Capitolo 26 (Raphael - Presente)

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Dieci giorni all'inferno. E prima di quello dieci anni. 

La separazione fisica era una tortura, anche se ero stato io stesso a impormela, ma era l'assalto dei ricordi il coltello che affondava maggiormente nella carne.

Me n'ero andato dalla Villa un momento dopo essere uscito da lei, con nient'altro che i vestiti che avevo addosso e che erano ancora impregnati del suo profumo. Mi ero tenuto addosso quel profumo per ore, l'avevo trasformato in una frusta su una carne che non immaginavo potesse essere così sensibile. Un'altra tortura che avevo scelto, perché il solo pensare al modo brutale e meschino in cui l'avevo presa, con cui mi ero abbattuto su di lei col corpo e con le parole...

Dio santissimo, ancora non riuscivo a respirare al ricordo impresso ormai a fuoco nella mia mente del suo corpo esausto e arreso, piegato su quella scrivania, l'apatia con cui aveva assorbito ogni mia parola e i singhiozzi silenziosi che le avevano scosso le spalle.

Non mi ero mai odiato e fatto schifo come in quel momento e la cosa peggiore era che per un momento avevo allungato la mano verso di lei, verso quel corpo che avevo contribuito a piegare con le mie ingiurie, perché vederla in quello stato era stato uno strazio, solo per poi ingoiare tutto e far vincere il mio cazzo di orgoglio.

Lascialo. Voglio che lo lasci. Voglio che tu vada fuori, adesso, e che gli dica davanti a tutti che sei mia

Ero stato pronto a fare quella strada con lei, ad affrontare mio padre davanti a tutti gli ospiti riuniti per quella farsa di fidanzamento e mettere in chiaro senza ombra di dubbio che noi due ci appartenevamo.

Il suo rifiuto mi aveva spezzato. Era stato in quel momento che avevo trasformato il desiderio in vendetta. Macchiando per sempre il ricordo della prima volta che mi ero spinto dentro di lei.

Lo vuoi, Arielle? Perché se non lo vuoi devi dirmelo adesso

Mi aveva voluto, tanto quanto io avevo voluto lei, ma ciò non rendeva la mia colpa meno infame.

Già dopo il primo affondo nel suo corpo ero stato sul punto di svenire per l'eccitazione. Avevo trovato il mio paradiso e avevo intenzione di farne terra bruciata, perché la rabbia divampava troppo in ogni fibra del mio essere per mostrare pietà, per lei, per me stesso.

Dimmi una cosa Cherie, è così che ti senti quando ti fai sbattere nei cessi dei locali?

Come mi ero permesso di sporcare quel nome, quel ricordo?

Ti aprirai così anche per Xander?

Se sarai una brava ragazza verrò a scoparti la tua prima notte di nozze, dopo che ti sarai fatta riempire da mio padre

Chiusi gli occhi contro i fuochi d'artificio che illuminavano a giorno il cielo notturno.

Se puoi essere la puttana di mio padre, allora puoi essere anche la mia

Ogni maledetta frase era uno schiaffo in faccia.

Potrei giurare di averla sentita supplicare in silenzio di andarmene quando avevo appoggiato la mano al centro della sua schiena, in quell'inutile rigurgito di rimorso.

Quel rimorso non se n'era andato, ma anche la rabbia furiosa persisteva in me. Dieci giorni, e non ero riuscito ad andare da lei. Dieci giorni e ancora non ero riuscito a guardarmi in faccia.

-

«Oggi pomeriggio mi ha detto che non sarebbe venuta.»

Mi voltai verso Charlie, sorpreso di sentire la sua voce, nonostante lei e Michael mi fossero rimasti vicini per tutto il tempo.

Angel Of RageWhere stories live. Discover now