CAPITOLO 13 - CONFESSIONI

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Dischiusi le labbra.
<<Quindi è così.>> feci.
Lui intanto aveva finito di bere. Si diresse al lavandino, aprì l'acqua e lavò il bicchiere.
Non riuscii a fermarlo.
Poi prese uno strofinaccio, asciugò il bicchiere e lo mise al suo posto nel vano, sotto alla penisola.
<<Ma se per te non è lo stesso...>> Riprese il discorso.
Scossi un poco la testa.
Mi guardò.
Lo guardai.
Ci guardammo.
Quella scena era del tutto ridicola.
Poi, lui si staccò di scatto dalla penisola. <<Hai mangiato, alla fine, al buffet?>>
<<Sì.>> Feci interdetta.
<<Ottimo.>> replicò avvicinandosi al telefono: <<Sarà meglio avvisare tuo padre che siamo a casa. Credo che ci vorrà tutto il pomeriggio.>>
Compose il numero, attese e poi disse: <<Generale Crowfield? Sono il Sergente Templesmith. Sua figlia era stanca e così... siamo tornati a casa.>>

Max
<<Oh, sì, beh... non te l'ho mai detto ma... Lara è così, è...>>
<<Oh, no, nessun problema.>> feci. Guardai Lara, e lei assunse un'espressione corrucciata.
<<Ti andrebbe di restare con lei finchè non torno?>>
<<Ma certo, Signore.>>
<<Cenerò con alcuni dei Capi maggiori, stasera.>>
<<Oh.>> feci. <<Capisco, Signore, beh...>>
<<Sì, voi...>>
<<Resterò io con sua figlia.>>

Lara
Di nuovo. Un'altra cena.
Non ricordavo nemmeno quand'era l'utlima volta che avevo cenato con mio padre. Addirittura a me veniva fame alle sette di sera e così preparavo e mi gustavo il pasto da sola. Lui a volte arrivava alle nove o addirittura alle undici di sera. Io già dormivo.
Max salutò e riagganciò la cornetta.
Ci guardammo.
<<Beh, sembra che dovremmo passare dell'altro tempo insieme.>>
<<Come fai?>> chiesi.
<<A fare cosa?>>
<<Ti comporti come... come se non fosse successo nulla e invece...>>
<<Invece?>> indagò lui.
Decisi di cambiare tattica ed usare la sua: <<Cosa ti aspetti, adesso?>>
<<In che senso?>>
Accidenti.
<<Nel senso... cosa... vogliamo fare?>>
<<Non ti seguo.>>
<<Mi hai..->> perchè mi risultava così difficile dirlo?
Lui chiuse ed aprì lentamente gli occhi, sorridendo: <<Dovresti vederti, in questo momento.>>
<<Come!?>>
<<Sei... forse è di questo che mi sono innamorato, tra le altre cose.>> disse, superandomi e dirigendosi verso il divano.
Lui si voltò, mentre io ripetevo: <<Tra le altre cose?>> Ancora non mi era per nulla chiaro di come avesse fatto ad "innamorarsi" così in fretta. <<Non ti sei innamorato. Credo sia solo una cotta, la tua. Ti passerà.>>
<<Non credo. Sei... beh, sei così...>>
<<Ingenua?>>
<<No. Tenera. Sei tenera, Lara, lo si vede subito. E questo può attirare..->>
<<E quali sarebbero le altre cose, poi?>> chiesi gelida.
<<Mmh... beh, la tua intelligenza.>>
<<Cioè?>>
<<Ho letto tutto quello che hai scritto.>>
Le mie sopracciglia ebbe un balzo. <<E perchè l'avresti fatto?>>
<<Beh, dovevo informarmi.>>
<<Su di me?>>
<<Beh... sì.>>
<<Normale amministrazione?>> lo punzecchiai.
<<Hai una scrittura molto scorrevole. Non viene nemmeno in mente che si sta leggendo.>>
<<Grazie.>> feci mogia.
<<E ti immedesimi negli altri. L'ho capito... da quegli articoli che vertevano più sul lato... psicologico e sociale.>>
<<Probabile.>> feci.
<<E sei altruista. Hai delle belle idee. Politiche, intendo. Saltano all'occhio. Per non parlare del giornalino della chiesa.>>
<<Ti sei letto anche quello?>> chiesi.
<<Sì. E poi sono credente anch'io. E... davvero forte, la... quella... come si dice, la... l'interpretazione che hai dato al passo di Efesini sei.>>
<<Davvero notevole.>> dissi in tono piatto.
<<Quando uscirà un tuo libro sarò il primo a leggerlo, te l'assicuro.>>
Tutte quelle cose che aveva detto... su come scrivevo... non mi fecero nè caldo nè freddo, in quel momento. Perchè io non pensavo ad altro che a quel bacio. Ed a quello che saremmo stati, da quel momento in poi.
<<Che intenzioni hai?>>
<<Cioè?>> chiese stupito.
<<Mi baci, mi... lusinghi per come scrivo... e poi?>>
<<E poi?>> Scossi la testa. <<Senti,>> fece avvicinandosi.
Un rumore di carta lasciato nella buca delle lettere attirò la mia attenzione. Davanti alla porta era comparsa una lettera.
Mi avvicinai e la raccolsi.
<<Che strano...>> feci girando la busta.
Bianca dietro... ma davanti c'era il nostro indirizzo, quello del destinatario: <<Generale Crowfield.>> lesse Max dietro di me.
<<Sarà dell'Accademia?>> chiesi consegnandogliela.
<<Aprila.>> mi fece Max.
Infilai il pollice e strappai il bordo di chiusura.
Era scritta... no, era impossibile.
<<Cosa...>> mormorò Max guardandola:
GENERALE CROWFIELD
CI PENSI BENE,
PRIMA DI PRENDERE LE SUE DECISIONI.
O QUALCUNO NE PAGHERA' LE CONSEGUENZE.
Erano... lettere di giornale incollate l'una accanto all'altra in sequenza.
In un attimo eravamo stati catapultati in una delle puntate del Tenente Colombo.
Max mi strappò la lettera dalle mani e mi disse: <<Va' di sopra.>>
<<Cosa...?>> sussurrai.
Ma lui era già fuori dalla porta.
Feci un passo avanti ma poi mi bloccai: davvero volevo chiuderlo fuori? Mi accigliai e poi corsi su in camera mia, chiudendo la porta ma non a chiave.

Max
Una volta fuori, con la lettera in mano guardai a destra e sinistra. Nulla. D'accordo, era un pomeriggio freddo e nebbioso ma... chi mai avrebbe consegnato una lettera del genere... in pieno giorno?
Piegai la lettera e me la misi nella tasca interna della giacca. Tirai fuori la pistola e feci il giro della casa. Nessun'impronta sulla sabbia. Chi aveva lasciato la lettera doveva essere passato dalla strada principale. Bisognava interrogare i vicini. Il Generale avrebbe dovuto essere informato.
Tornai dentro, chiusi la porta a chiave ed andai a controllare che anche la porta che dava sulla spiaggia fosse ben chiusa. L'allarme di sicurezza era attivo.
Alzai il telefono.
<<Generale Crowfield?>>
<<Sì?>>
<<Sono Templesmith, Signore... stiamo... per venire in Accademia.>>
<<Oh. Come mai?>>
<<C'è una cosa che dovrebbe vedere.>>

Lara
Chiusa nella stanza blindata nel mio armadio fissavo le telecamere. Nulla. Nessuno. Nessun movimento sospetto. Non avevo fatto in tempo a vedere Max uscire. E quelle telecamere non registravano. Filmavano e basta. Non avremmo mai saputo, forse, chi aveva imbucato quelle lettere.
Sedevo per terra, stringendo il telefono in una mano.
<<Spero tu stia bene, Max.>> sussurrai.
Fui indecisa se chiamare mio padre.
O la polizia.
Il telefono squillò e comparve sopra in nome di Max.
<<Lara.>>
<<Hai visto qualcuno?>> chiesi.
<<No. Esci, sono qui davanti.>>
Sì, in effetti la telecamera nascosta in camera mia mostrava Max nell'armadio.
<<Hai chiuso le porte?>>
<<Sì.>>
<<Chiamato la polizia?>>
<<Non ancora. Andremo all'Accademia.>>
<<Neanche per sogno! Io di qui non esco.>>
<<Ho detto a tuo padre che l'avremmo raggiunto in Accademia.>>
<<Io chiamo la polizia.>>
<<Lara, prima dovremmo..->>
<<No, io di qui non mi muovo. E se... qualcuno ci seguisse, in auto? Dovresti saperlo che ho una fervida immaginazione.>>
<<Ci sarò io con te e..->>
<<Non sei molto affidabile. Visto quello che hai fatto in macchina.>>
<<Cosa vuol dire, scusa? Cosa c'entra?>>
<<Io chiamo la polizia.>> feci, e riattaccai.

Max
Sì, in effetti era la cosa migliore. Lara aveva ragione.

Lara
Aprii la porta e Max era ancora là davanti: <<Stai bene?>>
<<Sì.>> mormorai.
<<Cosa hai detto alla polizia?>>
<<Che ho ricevuto una lettera. Chi c'è con me in casa e... che ero nella mia camera blindata. Mi hanno detto di chiudermi dentro casa ed aspettare il loro arrivo.>>
<<Bene. Ho controllato le porte; è tutto chiuso.>>
<<Grazie.>>
<<Vuoi un thè caldo?>>
<<Sì, perchè no? E vado a fare del caffè. Per i poliziotti.>>
Lui sorrise: <<Sei magnifica.>>

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⏰ Last updated: Jan 10 ⏰

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