di capire come socializzare e facendolo apparire strano agli occhi degli altri. Però vidi come all'Akkademia fece amicizia con Kaveh, Tighnari e Baizhu con una facilità incredibile.

- Alhaitham io so chi sei. So che anche tu hai visto dove è andato Azar e sento che nutri sospetti su di lui quanto me e gli altri - dissi io. Forse sono partita troppo pesante, dovevo utilizzare altre frasi.
- Piccolina tu sei strana - disse lui guardando me per poi voltare lo sguardo verso la porta nella quale Azar e Dottore erano entrati. - Però hai ragione sul fatto che mi chiedo cosa ci sia lì dentro. Comunque non hai risposto alla mia domanda: come ti chiami? -. Lo guardai negli occhi e gli confessai la mia identità. - Mi chiamo Nahida, ma tutti mi conoscono come Lord Minore Kusshanali -.
Il suo sguardo era impassibile, anche se percepivo in lui un pizzico di dubbio. Mi poggiò a terra per poi mettersi le mani sui fianchi e toccarsi la fronte con le dita. - Senti piccola io adesso non ho voglia di giocare. Perciò vedi di dirmi la verità altrimenti dovrò chiamare le guardie e lasciarti a loro - disse piegandosi per guardarmi serio in faccio. Però notai una cosa; se davvero voleva scoprire chi sono perché non utilizzare il sistema Akasha? Una persona residente all'Akkademia dovrebbe utilizzarla, ma lui invece non l'ha fatto. Come mai?

Sentimmo qualcuno chiamarci da dietro e vedemmo comparire Kaveh. 
- Ehy Al, ma dove eri finito? Azar ci ha lasciato altri compiti su come fermare quei sel- - appena Kaveh mi vide fece un salto in aria, cadendo a terra, per via dello stupore. - C-che cosa ci fai insieme a quella bambina!  - urlò lui indicandomi. Guardai Alhaitham e non servì spiegarlo a parole che già lui capì le mie intenzioni. Si avvicinò a Kaveh e gli ordinò di seguirci. Il ragazzo dai capelli biondi era inizialmente restio alla cosa e confuso, ma seguì lo stesso gli ordini di Alhaitham vista la profonda fiducia che hanno l'uno verso l'altro.
Entrammo nella camera dei due ragazzo, senza ovviamente farci scoprire, per iniziare a dare spiegazioni che necessitavamo.
- Al quella è la bambina che si era presentata al sito dello scavo! Ma mi ricordo fosse sparita nel nulla! - Kaveh si avvicinò a me e mi mise le mani sulle spalle. - Come stai? Tutto bene? Non ti sei fatta male vero? - mi chiese il ragazzo preoccupato. Sentivo che dentro di lui ci fosse del buono, così gli sorrisi dicendogli che stavo bene e che non aveva nulla da temere.
- Ok. Ora però dacci le informazioni che ti ho chiesto: chi sei? - mi domandò serio Alhaitham. 
- Io sono Lord Minore Kusshanali, dea della conoscenza e dell'elemento Dendro. Lo so che per voi sembra assurdo visto che voi non ci credete, ma vi sto dicendo la verità -

I due ragazzi erano fermi, si guardavano a vicenda come se cercassero di elaborare quello che avevano ricevuto. Kaveh sospirò e Alhaitham mi scrutò ancora. 
- Senti io ho visto cosa sai fare. Oggi ho visto dei poteri che mai un allogeno Dendro aveva utilizzato. Tu hai visto il mio passato, cosa che solo la Dendro Archon sapeva fare. Però voglio un'ulteriore prova. Insomma mi stai chiedendo di stravolgere tutto ciò in cui io e Kaveh crediamo - il ragazzo aveva ragione. Dovevo dimostrare meglio il potere che possiedo. 
- Sentite io non ci voglio avere niente a che fare! Si lei ha dei poteri incredibili, li ho visti con i miei occhi, ma ciò non prova niente! Vado ad avvertire le guardi, magari loro sapranno che fare con lei! -. Prima che Kaveh potesse anche solo avvicinarsi alla porta bloccai quest'ultima generando delle grosse radici. Meno male che l'Akkademia si trova sopra un albero.
- Kaveh io so come ti senti - dissi io per tranquillizzarlo. - No! Tu di me non sai niente! - era visibilmente scosso, non perché lo spaventavo, ma perché gli stavo chiedendo di rinunciare a tutto ciò che gli era stato insegnato e in cui credeva fortemente.
- E invece io so molto di te, sin dalla tua nascita. So quanto ammiravi tuo padre, un ricercatore dell'akkademia, morto nella foresta. Da quando non c'è più sei stato accanto a tua madre, scossa e depressa per la morte del marito, e continui a impegnarti all'Akkademia per poterle permettere un buon futuro e rivederla finalmente felice. Lei si sta risposando e accetti la cosa perché senti che il suo nuovo compagno la potrà rendere felice. Io so molte cose Kaveh e so che nonostante tutto ciò che Azar ti ha inculcato tu dubiti dei suoi metodi, sai che sono sbagliati. Lo vedi trattare male Kirara, una tua cara amica, e altri giovani dell'Akkademia. Tu hai quella che sia chiama intelligenza emotiva. Azar ti dice che è sbagliata, ma tu senti che è falso e lo è. Questo non perché te lo diciamo io o Al, ma perché è così. -

Gli occhi rosso rubino del ragazzo si riempirono di lacrime. Lui si inginocchio a terra in modo riverente verso di me. 
- Dendro Archon, allora siete voi! Perdonatemi se io...se io... - mi avvicinai a lui, gli presi le mani e lo feci alzare e gli dissi che non serviva fare ciò. Alhaitham invece la pensava diversamente, era ancora dubbioso. - Ok questa è una dimostrazione, ma con me non basta - - lo so Alhaitham, lo so. Avvicinati e attiva l'Akasha, vale anche per te Kaveh - lui si piegò alla mia altezza. Toccai le Akasha di entrambi e condivisi con loro tutte le informazioni reali sulla foresta, la mia storia e di quello che l'Akkademia stava facendo alla foresta e ai suoi abitanti.
- Ma è orribile! - urlò Alhaitham. - Ci avevano detto che non li avrebbero toccati, ma dopo quello che ho visto! - - Lo so Al. Sentivo che Azar non fosse una persona corretta, ma arrivare a uccidere delle persone, gente innocente! - Kaveh si prese la testa con le mani per poi sedersi sul bordo del letto. - Tutto questo è assurdo! L'Akkademia ha sempre e solo raccontato menzogne?! Allora su cosa si basano tutti i nostri insegnamenti?! -
Il ragazzo era evidentemente turbato, tutto quello in cui credeva, il mondo che conosceva è crollato sotto i suoi piedi, mostrando una verità ben più terrificante.

Sentì un piccolo suono provenire dall'Akasha. KAveh mi spiegò che si trattava del sistema di allarme ogni volta che l'Akasha veniva manomesso. Tutti e tre realizzammo e corsi a nascondermi.
Maledetto Azar, deve averlo messo per scoprire dove fossi nel caso avessi utilizzato i miei poteri per introdurmi nell'Akasha. Scommetto che l'idea gliel'ha data quel pazzo di Dottore.
Quando le guardie arrivarono io mi ero nascosta dentro all'armadio, in mezzo ai vestiti di Kaveh. Queste ultime chiesero ai ragazzi cosa fosse successo e se sapevano quale fosse la causa dell'allarme dell'Akasha. Loro dissero che era per via di un malfunzionamento. Avevano mentito ai loro stessi compagni pur di difendermi.
A quel punto udì una voce familiare, quella di Azar. - Davvero è stato solo un errore? Strano siete i miei studenti più brillanti, una cosa simile non me la aspettavo da voi. Perciò ditemi: è vero? Solo un malfunzionamento? -. Alhaitham e Kaveh erano muti, in fondo stavano per mentire a un loro superiore, sempre che non decidano di tradirmi. Se fosse stato così sarei spacciata.

- Si signore. Solo un malfunzionamento. Le mie cuffie hanno creato un'interferenza con la rete dell'Akasha mandandolo in crush. Mi scusi - disse Alhaitham. Kaveh confermò dicendo che l'interferenza aveva colpito anche il suo Akasha.
Per fortuna Azar gli credette e se ne andò tranquillamente. Così uscì dall'armadio e abbracciai i mie due salvatori. - Sono così fiera di voi - dissi. - E adesso che facciamo? Mi chiese Kaceh -

- Vi spiego il piano - dissi loro




Spazio autore

Ehylaaaaaa

Ve lo avevo detto che potevano uscirne due questa settimana.

Ho voluto approfondire meglio la storia dei nostri due studentelli gay, così da farveli rivalutare. Quella di al è totalmente inventata da me, mentre quella di Kaveh è ispirata a quella ufficiale del gioco con la differenza che il padre è morto nella foresta e non nel deserto. Tale evento scosse il ragazzo che provò astio iniziale verso quelli della foresta perché si chiedeva "come fanno a vivere in un luogo così mortale?".
Avrei dovuto introdurre questo dettaglio, ma è secondario e stavo scrivendo di fretta. Comunque il punto è che la morte del padre ha toccato KAveh che si è rifugiato nell'akkademia spoerando di avere un luogo sicuro. In effetti l'akkademia è un rifugio per i due ragazzi: per Kaveh perché può ricollegarsi al padre, mentre Al perché può avere amici.

Bene vi saluto. Commento, stellina, cioccolato e amore!!!


Genshin impact: Elemental EmpiresWhere stories live. Discover now