Capitolo XII | Oltre le apparenze

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Piccolo spazio autore

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Ciao a tutti, mi scuso molto per l'intrusione. Come prima cosa, spero che la storia vi stia appassionando e vi stiate lentamente affezionando ad essa. Questo capitolo, a cui mi sento particolarmente legato, è stato interamente scritto ascoltando la canzone che vi allegherò in seguito in ripetizione continua per diverse ore. Volevo quindi condividerla con voi, e se vi va, e ne abbiate occasione, anche ascoltarla durante la lettura. Alla prossima ❤️

"i am not who i was - Chance Peña"

https://open.spotify.com/intl-it/track/5uu2OCGGrTRS1sIvlMgKwe

TBW

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Lasciai il palazzo di Edimburgo e tornai a St.Andrews in auto; la furia pulsante nel petto mentre guidavo a tutta velocità.

La strada si srotolava sotto le ruote dell'auto come un nastro di asfalto e non riuscivo a liberarmi da quel groviglio insopportabile che percepivo nello stomaco. Mi sentivo arrabbiato, isolato e incompreso. Un reietto che non riusciva a capire il proprio posto in un mondo governato da quelle stupide regole.

Era mezzanotte inoltrata e non avevo nessuna voglia o intenzione di mettermi a letto. Desideravo starmene da solo, bere dello scotch e fumare della buona marijuana.

Ogni studente si era ritirato nella propria stanza per la notte e il dormitorio si avvolgeva in un silenzio totale. Mentre mi dirigevo verso la sala comune, il suono regolare dei miei passi risuonava attraverso gli spazi vuoti, amplificandosi in quella solenne quiete.

La porta si aprì con un cigolio familiare e davanti agli occhi mi ritrovai l'ultima persona che avrei voluto incontrare in quel momento.

Era seduto con regale eleganza nella poltrona di fronte al camino, le gambe accavallate con l'atteggiamento di un vero principe. La camicia slacciata quasi fino allo sterno, scopriva appena la muscolatura definita del suo petto. Alcune ciocche ribelli gli coprivano a tratti gli occhi mentre un libro giaceva pigramente sulle sue ginocchia. Le labbra scarlatte indugiavano con grazia sul sigaro fumante mentre lo sguardo era concentrato sulla sua lettura.

«S-Scusami, non volevo disturbarti, me ne vado subito...» Dissi tutto d'un fiato.

«Henry! Non mi disturbi affatto, ma...» Chiuse il libro con un tonfo sommesso, dirigendo il suo sguardo verso di me con una smorfia di interesse. La stanza era pervasa da una tenue luce proveniente dall'abat-jour sul davanzale e dal leggero calore del camino. «Cristo! Ma sanguini? Henry, che succede?» La sua preoccupazione superò ogni mia aspettativa. Si alzò di scatto, si precipitò verso di me avvicinando il suo viso al mio e scrutò attentamente la ferita sullo zigomo e la spaccatura sull'angolo della bocca. Con un gesto deciso, mi prese per un braccio e mi fece sedere sulla poltrona; il velluto ancora tiepido dalla sua presenza.

«Non è niente, Isaac. Non voglio parlarne. Tu, piuttosto, che ci fai ancora sveglio?»

«Non riuscivo a dormire.» Si affrettò a dire prima di dirigersi rapidamente verso il mini-bar. Frugò per bene tra i cassetti e tornò con un sacchetto di ghiaccio, alcune garze e del disinfettante. Poi posizionò uno sgabello di fronte a me e prese posto senza rivolgermi un'ulteriore sguardo. La sua attenzione era rivolta a dispiegare le garze dalla loro confezione.

«È possibile che da quando mi trovo qui alla St.Andrews, la tua faccia sia sempre reduce di qualche lite?» Finalmente sollevò il viso, lanciandomi un'occhiata di velato rimprovero. «O semplicemente ti diletti a combattere in lotte notturne clandestine soltanto per fama?» Continuò sarcastico versando della soluzione disinfettante sulla garza ripiegata su se stessa.

La Costellazione di OrioneOù les histoires vivent. Découvrez maintenant