Capitolo 39 (Arielle - Presente)

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«Raphael!»

Il grido sfumò nei toni caldi di una risata quando mi ritrovai con i piedi staccati da terra e improvvisamente senza peso. Le mie braccia si agganciarono al collo di mio marito.

Mio marito, wow!

«Un po' di collaborazione, moglie, devo portarti oltre la soglia. Non posso mica fare tutto io!»

Le sue mani riuscirono a infilarsi sotto al mio corpo e darmi un pizzicotto sul sedere, che mi strappò un altro urlo. Mi strizzò l'occhio e riuscii a sentire la sua risata direttamente nel mio corpo.

Poter ascoltare la gioia permeargli tanto la voce da fargliela tremare, mi riempiva di pace e di orgoglio.

D'altronde, gli avevo fatto la promessa di una vita felice.

La nostra casa non era completa, ma non esisteva un altro posto nel mondo in cui avrei desiderato essere.

Dalla Baia, insieme all'aria di mare, salivano i rumori della festa ancora in corso. La nostra famiglia aveva deciso di continuare a celebrarci a modo suo.

Che continuassero pure tutta la notte, io e Raphael avevamo la nostra festa privata a cui attendere.

Mi ero persa così tanto la felicità per strada che quel pomeriggio, quando l'avevo rivista quasi per caso nei delicati veli del mio vestito da sposa, ero crollata a sedere sul pavimento ed ero scoppiata a piangere.

L'abbraccio di gruppo che ne era seguito, non era stato così terribile come avevo sempre pensato.

Chi vuole essere abbracciato da dieci persone tutte insieme?

Beh, io!

«È ridicolo!» Avevo piagnucolato con le lacrime agli occhi. «L'ho già visto questo vestito. L'ho anche indossato.»

«Ma vederlo e indossarlo oggi avrà un significato del tutto diverso, mia cara.» Quando Petra si era inginocchiata davanti a me e mi aveva accarezzato il viso, le lacrime si erano improvvisamente fermate. C'era qualcosa in quella donna, nel suo viso dai lineamenti eleganti ed eterei come quelli di una ninfa di un mito sull'amore, che ti induceva a pensare che fosse capace di qualunque miracolo.

Beh, un po' lo era. Era merito delle sue sarte e di Bobby se il mio vestito era tornato in vita.

«Lei ha più che altro strepitato e dato ordini a destra e sinistra come un generale.» mi aveva comunicato Gabriella quando non avevo trovato più le parole per ringraziare Petra.

«Il talento non è niente senza una buona organizzazione.» Si era difesa lei. Guardandola inginocchiata sul quel pavimento di fronte a me, avevo ritrovato un altro po' del mio coraggio. «Io... Penso di sapere dov'è quella ragazzina.» Un sole caldo e dorato l'aveva illuminata dall'interno e a quel punto ebbi la certezza che davvero fosse tutto possibile, bastava avere solo qualcuno che credeva in te, te stessa inclusa.

«Molto bene, Arielle. Abbiamo tanto di cui parlare, allora.»

Pensa amore e avrai amore.

Doveva rientrare in qualche legge universale per cui siamo noi i supremi architetti del nostro mondo.

Un altro piccolo miracolo era avvenuto quel giorno.

Da troppo gli occhi di mia madre non conoscevano il colore della gioia. Erano diventati così spenti che nel momento in cui li avevo visti accendersi di vita, il verde brillante delle sue iridi le aveva illuminato il viso. Non le avevo ancora detto niente del senatore né di Leo. Avrei dovuto farlo presto, ma ci eravamo private di così tanto e per così tanto tempo, che avevamo il diritto a un momento di felicità incontaminata. Ma era pur sempre una mamma, non le si potevano nascondere le cose a lungo.

Angel Of RageWhere stories live. Discover now