XXI.

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"Che cos'è la vita senza amore Harry?".
- Ribes Halley

La penultima domenica di gennaio l'avrei passata chiusa in una palestra, ad assistere all'ennesimo match dei Vertigo

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La penultima domenica di gennaio l'avrei passata chiusa in una palestra, ad assistere all'ennesimo match dei Vertigo. Ormai era diventata routine per me. Kira ogni tanto preferiva rimanere a casa a studiare, ma erano solo scuse per non vedere Oliver. Non voleva ammettere quanto in realtà le piacesse.

Alla fine ne avevamo parlato. Erano stati a letto insieme, dopo aver passato una serata a ridere. Ma se ne era pentita appena sveglia, quando tutta la spensieratezza era finita, come se fosse stato un sogno.

Lui, di rimando, la cercava e, quando gli rispondevo con una negazione data dal movimento della testa, lui tornava a riscaldarsi sconsolato. Avrei potuto fingere che non mi dispiacesse per lui, ma non fu così. Quando accadeva, tornavo a casa arrabbiata con la mia coinquilina e finivamo per discutere. Lei negava i suoi sentimenti ma, appena citavo anche solo il suo nome, i suoi occhi si illuminavano.

Per quella ragione l'avevo trascinata nel match contro i Thunders che si sarebbe giocato in casa. Nel girone di andata i nostri amici si erano spostati a Sondrio per ben due giorni ed erano riusciti a vincere. Non potevamo sapere se avrebbero replicato anche quella volta.

Avevo indossato un vestito azzurro pastello, abbinato ad un fiocco che mi legava i capelli in una mezza coda con due ciuffi a contornarmi il viso. Per restare al caldo, avevo infilato una felpa bianca che faceva sembrare il mio abito una semplice gonna.

A inizio partita era ancora tutto da vedere.
Sembrava essere una come le altre nei primi due quarti, con una netta distanza creata dai padroni di casa.

Aedus era più in forma che mai. In certe azioni faceva lo slalom tra gli avversari, puntando al canestro e realizzando un punto da due. Ed esultava sprizzando energia da tutti i pori.

Verso la fine del secondo quarto, segnò una tripla da capogiro, proprio in faccia al capitano dell'altra squadra.

A quel punto, i suoi occhi incrociarono i miei e sorrise. In quei due pozzi verdi mi ci persi, mentre le sue labbra mimavano qualche parola. Una frase che mi fece scoppiare il cuore di gioia. E io mi sentii importante come mai prima d'ora.

"Questo è per te".

Una frase. Quattro parole. Ma un miliardo di sensazioni diverse dentro di me.

« Cosa non ci stai dicendo, Nives? ». Kira era ormai voltata verso di me, mentre stringeva le braccia al petto.

« O parli da sola, o passeremo alle maniere forti ». Fu Caleb a minacciarmi mentre i ragazzi si spostavano negli spogliatoi per riprendersi durante la pausa.

« Sapete, dovrei proprio andare al bagno ». Feci per alzarmi, cercando di sfuggire a quella situazione compromettente, ma due paia di mani si aggrapparono ai miei avambracci e mi trascinarono, fino a farmi sedere di nuovo. Era stata una pessima decisione sedermi tra i miei due migliori amici.

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