Capitolo VIII | Tifone imminente

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Qualche ora dopo, poco prima di cena, Shawn si catapultò in camera mia. Era pallido e sudaticcio, e aveva il fiato corto, pari a quello di un maratoneta alla fine di una corsa.

«Hai idea di dove sia Isaac?» chiese, in piedi sulla soglia, inchinato in avanti come se portasse il peso del mondo sulle spalle. Uno sguardo di preoccupazione profonda, le mani saldamente aggrappate alle ginocchia. Non lo avevo mai visto così spaventato.

«E perché mai dovrei saperlo?»

«Aveva detto a Barclay che vi eravate incontrati in biblioteca. Pensavamo ti avesse detto dove sarebbe andato.»

«Molto probabilmente quello scansafatiche starà già dormendo.»

«Ti sbagli. Non riusciamo a trovarlo. Abbiamo già controllato dappertutto e di lui non c'è traccia. Sei sicuro non ti abbia detto cosa avrebbe fatto?»

«No Shawn, io e Isaac non siamo amici e onestamente non mi importa un fico secco se non riuscite a trovarlo!»

«Ma... il vento fuori sta aumentando. Se Isaac è uscito, potrebbe davvero essere in pericolo!» La preoccupazione di Shawn mi colpì come una raffica improvvisa.

In un attimo, sentii un peso sul petto. Che cosa stava succedendo? Cos'era quella strana angoscia? Non mi stavo forse preoccupando per quel presuntuoso impostore, vanitoso e narcisista?

«Che seccatura! D'accordo, andiamo a cercarlo!» Dissi e mi infilai la giacca precipitandomi, in compagnia di Shawn, verso l'uscita del dormitorio.

All'esterno l'aria era gelida e il vento burrascoso portava con se la salsedine del mare, che sentivo appiccarmisi addosso all'istante.

La sensazione di urgenza si faceva più vivida con ogni passo, mentre la preoccupazione per Isaac si insinuava nella mia mente come un vortice crescente.

«Io vado a controllare in biblioteca, tu va' alla cappella e al museo. Vediamoci qui tra non più di dieci minuti!»

Io e Shawn ci separammo e io mi incamminai verso la cappella di St.Salvator. Si trovava proprio di fronte ai dormitori ed era una costruzione risalente al 1450, in tardo gotico, come tutti il resto degli edifici della St.Andrews. Poi passai allo stabile adiacente, che ospitava il museo dell'università. Di Isaac però, nemmeno l'ombra.

Tornato davanti al dormitorio, trovai Shawn pallido come un fantasma, con le mani in tasca e la testa stretta nelle spalle.

«Quello avrà fatto una brutta fine, senti il vento che tira, il tifone sta per arrivare! Diamine! Non possiamo più perdere altro tempo per cercarlo!» Era disperato e improvvisamente mi saltò in mente l'unico posto in cui non eravamo ancora stati.

«Non sei andato a cercarlo alla vecchia scuderia, vero?»

«Alla scuderia? No Henry, ma qui si mette male! Sarà meglio rientrare, diventa sempre più pericoloso stare qui fuori!»

«E se Isaac si trovasse proprio lì? Se gli fosse successo qualcosa? Non eri tu quello preoccupato per lui?»

«Lo sono, Henry, ma il tifone si imbatterà sulla costa da un momento all'altro. Rientriamo!»

«Và al diavolo Shawn! Andrò a cercarlo da solo! Tu torna pure al sicuro, codardo!» Furioso, girai i tacchi, allontanandomi da lui con .

«Non fare sciocchezze, Henry! È troppo pericoloso!» Riuscivo ancora a sentire la sua voce che mi pregava di tornare indietro, ma era troppo tardi perché la mia decisione era già stata presa.

La vecchia scuderia, un tempo, era adibita ad ospitare i cavalli per equitazione, poi era stata dimessa e in epoca più recente veniva usata come rimessa e deposito per attrezzi e utensili vari.

Per arrivarci avrei dovuto percorre una via angusta, gremita di pini, aldilà di una piccola collina alle spalle del dormitorio. Mentre avanzavo con fatica, il vento urlava tra i rami dei pini e il freddo pungente penetrava le pieghe della mia giacca, scivolando lungo la schiena come un brivido insistente. La luce fioca dei lampioni lottava contro l'oscurità crescente, gettando ombre spettrali lungo il sentiero, sempre più difficile da percorrere. Gli alberi sembravano stringersi contro di me come se volessero impedirmi di andare avanti. Il fruscio del vento era accompagnato da un sordo rombo lontano mentre il cielo, già minaccioso, si oscurava sempre di più, preannunciando l'imminente arrivo del tifone.

La preoccupazione per Isaac si intrecciava con il freddo che mordeva la mia pelle. Ogni passo era un'incertezza nell'oscurità imminente, mentre il buio si faceva sempre più fitto. Immaginavo Isaac là fuori, ferito ed esposto alla furia del vento, e la mia ansia cresceva con ogni passo.

Arrivando alla sommità della collina, la scuderia apparì come un'ombra imponente, quasi spettrale, nel buio crescente. La porta sembrava sbattere contro il vento, come se volesse impedirmi l'accesso.

Il tifone si faceva sempre più vicino, il suono del vento si trasformava in un ululato selvaggio. La mia preoccupazione per Isaac si mescolava al suono della tempesta imminente. Era come se la natura stesse urlando un avvertimento, ma non potevo permettermi di fermarmi.

Dovevo trovare Isaac, prima che la tempesta ci avvolgesse completamente.

La Costellazione di OrioneWhere stories live. Discover now