Capitolo 13 (Raphael - Presente)

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«Credi che a quei vecchi bavosi sia chiaro il concetto di guardare ma non toccare?»

Gabriel stava mescolando i liquori al bancone prendendo di tanto in tanto boccate dalla sigaretta pigramente adagiata fra le sue labbra.

I cadaveri contorti di quelle che si trovavano nel posacenere erano tutte opera mia, invece.

«Se Xander vuole un bordello non ha che l'imbarazzo della scelta.» Samael buttò giù uno dei cocktail appena preparati. «Hai messo poca vodka.»

«Te ne sei già scolati quattro, mi pare un po' tardi per lamentarsi.» ribatté Gabriel. «E poi non hai bisogno che mi ci metta d'impegno anch'io per rovinarti il fegato.»

L'indifferenza si trasformò in un gesto sulle spalle di Samael, che non si lasciò scoraggiare prima di ingerire una nuova sorsata, che non mancò di accompagnare con una schifata arricciata del naso.

«Se non ti piace non berlo!» Gabriel, risentito, gli tolse il bicchiere di mano.

«E poi come farei ad affrontare il torvo cipiglio di Raphael?»

Grugnii dallo sgabello accanto al suo, optando per un danno irreparabile al fegato piuttosto che al cancro ai polmoni. Mandai giù un sorso dell'ultimo drink di Gabriel e la gola si strinse.

Cazzo, davvero poca vodka.

Gabriel lasciò tritaghiaccio e bottiglie, sbattendole teatralmente sul bancone. Senza scomporsi ulteriormente si lisciò la camicia bianca, tirandosi il colletto con la punta delle dita. «Andate a farvi fottere tutti e due. E preparatevi da soli i vostri drink.»

In uno sfoggio malizioso di denti, Samael puntò le mani sul bancone e in un balzo atletico fu dall'altro lato.

I capelli castano dorati tirati all'indietro sulla fronte, mettevano in risalto lo sguardo affilato, la durezza dell'azzurro dell'iride, macchiato dalle striature rosse delle luci della Bonne Soirée, che gli conferivano una pericolosa aura a metà tra un angelo e un principe infernale. Sotto gli occhi gli danzavano pericolose ombre scure. Somigliava sempre di più a Michael, ma nella temibile oscurità dei suoi occhi, c'era una minaccia di distruzione che in Michael era sempre mancata.

Strinsi i denti e costrinsi la mia mano a rimanere ferma e a non aggrapparsi al mio viso nel disperato tentativo di chiedermi cosa potessi fare per lui. Erano mesi che ce lo domandavamo.

Charlie era preoccupata in modo a dir poco paranoico e non potevo dire di non condividere il sentimento.

Inconsapevole o incurante del mio sguardo, Samael versò i cubetti di ghiaccio nei bicchieri. Con gesti abili e stranamente esperti afferrò una bottiglia di prosecco e un Aperol e in fine versò l'acqua gassata. Ce li mise davanti con espressione soddisfatta. Mandai giù un sorso e non potei evitare di sbattere le sopracciglia verso la bevanda arancione con un certo stupore. Anche le labbra di Gabriel stavano dando la loro approvazione.

Samael rilassò le braccia sul bancone concedendoci un ghigno curvo. «Quello è uno Spritz. Buono, vero?»

Confermai portandomi di nuovo il bicchiere alle labbra.

«Charlie dice che in Italia questo è l'aperitivo per eccellenza.»

«Questa non è l'ora dell'aperitivo, Samael.»

Gabriel aveva ragione. Eravamo ben oltre la mezzanotte, qualche altra ora e sarebbe stato giusto cominciare a parlare di colazione. Ciononostante, nessuno dei due pensò di smettere di bere.

«Charlie dice che per gli italiani è sempre l'ora dell'aperitivo.»

Sbuffai nel mio bicchiere. «Charlie dice... Charlie dice... Michael dovrebbe tenere gli occhi aperti con te.»

Angel Of RageWhere stories live. Discover now