ღ1° Capitolo ღ - Prologo

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1. Prologo

Gli occhiali scuri riflettevano perfettamente gli occhi neri della ragazza, che in quel momento poteva facilmente specchiarsi e notare un piccolo puntino rosso presente proprio sul suo naso.
Lo andò a sfiorare col dito medio per capire se un brufolo le fosse spuntato durante il viaggio sul treno ma si rese conto presto che era semplicemente uno schizzo di salsa al pomodoro di quel ramen che le avevano servito.
-Ben arrivata, Hayami. -la voce bassa dell'uomo risuonò in quel piccolo spazio della stazione in cui si era appartato per accoglierla.
-Grazie, Yaga. -in quel momento passò un altro treno, che però non si fermò e proseguì dritto, facendo ancora più rumore. -Sei stato puntuale. - commentò non appena l'uomo cominciò a farle strada verso l'uscita, facendo segno al suo sottoposto di prendere le valigie della ragazza e trascinarle con sé. Lo aveva visto dal finestrino del treno già in posizione ancora prima che il treno potesse fermarsi del tutto.
-Pft, io sono educato. -dal tono che usò sembrò quasi una frecciatina verso qualcuno in particolare, molto probabilmente aveva in mente qualche soggetto in particolare.
Quando salirono in macchina l'uomo prese il telefono e se lo mise all'orecchio, chiamando qualcuno.
La ragazza lo guardò in silenzio per qualche minuto, quando poi capì che avrebbe tirato per le lunghe la telefonata, spostò il suo sguardo verso il finestrino.
Un tempo conosceva a memoria quelle strade, eppure in quel momento le sembravano così poco famigliari, estranee. In quella strada dove si ricordava un enorme ciliegio anziano, in quel momento era invece scomparso e rimpiazzato da un palo della luce; quel parco che tanto amava era stato trasformato in un'area con attrezzi sportivi.
Tutto ciò era quasi deprimente.
-Quindi... - tornò a guardare l'uomo, sentendosi chiamata in causa. Effettivamente stava parlando con lei. -Come sta quel vecchio di Gakuganji? -per un momento riuscì a scorgere gli occhi scuri di Yaga, ma non perse tempo a rimettere al proprio posto la sua montatura scura.
-Il solito. -si limitò a rispondere la ragazza. Non perché volesse essere particolarmente misteriosa, semplicemente davvero non sapeva cosa rispondere. Quell'uomo era sempre e solo accompagnato da Miwa e con lei parlava esclusivamente quando lei creava dei problemi, quindi relativamente poco rispetto ad altri soggetti.
Notò l'uomo guardarla come per incitarla a continuare.
Incrociò le braccia e le gambe allo stesso momento, come se si volesse proteggere inconsciamente da quelle domande, anche se in realtà erano tutto tranne che scomode. -Ma sai, non è che ci parli particolarmente tanto con lui, né lo vedo così spesso. -sospirò, come se fosse una benedizione quello che stava dicendo. -Finché posso usufruire di Miwa lo faccio e anche volentieri. -
L'uomo abbozzò un sorriso divertito e mosse in aria una mano come per mimare un "fa niente" -Direi che ora hai tolto il problema alla radice. -
Aveva ragione.
-Non posso dire di non esserne felice, ma lo sarei di più se il motivo del mio arrivo fosse qualcosa di più leggero. -
Il preside sbuffò leggermente, demoralizzato. -Lo sai che ci stai facendo un enorme favore... -sbiascicò. -Siamo enormemente grati. -
Hayami sorrise leggermente. -Io voglio stare dove si ha bisogno di me, non servo a fare la polvere. -
La macchina si fermò giusto giusto davanti alle scale che portavano direttamente all'entrata dell'istituto.
Masamichi scese dalla macchina e aprì la porta alla ragazza. -Ti lascio ambientare un attimo, intanto Sue ti farà vedere i dormitori. - chiuse la porta con un colpo secco, sbattendo poi le mani tra di loro come per togliere la polvere residua. -Io devo occuparmi di una questione. -roteò gli occhi, sbuffando e andandosene a passi pesanti.
Ebbe l'impressione che non era la prima volta che quella "questione" si presentava a lui.
Il giovane uomo che li aveva accompagnati in macchina fino a quel momento, le fece strada su per le scale fino ad un piazzale enorme. Lo aveva già visto, era la copia dello stesso che vedeva ogni giorno.
Camminarono lungo tutto il piazzale, fino a raggiungere una palazzina più ampia e spaziosa rispetto alle altre. In realtà sembrava anche molto più moderna e meglio tenuta.
Salirono quasi all'ultimo piano e Sue aprì la porta della stanza a lei designata. Avevano persino già messo il nome.
La fece accomodare e in poco tempo si congedò, lasciandola riposare dopo aver concluso quel viaggio così lungo.
Decise di prendere un libro qualsiasi che si era portata a dietro e di sedersi sul davanzale della finestra che dava su un enorme campo sportivo, accorgendosi della presenza di alcune persone solamente dopo aver sentito delle urla e dell'energia malefica crescere, per poi riabbassarsi immediatamente.
I suoi occhi scivolarono dalle parole nere del libro al campo che aveva là sotto e vide in lontananza un gruppo di ragazzi.
Aguzzando la vista vide immediatamente un ragazzo dai capelli rosa che stava tenendo per il colletto uno dai capelli neri dall'aria particolarmente scocciata.
Una ragazza col caschetto castano stava urlando addosso a quei due come se avessero appena fatto la cazzata del secolo, mentre un ragazzo alto dai capelli assomiglianti molto alla neve se la spassava guardandoli ridendo sotto i baffi.
Non erano troppo lontani da lei; il rosato infatti non appena staccò gli occhi dal moro e lo lasciò finalmente andare, evidentemente dopo una grattata di capo fatta dalla ragazza, la notò quasi immediatamente.
I loro occhi si incrociarono e lei capì immediatamente dalla sua energia malefica chi fosse.
Il recipiente di Sukuna. Poteva sentirlo nelle viscere solamente da quello sguardo.
Presto il ragazzo moro distolse l'attenzione del ragazzo da lei e lo spinse da un'altra parte. Al suo posto però si girò l'albino. Una benda gli copriva entrambi gli occhi, ma sapeva perfettamente che la stava guardando. Aveva la bocca leggermente aperta, come se fosse rimasto sorpreso.
Era inutile, avrebbe potuto riconoscerlo per miglia e miglia, non solo per la sua energia così particolare e avvolgente, ma anche per le sue caratteristiche fisiche così peculiari.
La ragazza non distolse lo sguardo, così come non lo fece lui per un tempo indefinito. Entrambi cercavano di studiarsi da lontano, entrambi avrebbero voluto diminuire la distanza solamente per appagare la loro curiosità verso l'altro.
Fu una sensazione. Una semplice sensazione

꧁Kissing Your Eyes ꧂ 「Gojo Satoru」Where stories live. Discover now