PROLOGO.

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L'accademia militare di mio padre era fredda ed austera come sempre.
Attraversai l'enorme hall, salii le scale e fui subito davanti alla scrivania della sua segretaria, Cindy: <<Mio padre mi ha fatto chiamare.>> le dissi in tono piatto.
<<Oh, sì, entra pure Lara.>>
<<Grazie.>>
Ma non le ero tanto grata. L'ufficio era quello di sempre: grande, pieno di mobili in mogano, curato, pulito, non un grammo di polvere.
<<Oh, tesoro, vieni, entra.>> disse con voce allegra mio padre, alzando la testa da delle carte sparse sulla grande scrivania del suo ufficio.
Come poteva essere così allegro e tranquillo?
Vidi un ufficiale o roba simile che si staccò da davanti mio padre, con entrambe le mani appoggiate alla scrivania, alzandosi, e voltandosi verso di me. Si mise nella solita posa "rilassata" tipica dei militari, mani giunte davanti a sé e sguardo fisso in avanti. Mi ero sempre chiesta come accidenti facessero, poi, a restarsene così immobili, ma non ci feci caso più di tanto.
Mio padre aveva in testa mille idee, progetti, lezioni.... ed incontrava spesso cadetti o altri militari nel suo ufficio personale. Il generale Crowfield. Wow.
Mi richiusi la porta alle spalle e mi diressi verso un piccolo insieme di poltroncine, tre, poste davanti al camino sulla destra, come se si trattasse di casa mia e non dell'ufficio di mio padre.
Aveva già dimenticato. E si era buttato a capofitto nel lavoro.
Pestare una mina in Iraq era servito quel che bastava per farlo rispedire a casa, con una gamba in meno - ora sostituita con una delle migliori protesi in circolazione, l'udito dell'orecchio destro compromesso per sempre - ora guarito grazie alle moderne tecnologie - dall'unica famiglia che gli fosse rimasta: me, l'amata figlia che aveva lasciato con la morente moglie sette anni prima.
Al suo ritorno, il suo capo, non chiedetemi il grado perché non lo ricordo mai, gli aveva chiesto cosa preferisse se la pensione o il decoro a vita e lui, manco a pensarci su troppo, aveva espresso il desiderio di aprire un'accademia militare tutta sua, proprio nel nostro paesino, Cleveland. Assurdo. Un'accademia militare a Cleveland! Ebbene... ebbe un successo enorme.
E quindi eccomi lì.
Gettai la tracolla di scuola su una delle poltrone e mi buttai a sedere come se nulla fosse sull'altra, appoggiando i piedi sul bracciolo di quella su cui avevo appena mollato la borsa di scuola.
Perché mi aveva fatto chiamare, poi?
<<Lara...>> Cominciò: <<posso presentarti... il sergente... Max Benhold. È il mio miglior soldato.>>
Alzai gli occhi su di lui e lui, mentre mio padre faceva le prestazioni - chissà perché - il giovane girò sui tacchi e mi porse la mano destra. Mi accigliai e la guardai; poi, alzando lo sguardo incontrai... i suoi occhi verdi e rimasi letteralmente senza parole. Era davvero un bel ragazzo: doveva essere non più alto di me ma... ciò che mi colpì fu tutto l'insieme, in realtà: occhi, capelli castano scuro che stranamente non erano tenuti al solito taglio corto dei militari. Fu tutto l'insieme, ecco. Dischiusi le labbra, guardai mio padre, che con un cenno del capo mi invitò ad alzarmi, ovvero ad essere più decorosa - essendo io la figlia di un generale pluridecorato in battaglia - e stringere la mano al giovanotto che non doveva avere più di tanto oltre la mia età.
<<Lieto di conoscervi, Lara Crowfield, siete incantevole.>>
Incantevole!?
Ero vestita da scuola, come sempre.
Incantevole!
Gli strinsi la mano, dubbiosa e guardai mio padre con un'espressione che a lui fece sorgere un sorriso: <<Il sergente Max è il migliore di tutta l'Accademia. Ed è... beh, ha mostrato ottime doti investigative, e di... come dire, beh, te ne renderai conto tu stessa nel tempo che passerete insieme.>>
<<Tempo che passeremo insieme?>> chiesi piuttosto interdetta.
<<Io ho molto lavoro da sbrigare.>> Fece mio padre di scatto, alzandosi, mentre "Max" faceva un passo indietro ed assumeva la solita posa dura e composta. <<Oh, tesoro,>> fece, voltandosi proprio davanti alla porta: <<stasera purtroppo non ceneremo insieme: il primo ministro ha dei progetti per l'accademia che... beh, me li mostrerà stasera e... quindi se tu vuoi...>>
<<Me la caverò anche senza di te.>> Feci riassegnata.
<<Ne sono sicuro, cara.>>, fece bonario, e dopo che si fu chiuso la porta alle spalle... mi lasciò sola col "sergente Max" o quello che era, nel suo grande ma non enorme ufficio di lusso della sua pluridecorata Accademia militare.

La ragazza e l'ufficiale Where stories live. Discover now