CAPITOLO 10 - LA FESTA.

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Uscimmo dalla boutique.
<<Ti va un caffè? Offro io.>>
<<Ehm...>> Ci avrebbe visto mezzo paese insieme. Era sabato. Erano tutti fuori o a fare spese. <<D'accordo.>> Feci incerta.
<<Non sembri molto convinta.>>
<<No, è che...>>
<<Senti,>> disse fermandosi in mezzo al largo corridoio del centro commerciale, proprio davanti al bar: <<se non ti va...>>
<<No, no, affatto, va bene.>>
<<Ottimo.>> Fece soddisfatto.
Bevemmo il caffè parlando dei negozi e poi uscimmo, tornammo a casa e ci cambiammo.
Mentre scendevo le scale Max si voltò e si acciglio' non poco, vedendomi: <<Sei... Stupenda. Ti sta benissimo.>>
<<Grazie.>> Feci.
<<Andiamo?>>
<<Sì.>>

Arrivammo all'Accademia ed entrammo nell'auditorium. C'erano generali, soldati... E le nuove reclute tutte sedute insieme.
<<Dovrò sedere sul palco accanto a mio padre, mi ha fatto sapere Cindy, la scorsa settimana.>> Annunciai.
<<Ottimo. Anch'io comunque.>>
Una volta attraversato il palco e preso posto, mio padre salutò il sergente e disse a me, tutto allegro: <<Oh, bene, Max ti farà da accompagnatore? Ottimo.>>
<<Cosa?>>
Max intervenne: <<Sì, beh...>> E la sua occhiata suggeriva che dovevo stare al gioco: <<ho pensato fosse... Una buona idea. Non che qui dentro sua figlia corra qualche rischio.>>
<<No, certo.>> Fece mio padre dubbioso. <<D'accordo, bene.>> E prese posto.
Lasciai un'occhiata bollente a Max che era evidentemente risentito.
Mancava ancora un po' all'inizio della cerimonia ed io ero seduta nell'ultima sedia che completava il semicerchio mentre Max stava alla mia sinistra.
Si chinò verso di me: <<Senti, mi dispiace... di non avertelo chiesto ma avevo paura fosse un po' troppo voler essere il tuo accompagnatore, anche oggi.>>
Piegai un attimo la testa verso sinistra: <<Sì, beh, d'accordo. Non sapevo nemmeno di doverne avere uno, oggi. Così come una guardia del corpo, del resto. Però va bene così. Anche perché ci sarà anche Tom, credo.>>
<<Tom?>> Fece Max.
<<Sì, è... Il figlio del primo ministro. Tom Ardin. Ed è... tremendamente fastidioso.>>
<<Ti dà noia?>> Mi chiese.
Lo guardai e dopo aver distolto lo sguardo ammisi: <<Sì, beh... Mi fa paura certe volte.>>
<<Ovvero?>>
<<Fa continue allusioni a... Noi due insieme... Mi ha chiesto così tante volte di uscire che ho perso il conto.>>
<<Vuoi che... Faccia come al locale? Metto in chiaro che sono...>>
<<Oh.>> Feci pensierosa, <<davvero non... Non saprei, Max, è... Piuttosto complicato. È il figlio del primo ministro e... che dire? Lui è potente. Non vorrei crearti problemi, ecco. Alla tua carriera. Se ti prendesse di mira potrebbe essere la fine, per te. È scaltro, intelligente e sa mettere letteralmente le mani ovunque, non... Non mi va che ti facesse sbattere fuori.>>
Max alzò le sopracciglia: <<È così tremendo?>>
<<Già.>> Dissi sfiduciata. <<E super orgoglioso, anche. Devo sempre fingere che... sia tutto in ordine, con lui e sganciare qualche complimento. Ma non sono brava a mentire. Credo l'abbia capito che con lui mi sforzo di essere cortese e che fingo.>>
<<Se non ti convince non vedo perché tu debba essere gentile. Evitalo e basta.>>
<<Sì ma è lui che mi cerca.>>
<<Beh,>> fece lui guardando la sala, che si stava riempiendo di ospiti d'onore eleganti: <<difficile non venirti a parlare.>> Sorrisi. <<Starò alla larga e... Se proprio succede qualcosa... Non lo so, se ti turba interverrò.>>
<<Solo se sarà necessario.>> Puntualizzai.
<D'accordo.>>
La cerimonia iniziò, ci furono vari discorsi, poi il mio e quello di Max.
Venne annunciato il buffet e ci spostammo tutti nella sala a fianco.
<<Oh, oh, ooh; bene, bene, bene.>>
Mi voltai: <<Tom...>> Feci.
<<Buongiorno, splendore. Oggi mi delizi.>> Fece facendo scorrere i suoi occhi azzurri sul mio vestito.
Sfoggiai il mio migliore sorriso e risposi: <<Come stai?>>
<<Beh, insomma...>> Fece facendo ondeggiare la sua figura elegante: <<sono... Deluso, signorina Crowfield.>>
<<Oh.>> Feci. Avevo un brutto presentimento. <<E... Come mai?>>
<<Mi dovete almeno... Una decina di cene. Che non avete mai accettato di consumare con me. Eppure sono il figlio del primo ministro, voglio dire.>>
<<Oh. Perdonami, è che...>>
<<Sì?>> Fece sorridendo. Si sporse verso di me, le braccia allacciate dietro la schiena.
<<Non...>>
<<Non?>>
<<Non credo di essere il tuo tipo, Tom.>> Dissi tutto d'un fiato.
<<Ooh, allora è per questo. O c'entra quel sergente... Maxwell? Oh, no: Maximus Templesmith.>> Chiese pronunciando con calma il suo nome.
<<Cos..- che c'entra lui?>> Feci un po' troppo interessata.
<<Aaah, visto?>> Fece il ragazzo piegando la testa. <<Ero sicuro: bel portamento, carriera impeccabile...>>
<<Non c'è..- Non c'entra niente, lui. Lascialo perdere.>>
<<Quindi sai bene quanto potere ho, splendore.>> Lo guardai infuriata. <<Mh...>> Fece arricciando le labbra. <<Sicura? Che lui non c'entra con questo...>> ed indicò con lo sguardo il vestito: improvviso cambio di look? Perché... Vedi, tesoro,>> fece piegandosi verso di me: <<ultimamente pare che passiate molto tempo insieme.>>
Rimasi senza parole ma decisi di affrontarlo: <<Mi fai spiare, Tom?>>
<<Mmh... No, tesoro. Come ti viene in mente?>> Fece un po' troppo divertito.
<<E vuoi addirittura uscire con me. Quindi, una volta fidanzati, che farai, assumerai un investigatore privato per tenermi d'occhio?>>
<<Io non...>> Sembrava sincero.
<<È per questo che non uscirei mai, con te, figlio del primo ministro.>> Posai seccata il bicchiere sul tavolo, guardandolo, per godermi la sua espressione. Sorrise e fece un piccolo cenno del capo. Mi allontanai. Ero a dir poco furiosa.
Tra il bullo e lui non seppi più, in quel momento chi fosse peggio.
<<Tutto bene?>> Max mi si avvicinò. Eravamo in fondo alla sala e guardavamo gli ospiti.
<<Non vedo l'ora di andare a casa.>> Feci.
<<Puoi sempre dire di essere stanca. O che devi studiare. Ti riaccompagno, se vuoi.>>
<<Ma non devi restare, tu?>> Gli chiesi guardandolo.
<<Nemmeno io amo queste feste. E poi pare che io stia antipatico alla maggioranza delle persone. Non mi si avvicina mai quasi nessuno.>> Ammise facendo scorrere gli occhi sui vari invitati.
<<Oh.>> Cominciai a credere che Tom ne fosse il responsabile. <<E... Non ne sai il motivo?>>
<<Mmh... No.>> Fece lui arricciando le labbra.
<<Maximus Templesmith, è un vero onore conoscerti di persona.>>
<<Thomas Ardin. Anche per me.>> Fece Max mantenendosi diplomatico e voltandosi verso di lui, tendendogli la mano. Tom non la accetto e sì limitò a sorridergli attento; mi riservo' una veloce ma divertita occhiata: <<Posso invitarvi a ballare, signorina Crowfield? Siete uno schianto con quel vestito.>>
Mi accigliai.
<<Veramente la signorina Crowfield mi diceva proprio ora di..->>
<<Non ho chiesto il vostro permesso, sergente.>> Lo interruppe lui.
Max diede un colpo di sopracciglia e, rassegnato, distolse lo sguardo e buttò giù un sorso di champagne.
<<Io... D'accordo.>> Feci.
Almeno l'avrei allontanato da Max. Potei notare sul suo viso un'espressione confusa.
<<Ottimo.>> Concluse Tom.
Mi accompagnò al centro della pista.
Mentre ciondolavamo di qua e di là mi chiese: <<Come trovate la festa?>>
<<Beh... Noiosa. Credo.>>
<<Ci sono sempre le camere dei cadetti, di sopra. Potremmo... Divertirci un po', io e te, non credi?>> Feci un passo indietro, allontanandomi e sciogliendo la mia mano dalla sua.
Accidenti, non si era mai spinto così oltre con le allusioni.
<<Devi aver bevuto fin troppo champagne, Tom.>> Dissi gelida.
<<Perché, era un complimento!>>
<<Un complimento!?>> Chiesi oltraggiata.
Poi lui si avvicinò al mio orecchio sinistro, mormorando: <<Qualcosa mi dice che sei molto brava a letto.>>
Fu abbastanza. Gli mollai un ceffone e mi allontanai pestando i piedi, non prima, però, di vedere la sua espressione accigliata e piccata.
Max stava sfilando un pasticcino salato di pasta sfoglia da uno dei vassoi ma io lo presi per il braccio lo trascinai verso l'uscita: <<Voglio andare a casa.>> Feci.

La ragazza e l'ufficiale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora