Capitolo X | Bacio o non bacio?

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«Di che si tratta?»

«Non hai mai giocato a 'due verità e una bugia'?» Disse con un tocco di meraviglia. «Sei sicuro di aver avuto un'adolescenza?»

«Si, e la mia comprendeva tiro con l'arco, incontri aristocratici, equitazione, solfeggio e pianoforte.»

Isaac abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo alzò di nuovo verso di me. «Giusto. Mi ero quasi dimenticato che fossi il figlio del Duca di Aberdeen.» Un velo di sarcasmo colorava la sua voce. «In ogni caso, è molto semplice: io farò tre affermazioni, di queste una sarà una bugia, ma a scovarla sarà compito tuo. Poi sarà il tuo turno.»

«Sei sicuro di riuscirle a dire due verità?»

«Non ce l'avrai ancora con me per aver finto di non parlare inglese!»

«Dannazione, Isaac! È stato imbarazzante!»

«Non sai quanto le persone a volte possano sorprenderti nel momento in cui credono di non essere ascoltate.»

«Credimi, lo so benissimo!»

«Oh, Henry!», mi soffermai al modo in cui quelle cinque lettere venivano fuori da quelle labbra ancora umide di pioggia, «Ti ho già chiesto scusa per quello.»

«Ti sbagli, non l'hai fatto!»

Isaac si drizzò di scatto, mi offrì una mano per farmi alzare, e quando lo feci, si inginocchiò su una gamba, fissandomi dritto negli occhi.

«Henry Edward James Dankworth, futuro Duca di Aberdeen, potrà mai perdonare un povero borghese che ha osato soltanto divertirsi ingenuamente la notte di capodanno?» Un sorriso tenero sbocciò sul suo volto, da un angolo del labbro fino a una fossetta sulla guancia.

Una vampata di calore mi attraversò, dai piedi al viso. Non dissi nulla, ma tentai soltanto di ricambiare il sorriso mentre mi sedetti nuovamente sul pavimento.

«Comincio io!» Disse Isaac facendo lo stesso, prendendo posto di fianco a me. «Vediamo...» Sollevò lo sguardo per un breve istante. «Parlo fluentemente due lingue diverse, odio i frutti di mare, conosco a memoria il nome di tutte le costellazioni.»

«Questa è facile. Non conosci a memoria il nome di tutte le costellazioni.»

«Mi dispiace contraddirti Lord Henry, ma ti sbagli.»

Di nuovo quel dannato sorriso e quella deliziosa fossetta.

«Cosa? Ma è impossibile! Conosci davvero tutte le costellazioni?»

«Tutte quelle ufficialmente riconosciute dalla comunità astronomica.» La sua sicurezza mi sbalordì. «Ti ho stupito, non è vero? Ora è il tuo turno!»

«Aspetta, allora qual era la bugia?»

Isaac sorrise. «I frutti di mare, ne mangio a bizzeffe.»

«Bene, bene, adesso lasciami provare.» Mi presi un po' di tempo per pensare «Amo cucinare, possiedo un castello e una volta ho vinto una gara di mangiatori di dolci tradizionali scozzesi.»

«Non hai davvero vinto una gara di mangiatori di dolci. T-tu sei un Lord, che diamine...»

«E invece si. 1942, Festival di Edimburgo. Avevo soltanto nove anni.» Risposi con orgoglio, mentre lui rideva senza sosta. Gli diedi una gomitata tra le costole per farlo smettere. «Non è divertente, ho rischiato davvero di sentirmi male!» Isaac non la smetteva più di ridere.

«Scusa, ma immaginare un ragazzino biondo e opulento come te che si abbuffa in una gara di dolci è troppo divertente! Dovrai farmi avere una foto!»

«Purtroppo non ne possiedo alcuna. I miei genitori probabilmente diedero fuoco ad ogni singolo ricordo. Si infuriarono così tanto che restai chiuso in casa per tutto il resto di quell'estate.» Dissi, e il suo sguardo si fece serio.

«Perché mai prendersela con te? Eri un bambino e si trattava soltanto di una sciocca competizione! La trovo un idiozia bella e buona! Con tutto il rispetto, chiaramente.»

«Oh, non conosci i signori Dankworth. Per loro fu un umiliazione pubblica. Partecipare a quel tipo di attività non è consentito ai Duchi. Facendolo, secondo loro, avevo disonorato il nome della nostra famiglia.»

«Deve essere stato molto difficile per te.»

«Lo è stato. Ma sarebbe alquanto sfavorevole deprimersi in questo momento, quindi ti prego, continuiamo pure.» Gli rivolsi un sorriso sincero.

Le nostre mani erano vicine, adagiate sul pavimento in pietra, ben allineate l'un l'altra.

Prima che riuscissi a finire di parlare, le dita affusolate di Isaac si posarono lentamente sulle mie. Ne percepivo la morbidezza, la pelle calda e ancora umida. Io restai immobile mentre lui, con l'indice, cominciò a disegnare circonferenze confuse sul dorso della mia mano.

«Vediamo se indovini questa.» Bisbigliò. «Prima, mia madre è portoghese.» Le sue dita, adesso, erano arrivate sul mio avambraccio. Danzavano come promesse intime e sentivo un brivido elettrizzante attraversarmi la pelle e arrivare fino allo stomaco. «Seconda, i tuoi capelli perfetti e biondi mi danno su i nervi.», adesso accarezzavano il mio bicipite mentre lui continuava a sussurrare, con il suo viso che si era avvicinato al mio.

Avvertivo il calore del suo alito venir fuori da quella bocca di miele e posarsi delicatamente sul mio naso. Allo stesso tempo qualcosa continuava ad attorcigliarsi nello stomaco, qualcosa di inebriante a cui non riuscivo a dare nemmeno un nome. La sua pelle profumava di acqua di colonia e il mio cervello continuava a incespicare nel vano tentativo di resistergli. «Terza...»

Non riuscii a stare fermo. Mi lasciai guidare da quella dannata tentazione e non lo feci finire nemmeno di parlare. Lo afferrai per il colletto del maglione.

Ogni centimetro che mi avvicinava a lui sembrava una dichiarazione, ogni battito del cuore un tamburo che annunciava l'inevitabile. Le sue labbra erano così vicine che potevo percepire l'anticipazione di quel bacio che avrei sicuramente continuato a immaginare per giorni, forse all'infinito.

I nostri volti erano ad un respiro di distanza, e il tempo sembrò rallentare come una foglia danzante in un soffio leggero, fluttuando nell'aria senza fretta.

Sentivo ogni muscolo fremere, un momento così carico di tensione che dentro quella stanza il mondo sembrava si fosse ridotto a noi due soltanto.

Durante quella notte di capodanno, il mio corpo aveva conosciuto già quello di Isaac, eppure, dentro quelle mura, mentre le esplosioni dei fuochi d'artificio coloravano il cielo, le nostre labbra non si erano sfiorate nemmeno per un attimo. Eravamo andati dritto al sodo. Nessuna emozione, soltanto pura e vuota eccitazione.

Adesso tutto era completamente diverso. Le dita di Isaac si muovevano lentamente lungo il mio braccio e a me sembrava come se la sua pelle stesse toccando la mia per la primissima volta.

Proprio quando credevo che tutto sarebbe esploso in un bacio appassionato, un colpo alla porta risuonò nell'aria. Il tifone era cessato e la voce preoccupata di Shawn aveva interrotto brutalmente la magia, come se il destino avesse deciso di intervenire con una cruda punizione.

Nello stesso istante però, percepii qualcosa di più sottile nell'aria. Qualcosa che sfuggì agli incessanti colpi di Shawn contro la porta.

Isaac si stava ritirando, quasi impercettibilmente, come se cercasse di sfuggire al nostro contatto imminente.

Una fitta di incertezza si diffuse dentro di me, una domanda che rimase sospesa nell'aria: Isaac non voleva davvero quel bacio, o era stata solo la mia immaginazione a distorcere la realtà ?

La Costellazione di OrioneWhere stories live. Discover now