Nonostante ciò, Isabel non obbedì ai miei ordini e si diresse alla villa, scontrandosi con Diamond come una bambina e riversando addosso a me il suo odio, pur essendo consapevole delle difficoltà che ho a gestire la rabbia. Difficoltà che ho dovuto affrontare in passato e che ancora oggi mi tormentano.

Roman mi chiamò poco prima del suo arrivo, riferendomi come la mia adorata ninfetta avesse tentato di persuaderlo a farle vedere Ivan Ghellen. Sostenne che io le avessi dato il permesso, attribuendo tali ordini direttamente a me. Usò il mio nome per i suoi inganni, ma Roman, intelligentemente, valutò l'impossibilità di un tale ordine da parte mia.

Osò attaccare Diamond davanti a me, manifestando una gelosia insensata. Non mi sono mai riservato esclusivamente a lei; da sempre, non mi sono mai fatto problemi a stringere rapporti con altre donne, e lei ne era consapevole. Su questo punto, non le ho mai mentito, anzi, sono sempre stato sincero.

Mi raggiunse con due bicchieri di vino rosso in mano e me ne offrì uno. Accettai e la osservai sedersi di fronte a me, sul tavolo basso al centro, distendendo le gambe nude nella mia direzione.

Restai in silenzio, fissandola, aspettando la sua reazione che sapevo sarebbe giunta.

<La ami?> non riuscii a trattenere un sorriso per la sua ingenua domanda. <Cambierebbe qualcosa?> risposi con un sorriso ancora impresso sul volto, bevendo un sorso di vino.

<Tu sei mio. Non dimenticarlo. Puoi andare con chiunque tu voglia, ma alla fine rimani mio.> dichiarò con grande sicurezza, bevendo anche lei del vino e lasciando cadere alcune gocce sul petto che scivolarono tra il seno. Si pulì le labbra con il pollice che poi leccò e succhiò lentamente.

<Stavo per svelarle il mio nome oggi.> dissi a bassa voce, rilassandomi sul divano senza distogliere lo sguardo da lei.

Isabel si fece seria all'improvviso <Ma non glielo hai detto, vero?> ribatté con un tono che mi parve legato più al timore che alla preoccupazione.

Rimasi in silenzio per un attimo, poi risposi <Non ho fatto in tempo. Roman mi ha chiamato e ho risposto.>

Anche lei si rilassò e si alzò, sedendosi sulla mia gamba. <Non dovresti dirglielo, non è ancora il momento.> affermò quasi sussurrando, toccandomi gli addominali sopra la camicia nera. <Non posso continuare a prenderla in giro. Si starà chiedendo perché è speciale per me, perché la proteggo da quando è arrivata in Brasile. Non posso continuare a vivere nell'anonimato.> le dissi con sincerità.

Non avrei potuto giustificare la mia lontananza con il lavoro; tra me e Diamond non c'è mai stato un legame psichiatra-paziente. E mai ci sarà. Non sono un vero psichiatra, e di certo non sono laureato. La mia vita è da sempre stata immersa nella criminalità, tra pistole e sangue. Quello che so, lo devo solamente ai libri, non a un professore o a un corso di studi prestabilito.

Mi chiederà perché è speciale, di spiegarle il motivo per cui un uomo come me la sostiene e la protegge. Diamond non è ingenua; comprenderà che nel nostro legame c'è qualcosa di più profondo della comune umanità.

<E cosa le dirai? "È colpa mia se ti trovi in questo paese, è a causa mia se sei stata stuprata, rapita e minacciata"? "Io sono Eros Knight"?> affermò Isabel, fissandomi con serietà, scandendo ogni parola con enorme odio.

<Sembri più preoccupata di me ninfetta, che succede? C'è qualcosa che dovrei sapere?> era evidente che non fosse solo preoccupazione, ma anche paura. Conosco Isabel meglio di chiunque altro, e so con certezza che sta nascondendo qualcosa.

<Riconosco l'importanza che le promesse hanno per te, e so che faresti qualsiasi cosa per mantenerle o per farle mantenere.> distolse lo sguardo per un momento prima di proseguire. <E non voglio che ti penta in seguito.> concluse posandomi un bacio sul collo e giocando con i miei capelli neri.

The Promise 2Where stories live. Discover now