Capitolo 7 - IL TENENTE COLOMBO.

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<<Quale vuoi vedere?>> Mi chiese. Si era appropriato del telecomando e si era seduto comodo sul divano ed aveva aperto Amazon prime.
<<Mmh... Sono arrivata... A quella sull'arte.>>
<<Ottimo.>> E premette il tasto della puntata successiva a quella. Partì. Me ne stavo imbronciata. Nella mia testa malata e da scrittrice era tutto sbagliato. Era una farsa. E non mi andava a genio fingere che lui fosse il mio ragazzo, ma non sapevo come esprimere i miei capricci da bambina ricca e viziata. <<Vuoi che ordiniamo qualcosa da stuzzicare?>> Mi chiese. Alla fine, al locale, non avevo mangiato nulla. Forse era per quello che mi sentii subito stanca.
<<A quest'ora?>> Chiesi.
<<Certo.>> Rispose lui tranquillamente.
<<Magari delle patatine fritte e... aranciata.>>
<<Ottimo. Allora due.>>
<<Chiamo io.>> E sbloccai il telefono. <<Arrivano tra una decina di minuti.>> Feci imbronciata e bloccando il telefono.
<<Bene. Fare a botte mi ha fatto venire una certa fame.>>
<<Lo immagino.>> Feci tenendo gli occhi incollati alla scena dell'omicidio. <<In realtà credo solo che ti voglia indagare su Alex delle pizze. Non t'importa che io abbia fame o meno. Ed in più vuoi fare colpo su mio padre.>>
<<Mi addolora,>> cominciò a dire, ed io lo guardai: <<sentire che tu creda questo, Lara. Perché non è così.>>
<<Come vuoi.>> Feci imbronciata e tornando a guardare la TV.
<<Tutto ok?>> Mi chiese Max senza smettere di guardarmi.
<<Sì.>> Feci torva tenendo gli occhi incollati alla TV.
<<A me non sembra.>> Fece lui. Poi, si appoggio' allo schienale del mio comodo e nuovissimo divano, allargò il braccio sinistro e lo stesso dietro di me appoggiandolo sul lungo poggiatesta dietro il mio collo. Allungai gli occhi dietro di me e voltai un poco il capo verso il suo braccio.
Lui teneva gli occhi fissi sulla TV ma poi sorrise e sbottò in un: <<Ti dà fastidio?>> Mi chiese senza guardarmi.
<<Cosa?>> Feci tornando velocemente a guardare la TV a mia volta. Con la coda dell'occhio lo vidi sorridere e scuotere il capo, allorché, infastidita, lo guardai: <<Ti pare normale, tutto questo!?>>
La sua gamba sinistra molleggiava nervosa e lui, sorridendo senza staccare gli occhi dalla TV ammise: <<Sì. Perché non dovrebbe? E poi comincio a trovarlo piuttosto divertente.>>
<<Ma pensa.>> Feci tornando a guardare la TV. <<Chi l'avrebbe mai detto.>> E dopo un attimo aggiunsi: <<Mi ha stupito comunque.>>
<<Cosa?>> Mi chiese lui sistemandosi meglio sul divano, piegando la gamba sinistra e girandosi verso di me.
<<Il fatto che tu... abbia detto a mio padre...>>
<<Oh. Beh, non potevo mica nasconderglielo. Magari l'avrebbe saputo da altri e... non volevo compromettere il buon rapporto che ho con lui.>> Lo guardai quasi addolorata. <<E poi in amore... beh, le sorprese sono necessarie, non credi?>>
<<In cosa!?>> Rinsavii.
Lui scosse il capo ed aggiunse: <<Lara, è... è per finta, d'accordo? E non sarà per sempre, se tu non lo vorrai.>>
<<Se io co..- senti, per me... È già abbastanza che tu sia qui e... Che ti comporti da fidanzato perfetto e tutto il resto. La prossima mossa quale sarà, provare a baciarmi?>>
<<Se proprio desideri...>>
Aprii la bocca e stetti per replicare ma in quel momento suonarono alla porta.
<<Alex delle pizze.>> Esordì il giovane quando Max aprì. <<Ecco a lei.>> Fece passandogli una busta di carta.
Max pagò e poi attaccò bottone con le sue indagini: <<Vieni sempre tu a consegnare a questo indirizzo?>>
<<Sì, signore.>>
<<E... Non hai mai notato nulla di strano?>>
<<No, signore.>>
Potei sentire il tono incerto del ragazzo e così corsi alla porta: <<Grazie mille, Alex e scusa per l'ora tarda.>>
<<Ma figurati, Lara. Buon appetito!>>
Ringraziammo e dopo che Max ebbe chiuso la porta lo attaccai dura: <<Era proprio necessario?>>
<<Sì.>> Fece lui con la solita faccia da schiaffi.
<<Sei insopportabile.>>
<<Ottimo.>> Mi avviavo verso il divano ma quel commento mi fece girare verso di lui e provare un'immensa voglia di prenderlo a schiaffi. <<Mangiamo?>>
Passammo la puntata a sgranocchiare patatine fritte immerse in un mare di ketchup e salsa barbecue.
<<Non ti faranno ingrassare tutte queste patatine?>> Gli chiesi. Alex delle pizze non era tirchio quanto a porzioni. <<Non dovete seguire... Una dieta? O qualcosa del genere?>>
<<Sì beh... Mi tengo in forma. Nel mio garage ho una mini palestra, in pratica.>> Rispose lui convinto. <<Sgarro proprio giusto per il weekend.>>
Accidenti. Un ragazzo dalla condotta immacolata. Non riuscii a non immaginarmelo che si allenava, però. Doveva essere uno spettacolo davvero interessante viste le sue braccia ed il suo fisico tonico ed asciutto.

Fu strano ma passammo in rivista quella puntata e la successiva in assoluto silenzio.

<<Facciamo partire la terza?>> Mi chiese.
Erano da poco passate le dieci e mezza.
<<Ma sì, perché no?>> Chiesi allegra.
Quella ero io: il minuto prima poteva darsi che fossi triste e angosciata per la più minima delle cavolate ed il minuto dopo poteva darsi che fossi allegra e spensierata.
<<A meno che...>> corrugai le sopracciglia. <<Non avessi in mente qualcos'altro da fare.>>
Mi accigliai. E decisi di stare al gioco: <<Qualche esempio, sergente?>>
Lui arricciò in dentro le labbra e scosse la testa, ma poi, con un piccolo balzo mi si avvicinò, piegò la testa verso destra e disse: <<Stavo pensando...>> Alzai le sopracciglia. <<Sai di domani mattina, vero?>> Chiese tutto d'un fiato.
Accidenti. La fine del primo trimestre all'Accademia!
<<Ehm... Sì, quella... Cosa voluta da mio padre. Per i cadetti del primo anno.>>
<<Esatto.>> Annuì lui.
<<È alle undici. E seguirà...>>
<<Un buffet.>> Annuii: <<E allora?>> Feci impaziente.
<<Io...>> Fece sbattendo le sopracciglia <<sono in vero disastro agli eventi pubblici.>>
<<Ma tu guarda,>> feci incrociando le braccia. <<non si direbbe affatto.>>
<<Tu dici?>>
<<Certo! Sei... Insomma... Carino e... Hai una bella presenza. E poi ti ricordi le mie amiche? Al locale? Per poco non svenivano quando ti stavo presentando.>>
<<Io ricordo solo come ballavi e che, ad un certo punto... Mi è sembrato quasi...>> Scossi il capo. <<Sarà stata una mia impressione, allora.>> Fece lui scattando su e tornando ad appoggiare la schiena sul divano. Quel ragazzo aveva l'immenso potere di farmelo desiderare ed allo stesso tempo di farmi venire voglia di strangolarlo. <<Sono una frana a parlare in pubblico.>> Fece fissando un punto indefinito sul tappeto davanti a noi e sulla quale avevamo abbandonato le ciabatte.
<<Oh.>> Feci fissando anch'io il tappeto.
<<Ma tu sai scrivere.>>
Tornai a guardarlo. <<Aah, ora capisco: dovrai tenere un discorso.>>
<<Già.>>
<<E vuoi che io ti aiuti a scriverlo, non è così?>>
<<Solo se... Ti va. All'inizio, beh... Non volevo chiedertelo. Non mi conoscevi ancora bene.>>
<<E adesso? Cos'è cambiato?>> Feci.
Lui scosse in maniera impercettibile il capo e disse: <<Sai, cominci a piacermi. Mi rendi più facile il lavoro, e... Non sei una smorfiosa insopportabile come tante altre figlie di comandanti o gente in voga che ho incontrato.>>
<<Lavoro.>> Feci. <<Per te è solo questo, quindi.>>
Piegò la testa di lato: <<Perché, vorresti che fosse qualcosa di più?>>
Mi accigliai e mi alzai dal divano: <<Bene!>> Feci battendo le mani <<direi che la serata volge al termine, per cui...>> Feci indicando le scale con il pollice: <<credo che andrò in camera mia a scrivere un discorso.>>
<<Non ti ho detto su che argomento.>> Disse lui tranquillamente.
<<Incoraggiamento alle nuove reclute.>> Commentai.
<<Buono.>> Fece.
<<E poi ho il tuo numero. Se... Avrò dei dubbi... Ti scriverò.>>
<<E quindi... Adesso che succederà?>> Mi chiese ancora.
Mi voltai: <<Dimmelo tu.>> Feci.
<<Quello che vuoi tu, Lara.>> Rispose in semplicità.

Oh, bene. Allora gliel'avrei fatta pagare.
O quello o... c'era un'altra soluzione: l'avrei fatto innamorare di me.

La ragazza e l'ufficiale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora