IX.

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"Noi due apparteniamo a due posti diversi. Tu al Paradiso, e io all'Inferno. Non mi è permesso raggiungerti".
- Cucchiaia

Era passata più di una settimana dall'ultimo match dei Vertigo che andai a vedere

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Era passata più di una settimana dall'ultimo match dei Vertigo che andai a vedere. Nel frattempo, erano iniziate nuovamente le mie lezioni di danza classica. Era la mia passione più grande. Ballavo sin dall'età di quattro anni e non avevo mai smesso da allora. Avrei voluto frequentare un'accademia, ma i miei genitori sostenevano che fosse più opportuno guadagnarmi una laurea che mi avrebbe assicurato un futuro. Economia in fin dei conti mi piaceva, ma non era quando studiavo il momento in cui mi sentivo viva. Quando mettevo le punte mi scordavo di ogni problema, esprimevo la mia indole interiore con la delicatezza richiesta da quello stile così rigido. Frequentavo tre volte a settimana una scuola in centro a Milano, eppure sentivo di averne un bisogno morboso ogni giorno, come se fosse ossigeno per vivere, ballando fino a dimenticarmi addirittura chi fossi. Ma non era possibile.

Iniziai inoltre a lavorare quelle poche sere libere che avevo, servendo i tavoli in un cocktail bar che pagava abbastanza bene grazie all'afflusso di clienti che si presentava anche in settimana. Mi assicurai di avere per me venerdì, sabato e domenica. Il primo soprattutto visto che terminavo la mia lezione di classico verso le nove, l'unica che finiva così tardi e non mi permetteva di andare al locale. Ero riuscita a incastrare tutti i miei impegni, ricavando persino del tempo per andare a qualche partita di basket.

Quel venerdì in particolare chiuse due settimane stressanti, in cui avevo frequentato l'università, danzato e lavorato; ero stata con Ilia svariate volte ed ero riuscita persino a vedere Caleb fuori dall'orario delle lezioni. Quest'ultimo mi aveva aggiornato sull'ultimo incontro dei Vertigo che si era tenuto il venerdì precedente a Sondrio, contro i Thunders. La squadra era stata in trasferta per due giorni, data la distanza con Milano. Gli avversari, proprio come anticipava il loro nome, erano stati abbastanza bravi da tener testa ai Vertigo grazie alla loro velocità, ma non erano comunque riusciti a batterli.

Ovviamente non gli chiesi di Aedus, eppure lui mi disse che stava bene e aveva giocato meravigliosamente, segnando l'ultimo punto da tre che concluse definitivamente il gioco.

Fu così che passai il weekend in tranquillità, prendendomi cura del mio corpo e della mia sanità mentale. Mai mi sarei aspettata di ricevere visite la domenica pomeriggio.

"Cambiati. Vieni con me oggi".

Mi scrisse un numero sconosciuto, facendomi allarmare.

"Chi sei? Come hai ottenuto il mio numero?"

"L'ho chiesto al tuo amico Ax'.
Allora, vieni a vedermi?".

"Scendo tra cinque minuti".

Sorrisi al ricordo del soprannome che Aedus aveva affibbiato a Cal. O forse sorrisi più semplicemente per il fatto che mi avesse scritto. Cosa mi stava succedendo?

The last secondWhere stories live. Discover now