Capitolo 31 (Arielle - Presente)

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«Sai mantenere un segreto, Ari?»

Me lo aveva chiesto Leo il giorno in cui mi aveva rivelato di essere gay.

"Rivelazione" era un termine esagerato. Io e lui ci eravamo sempre sentiti a livello molecolare. Sapevo chi era prima ancora che lo sapesse lui e credo che la cosa fosse vera anche all'inverso.

Comunque, il suo segreto l'avevo mantenuto, determinata a sostenerlo nel momento in cui si sarebbe sentito pronto a rivelarlo.

Dopo la sua morte non c'erano stati più segreti da custodire.

Era stata premura del senatore tenere nascosta la mia condotta degli ultimi dieci anni, così come la reale situazione della nostra famiglia. Per quanto mi riguardava, quello sarebbe stato il primo segreto che gli avrei fatto esplodere in faccia.

«Arielle, allora, sai mantenerlo un segreto?»

Una mano, evanescente quanto il passaggio di uno spettro, mi sventolò davanti alla faccia, facendomi ripiombare nella realtà.

Guardare il suo viso pallido e smunto mi sconvolgeva sempre, ma quella mattina, quando avevo notato il piccolo sorriso sulle labbra accompagnato da uno sguardo più lucido, avevo provato un moto di speranza.

Forse la vita aveva davvero la possibilità di andare avanti.

Le risposi con un sorriso. «Vuoi che tenga un segreto per te, mamma?»

Lei mi fece l'occhiolino e per un momento rividi la donna che era stata tanti anni prima. Una donna che aveva cominciato ad appassire prima della morte di suo figlio.

«Non dirlo a tuo padre, ma sto meglio da quando lui non c'è.»

In effetti, da quando il senatore disertava la sua famiglia, mia madre era molto più presente a se stessa.

Mi ero così abituata al suo sguardo vacuo e alle sue crisi, che vederla così calma e vigile mi aveva sconvolta all'inizio.

«Tranquilla, non glielo dirò.»

Ma presto le avrei assicurato una pace duratura. Avrei anche dovuto pensare a un modo per proteggerla dalla verità, quando inevitabilmente sarebbe venuta fuori.

«Ho mantenuto tanti di quei segreti nella mia vita, Ari.» Il suo sguardo si rabbuiò improvvisamente davanti ai miei occhi.

Aggrottai la fronte.

Una delle domestiche scelse quel momento per uscire in terrazza. Posò sul tavolo in mezzo alle due poltrone in vimini un vassoio con due bicchieri di succo d'arancia e biscotti, da cui saliva un delizioso profumo di cioccolato. La mamma aspettò che se ne andasse, prima di continuare.

«Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprire così di tuo padre e di Jess.»

I miei occhi si fecero talmente grandi che quasi non ci stettero più nel cranio. «Tu lo sapevi?» L'accusa impregnò la mia voce più di quanto avessi voluto e me ne pentii immediatamente quando la vidi ritrarsi nelle spalle. Ma era stato più forte di me, non ero riuscita a trattenermi. Io ero stata costretta a imbattermi in quella scena entrando inconsapevolmente nella mia stanza e lei... lei lo sapeva.

Non è colpa sua. È una vittima anche lei

Lo sapevo, ma il fatto che lo sapessi non lo faceva bruciare di meno.

«Lei non è stata la prima amante di tuo padre e nemmeno l'ultima.»

No, certo. Ma Jess sapeva bene che per mantenere il suo status privilegiato avrebbe fatto bene a chiudere un occhio sulla verità che mio padre frequentava altri letti, oltre al suo.

Angel Of RageWo Geschichten leben. Entdecke jetzt