<Chi?> chiesi, inclinando leggermente la testa per fissare nuovamente le sue iridi, desiderosa di comprendere meglio la sua storia.

<Un essere.> rispose, distogliendo lo sguardo dalla mia mano.

<Perché non l'hai denunciato? Avrebbe scontato la sua pena.> domandai, sistemando una ciocca di capelli che gli cadde sul sopracciglio.

<Non ero... non ero potente e...> fece una pausa, e io lo incoraggiai con lo sguardo ad andare avanti. <E avrei distrutto la felicità della persona che più ho amato nella mia vita.> concluse, posando la sua mano sulla mia fronte. <Non sei calda, ti preparo una tisana. Starai meglio in seguito.> dichiarò con tono premuroso, alzandosi.

Gli strinsi la mano, fermandolo mentre si stava alzando, lui si voltò verso di me. <Non voglio la tisana, preferisco parlare.> dissi, abbassando lo sguardo per un istante, incrociando involontariamente i suoi addominali perfettamente scolpiti, per poi ritornare a fissare le sue iridi. <Conoscerti meglio.>

Lui si risedette di fronte a me. <Non c'è nulla da sapere. Sono solo un ribelle che è riuscito ad entrare nella mafia. Fine della storia.> pronunciò con un'indifferenza e una freddezza straordinarie, le stesse che aveva mostrato durante i nostri primi incontri.

<Chi era quell'essere?> replicai, stringendo la sua mano per impedirgli di alzarsi.

Lui rimase in silenzio, evitando il mio sguardo e dirigendo la sua attenzione altrove.

<Perché dici di essere stato un ribelle? Cos'hai fatto? Cosa ti ha spinto a entrare nella mafia? Chi era questa persona che hai amato così tanto da soffrire nel silenzio? Per quale motivo mi hai-> la sua mano si posò sulle mie labbra, impedendomi di concludere la domanda.

<Shhh> sussurrò con i denti stretti. <Ecco la prima cosa da sapere su di me: detesto chi cerca di imporsi. Quando deciderò di parlare, lo farò. Ma fino a quel momento, non cercare di impormi nulla.> dichiarò, con un accento di rabbia nella sua voce.

<Scusa> sussurrai, stringendo la sua mano e allontanandola lentamente dalle mie labbra. Il suo sguardo si posò su di esse per un momento, prima di tornare a incrociare i miei occhi. <Volevo solo... volevo solo sapere di più.> aggiunsi esitante.

<Lo so, ti preparo la tisana.> disse, alzandosi e volgendo il suo sguardo verso il bagno. <Hai vomitato?> chiese, entrando e chiudendo il rubinetto che dimenticai aperto.

<Sì.> ammisi, alzando leggermente le coperte. <Cos'hai mangiato?> chiese lui, tornando in camera. <Nulla..> affermai, cogliendo un'espressione confusa sul suo volto.

<Hai bevuto qualcosa? O forse hai sentito un odore che ti ha fatto venire il vomito?> domandò con preoccupazione, avvicinandosi a me.

<Forse è il caffè di stamattina, non sono abituata a berlo.> dichiarai, cercando di alzarmi in piedi. Ma appena provai, un giramento di testa mi colse di nuovo. Una mano robusta mi resse, aiutandomi a risedermi.

Aprii gli occhi e lo vidi a breve distanza da me. <Hai bevuto solo un caffè da stamattina? E poi ti meravigli se stai male?> chiese con evidente ironia.

Sollevai lo sguardo al cielo, alternando la mia attenzione tra le sue labbra lucide e i suoi occhi che brillavano intensamente sotto la luce della lampada.

The Promise 2Where stories live. Discover now