Capitolo 11 (Arielle - Presente)

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C'è un momento nella vita di una ragazza in cui capisce che essere all'altezza delle aspettative del proprio padre non è altrettanto divertente quanto disattenderle. Soprattutto se il padre in questione si scopava la tua migliore amica senza preoccuparsi di chiudere la porta, e la ragazza in questione ha un disturbo post traumatico da stress e soffre di continui e violenti attacchi d'ansia, dai quali riesce a uscire solo se spinge in situazione tanto al limite da essere imbarazzanti per un genitore tanto in vista e che ambiva a ricoprire la massima carica del Paese.

L'ipocrisia della cosa era a dir poco lampante, ma avevo smesso di preoccuparmi anche per quello. Dopo anni in cui lo patisci, il dolore ha almeno un aspetto positivo. Ti anestetizza. 

A quel punto avrebbero potuto farmi di tutto, e non si poteva dire che gli uomini che facevano parte della mia vita non ci stessero provando, e io non avrei sentito niente. Non c'era niente che trovassi immorale. Farsi scopare da uno sconosciuto nel cesso di una discoteca?

Sciocchezze.

L'uccello di quel tipo non era che uno strumento per raggiungere un fine: lo stordimento totale dopo aver assaporato un po' di vita, senza che mi fosse servita con il sapore del sangue di mio fratello.

Che il candidato alla Casa Bianca si scopasse l'amichetta della figlia psicopatica da quando aveva sedici anni, avrebbe fatto rabbrividire i moralisti e bacchettoni di tutto il paese che sotto sotto avrebbero volentieri preso il suo posto, ma per me, ormai erano... sciocchezze.

Mio padre era un vecchio che aveva bisogno di un'amante dell'età sua figlia per sentirsi vivo e potente e Jess offriva la sua figa in cambio del benessere che le garantiva permettere al senatore Myers di venirle dentro. 

Dare e avere. Era la legge primaria dell'economia e dopotutto, il nostro bel Paese non si basava sui sacri principi dell'alta finanza? Chi se ne fotte della libertà!

E poi chi ero io per giudicare? Mi ero ribellata un po', ma alla fine avevo ceduto alle imposizioni di mio padre e accettato di sposare Xander. 

Sarei stata così accondiscendente se non ci fosse stata di mezzo la minaccia alla vita di mia madre? No, dio, certo che no! Avrei portato l'inferno a casa del senatore (per quanto mi riguardava non avrei avvertito alcuna differenza), ma alla fine non contava niente. Ero pronta a cedere a Xander e avrei avuto vantaggi da quel matrimonio. La mia insufficienza emotiva mi avrebbe permesso di affrontare il tutto con il giusto distacco e sopravvivere.

Continua a dirtelo.

A volte rincorrevo quella voce nel mio cervello, perché era l'unico modo in cui riuscivo ancora a parlare con mio fratello. Altre volte, la odiavo profondamente.

Sei la mia testa, cazzo. Devi assecondarmi, non remarmi contro.

Perciò avevo fatto una questione di principio ripetermi che lo stavo facendo per Leo.

Quel pomeriggio, quando il mio telefono aveva squillato e il display si era illuminato annunciandomi il numero anonimo del mio caro Consulente, avevo risposto soltanto. «Sì.»

Bussai con un tocco leggero alle porte a doppia anta che davano accesso agli appartamenti privati di Xander. Mi sembrava inconcepibile che in una casa, che avrebbe dovuto rappresentare il concetto stesso di riservatezza e privacy, qualcuno dovesse avere degli appartamenti privati. Ma di nuovo, chi ero io per giudicare? Quando vieni da una famiglia anaffettiva, il minimo di considerazione che potete tenere gli uni verso gli altri è evitarvi.

Non ottenendo risposta, mi arrischiai a ruotare i due pomelli in senso opposto. Infilai la testa oltre l'uscio. «Xander?»

Magari avrei dovuto chiamarlo signor Bane. Magari l'avrebbe eccitato, il che avrebbe potuto rendere il mio compito molto più semplice.

Angel Of RageWhere stories live. Discover now