Capitolo 6 - Balliamo?

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<<Tieni.>> Max mi porse un bicchiere.
<<Lo sai che non bevo.>> Feci mormorando torva. Perché cavolo aveva detto davanti a tutte che era il mio ragazzo!?
Ma in fondo lo sapevo.
Per spaventare Jacks.
Beh, non era servito.
Nemmeno se avesse detto di essere il figlio del presidente degli Stati Uniti d'America sarebbe servito a qualcosa.
<<Non è alcolico. È un tonico. Per riprenderti.>> fece lui sedendosi vicino a me. Aveva avvicinato una sedia da uno dei tavoli là vicino.
<<Ooh!>> Fece Annecy già sciogliendosi. La fulminai con lo sguardo e presi il bicchiere. Avrei voluto gettarglielo in faccia ma dovevo continuare a recitare la mia parte davanti alle reporter Annecy e cugina.
<<Piacere di conoscervi, signorine. Max.>> Fece lui allungando una mano ad Annecy e le altre.
<<Piacere mio...>> Ammiccò Annecy stringendogli la mano.
Dopo il giro di presentazioni: <<Max, ti presento Annecy, sua cugina, Charlotte e Bianca.>> ne seguirono vari "Ciao!" E: "Piacere di "conoscerti!"
<<Allora!?>> Cominciò Annecy, <<Dove vi siete conosciuti, voi due!?>>
<<All'Accademia.>> Rispose Max tranquillo. Non era una bugia. Era vero. Ma non era scattato nulla. O meglio... io l'avevo notato ma... se da parte sua era scattato qualcosa non seppi dirlo. Era rimasto serio ed impassibile dall'inizio alla fine, nell'ufficio di mio padre.
Tutte ma soprattutto Annecy trattennero il fiato.
<<E poi!?>> continuò lei. Era ovvio che avrebbe voluto sapere i dettagli successivi. Quando si era dichiarato? Come? Da quanto stavamo insieme?
La musica era cambiata, un ballo lento, e così cambiai argomento: <<Balliamo?>> Feci prendendo la mano al bellissimo sergente che aveva preso posto vicino a me.
<<Certo, tesoro.>> fece lui.
Tesoro.
Accidenti, non perdeva tempo. Ed era pure bravo a recitare.
Lasciammo le ragazze sciogliersi in un "Ooh" trasognato e ci gettammo in pista. Mi infastidiva. Perchè era una farsa. Avrei voluto che fosse reale. Che tutto quello che mi dicesse fosse reale.
Max dava le spalle alle ragazze e mi mise una mano sulla schiena mentre l'altra teneva la mia mano destra. Brividi e stelle cadenti ovunque.
<<Stai bene? Sembri... infastidita.>>
<<Beh, avrei voluto... che fosse reale.>>
<<Come?!>>
<<Non...>> mi affrettai a dire: <<Non in quel senso, intendevo... se mai avessi un ragazzo, io...>>
<<Perdonami ma dovevo tentare. Non mi andava di dire che sono un soldato. A certi questo tipo di informazioni è proprio ciò che serve per farli saltare in su come molle.>>
<<Okay, ma... che ti è saltato in mente!?>> Dissi con una smorfia che non era né un sorriso ne un'espressione minacciosa.
<<Beh, ti ho salvato le chiappe, tesoro.>>
<<Sì, come no.>> Mormorai scuotendo la testa e guardando svelta il tavolo. Le ragazze chiacchieravano a bassa voce ogni tanto guardando verso la nostra direzione. <<Quindi ora, in teoria, siamo fidanzati.>>
Lo guardai, mentre continuavamo a muoverci a passo di musica.
<<Diciamo di sì.>> fece lui.
<<E questo come potrebbe migliorare la mia sicurezza, sentiamo?>>
Lui si avvicinò al mio orecchio sinistro ed io mi accigliai: <<Prima di tutto, Lara, lasciami dire che è un vero onore, fingere di essere il tuo ragazzo. E secondo...>> Fece tornando davanti a me: <<come hai visto stasera allontana i bulli, non credi?>>
<<A me pare che stesse per farti il sedere, sergente.>>
<<L'ho rimesso al suo posto, mi pare.>> Concluse lui.
<<Sì, beh...>> Cominciai. <<Immagino che nei marines vi abbiano insegnato a... difendervi.>>
Lui sorrise alzando gli occhi al cielo: <<So difendermi, tirare di scherma e nuotare.>>
<<Ooh, wow. Che dire, sono colpita, sergente.>>
<<Max.>>
<<Maximus.>> Puntualizzai. <<E che nome... Romano. Fa quasi venire i brividi.>>
<<Mio padre amava la storia romane. E i greci.>>
<<Amava?>> Feci.
Lui cambiò espressione: <<È morto. Sette anni fa.>>
<<Oh. Mi dispiace. Hai detto... sette?>> Chiesi pensierosa.
<<Sì, perché?>>
Lo guardai negli occhi: <<Anche mio padre sette anni fa rischiò di morire.>>
<<Beh, direi che è stato piuttosto benedetto. Il mio è morto, invece.>>
<<Mi dispiace.>> Gli dissi, in completo imbarazzo.
Lui aprì bocca e guardò in alto, forse indeciso se parlare ancora o meno.
<<È stato lui a... Salvare la vita a tuo padre, Lara.>>
<<Cosa!?>>
<<Si accorse per tempo che il campo era minato. Ha fatto balzare via tuo padre dalla mina, che esplose in quel momento.>>
<<Accidenti...>> Sussurrai distogliendo lo sguardo. <<Max, mi dispiace.>> gli dissi per la terza volta tornando a guardarlo.
<<Quindi è... è per questo che sei entrato nei Marines? Per...>>
<<Fargliela pagare, in qualche modo. Ed allo stesso tempo... mi fa sentire più vicino a lui. Era un eroe, per me. Avevo quattordici anni e già allora sapevo che sarei entrato nell'Esercito.>>
<<Sì, ma... perchè poi sei entrato nei Marines?>>
Lui sbottò in un sorriso: <<Tuo padre. Mi ha confessato che... insomma gli ha fatto promettere che in qualche modo mi avrebbe dovuto proteggere. Meglio i marines che l'Iraq.>>
<<Ma sì, certo; è più "sicuro".>>
<<Esatto.>>
<<È come se... tuo padre...>> Lo guardai negli occhi: <<fosse in un certo senso in debito con me. In più c'era quella promessa del suo migliore amico: proteggermi.>>
<<Lo capisco.>> Feci.
<<Io non credo.>>
<<A quest'ora sarei orfana.>> Gli feci notare. <<Però ti sei arruolato comunque.>> aggiunsi.
<<Sì, te l'ho detto perchè.>>
La musica era cambiata. La ragazza che cantava dal vivo intonò "Into your arms", di Ava Max. Non era semplice quella canzone da cantare.
<<Uuh, questa canzone mi piace.>> feci, con la semplicità di una bambina.
<<Allora dobbiamo impegnarci.>> fece lui.
Cominciai a schioccare le dita a ritmo di musica e ci girammo intorno per un pò. Per tutta la prima strofa, in realtà. Quando scoppiò la pausa musicale lui mi prese per la mano e mi fece volteggiare; mi girai ed alzai le mani dandogli la schiena. Lui mi mise le mani sui fianchi ed una scossa mi esplose nel petto.
Accidenti, però!
Mi era davvero vicino.
Tornammo a schioccare le dita ed a girare in cerchio. Ripetemmo tutto da capo come prima.
<<Però, sei bravo, come ballerino.>>
<<Quante cose non sai di me.>>
<<Non mi sorprenderebbe se fossi anche bravo a baciare.>>
Lui si accigliò: <<Vuoi provare?>> disse sorridendo.
Mi accigliai a mia volta e rimasi a bocca semi aperta: <<Non...>> feci sorridendo <<non intendevo dire che..->>
<<Sicura?>>
Mi accigliai di nuovo ed eravamo tornati a schioccare le dita.
Non sapevo più che dire, ma tutto mi portava alle sue labbra. Volevo baciarlo sul serio.
Continuammo a danzare e battere le mani e poi la musica finì.
Dopo un attimo il pianista intonò "A sky full of stars".
<<Ehi! Anche questa canzone mi piace un sacco!>> feci.
<<Ma tu guarda.>> fece lui senza scomporsi.
<<Non è che, per caso hai...>>
<<Cosa? Spiato la tua playlist? E quando, l'avrei fatto, poi? Ricorda che tuo padre mi ha detto solo oggi che avrei dovuto farti da baby sitter.>>
<<Ehi!>> gli dissi dandogli una pacca sul braccio. <<Potevi sempre rifiutarti!>>
<<Dovevo accettare. Per forza.>> fece lui.
<<Per fare carriera?>>
<<No.>> fece chiudendo lentamente le palpebre. <<Lo dovevo fare per mio padre.>>
Ah, già. Che stupida.
La canzone intanto era cominciata da un pò, con il suo stile baldanzoso. Molleggiammo un pò sulle gambe e poi la musica esplose ma... solo io mi scatenai. Forse non era proprio nel suo stile quel ritmo scatenato. Lui continuò a molleggiare come prima. Poi schioccai le dita a ritmo di musica ed andammo così, avanti, per tutta la pausa musicale, ballandogli davanti. Poi dandogli la schiena, come poco prima con l'altra canzone e poi gli tornai davanti. La musica cambiò leggermente. Come se si fosse fatta più... romantica. Lui mi mise la mano in basso, sulla schiena, e mi avvicinò a sè. Mi accigliai, ci guardammo come incantati, e fu come se... volesse quasi... ed infatti ci avvicinammo, pian piano... ma poi il ragazzo riprese a cantare e mi voltai verso di lui e anche Max, che mi lasciò allontanare. Rimanemmo lì e lui, prendendomi semplicemente per mano mi fece girare in cerchio e lui girò davanti a me.
<<Sarà meglio tornare a casa.>> fece. Sembrava... deluso.
<<Sì.>> sussurrai.
Tornammo dalle mie amiche e dissi loro che ero stanca. Sapevano del mio problema che mi affliggeva da sette anni a quella parte. E quel problema, catalogata da poco tempo come vera e propria malattia, comportava che spesso mi sentissi stanca senza aver fatto nulla di che.
<<Buonanotte, tesoro.>> fece Annecy.
Ci scambiammo la buonanotte e mi allontanai con Max. Come sempre mi aprì la portiera, salimmo in auto e tornammo a casa. Nessuno dei due parlò. Lui parcheggiò davanti casa, scendemmo e ci avviamo sempre in sacro silenzio verso la porta.
Infilai la chiave nella toppa ma la porta era già stata aperta.
<<Aspetta.>> mi fece Max, mettendomi una mano sulla mia. Ma fu quando tirò fuori una pistola che mi stupì.
<<E quella da dove salta fuori!?>> Lui fece un cenno col capo. <<Resta vicino a me, capito? Dietro. Ma se inizio a sparare scappa, prendi la mia auto,>> mi passò le chiavi <<e chiama la polizia.>>
<<Perchè non chiamarla subito?>> feci sussurrando.
<<Beh, è reato chiamare senza motivo.>>
<<Ma non è..->>
<<Tesoro, sei tu?>> sentii chiamarmi da dentro casa.
<<Ma è mio padre!>> esclamai entrando. <<Papà.>> feci una volta dentro. Max mi fu subito dietro. Mi sfilai gli stivali.
<<Oh, sergente Templesmith.>> fece mio padre.
<<Signore...!>> fece lui mettendosi sull'attenti.
<<Siete usciti davvero, alla fine.>> commentò.
Guardai Max in tono colpevole e mi affrettai a dire: <<Sì, io... ho visto le ragazze.>>
<<Al locale del mio ex collega?>>
<<Già.>> feci.
<<E com'è andata?>> chiese.
<<Ehm...>>
<<Ho individuato il soggetto, Signore.>> commentò Max. Aveva assunto la sua solita faccia e postura da statua.
<<E...?>>
<<E... beh, sono dovuto intervenire.>>
Mio padre mise giù il bicchiere - scotch, probabilmente - e lo ascoltava attento: <<Va avanti.>>
<<Nulla, Signore. Non credo ci riproverà.>>
<<Gli hai detto chi eri? E poi perchè non indossi l'uniforme, soldato?>>
<<Gliel'ho chiesto io.>> feci difendendolo.
<<Oh.>>
<<Ho pensato attirasse troppo l'attenzione.>> aggiunsi.
<<Bene.>>
<<Signore, ho dovuto aggiungere e mettere in chiaro che...>> aveva la sua attenzione: <<mi sono presentato come il ragazzo di vostra figlia.>>
Mio padre assunse un'espressione stupita. <<Oh. Beh, se... se serve a tenere... quel bullo alla larga... va bene, molto bene. Hai la mia approvazione, soldato.>>
<<Cosa?!>> sbottai io sorridendo.
<<Suvvia, tesoro, Maximus è...>>
<<Sì? Cosa?>>
<<Beh, lui è... il migliore soldato che conosca. Sarà... solo finchè quel tipo non finirà dietro le sbarre, cosa che molto probabilmente accadrà molto presto.>> Nessuno dei due rispose.
Poi però Maximus disse: <<Non è... contro le regole?>>
<<Non c'è mai stato nulla di male.>> disse mio padre in semplicità: <<Sai quanti generali hanno come genero un loro sottoposto...>>
Accidenti.
Guardai Max interdetta.
E addio ai miei buoni propositi. Se avremmo dovuto passare un sacco di tempo insieme... era praticamente impossibile che io non mi fossi innamorata di lui, prima o poi.
<<Bene! Se... non avete... altro da... aggiungere, io vado a dormire. Voi... beh, guardatevi un film o... fate un pò quello che vi pare, ragazzi.>>
Guardare un film? Mio padre si avviò su per le scale e noi due restammo all'entrata. Max si sfilò gli stivali ed esclamò: <<Beh, ti va potremmo vederci... che so, magari le vecchie puntate del Tenente Colombo?>>
Sorrisi e mi voltai completamente verso di lui: <<Sei serio!?>>
<<Pensavo ti piacesse.>> fece lui una punta ferito, scuotendo la testa.
<<Se è quando vorrò un ragazzo non vorrei mai che lui fingesse per stare con me.>>
Lui fece un passo avanti e disse, serio: <<Magari non sto fingendo.>> Rimasi di stucco e lui si limitò a sorridere in una smorfia. <<Tenente Colombo sia!>>

La ragazza e l'ufficiale Where stories live. Discover now