Capitolo 16

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Oggi è una bella giornata di sole a Napoli, quindi io e Ciro abbiamo deciso di fare una passeggiata solo noi due, per staccare un po' la testa e divertirci.

C.R:"Amore sei pronta?" Lui è pronto da venti minuti circa, mentre io sono ancora davanti allo specchio a guardare come sto. Alla fine mi convinco e scendo, altrimenti chi lo sente!
Io:"Eccomi, sono pronta!" Dico sorridendo.
C.R:"Solo venti minuti di ritardo, sei migliorata!" Lo guardo male per poi scuotere la testa.

Una volta arrivati sul lungomare ci fermiamo in un bar a bere un caffè, finché in lontananza vedo la direttrice con quella donna che al commissariato ha detto di essere la madre di Ciro, mi pare si chiamasse Debora.
Io:"Guarda chi c'è." Dico indicando le due con la testa, lui si gira per poi rigirarsi subito un po' nervoso.
Io:"Che hai?"
C.R:"Non mi piace quella donna, non la direttrice ovviamente. Mi sembra troppo strano che in tutti questi anni sia sparita nel nulla e sia ricomparsa solo quando ho deciso di denunciare mio padre."
Io:"Beh puoi sempre metterla alla prova." Dico facendogli l'occhiolino e andando verso la direttrice per invitarla al nostro tavolo.

Io:"Come sta direttrice?" Chiedo bevendo il mio caffè freddo.
P.V:"Sto benissimo, grazie a te. Non so se ve l'ha detto, ma mi ha salvato la vita."
Debora:"In che senso?"
Io:"Ho operato io sua sorella per la malattia." Mi sorride riconoscente ma io non mi fido di questa donna e tra l'altro mi sembra di averla già vista.

La giornata paradossalmente passa nel migliore dei modi, ci siamo divertiti e ad un certo punto ci hanno raggiunto anche gli altri ragazzi. Paola era orgogliosa di vederci ancora insieme, era piena di gioia quando ha visto Rosa e Carmine insieme, finalmente ha capito che lei si è data la possibilità di essere felice, com'è giusto che sia.
La verità è che anche se ormai siamo diventati tutti adulti e più o meno tutti responsabili, dentro ognuno di noi c'è e ci sarà sempre il ragazzino dell'IPM che si divertiva a fare casino, che voleva essere libero e indipendente, quel ragazzino che sognava una vita diversa, migliore, una vita piena di felicità che un sistema corrotto e schifoso ha sempre provato a negarci, facendoci credere che nel mondo esista solo quello e che se nasci in un determinato modo sarai per sempre così. Ma la verità è che davanti a me ho l'esempio lampante che nella vita si può ottenere tutto ciò che si vuole, Ciro non è che è stato fortunato, lui ha voluto cambiare e ce l'ha fatta, così come Edoardo ed io più li guardo e più sono orgogliosa degli uomini che sono diventati.





C.R:"Ma tu ci pensi mai ad una nostra vita insieme? Intendo solo noi due." Siamo nel nostro letto abbracciati e alzo lo sguardo per capire se sia una domanda seria.
Lui mi fissa intensamente negli occhi quindi ho la conferma che sia una cosa seria.
Io:"Ciro io penso a questo da quando ho capito di essere innamorata di te, ovvero da quando avevo sedici anni. Ho sempre voluto una vita insieme a te, fare viaggi, visitare luoghi, musei, andare al mare e fare tutte quelle cose, ma ho sempre saputo che non avremmo avuto un futuro se tu avessi continuato a fare parte di quella famiglia. Quella non è la mia vita e fortunatamente ti sei reso conto che non è nemmeno la tua." Gli accarezzo il viso e poi ci addormentiamo abbracciati.




Il mattino dopo la suoneria insistente del mio telefono mi fa aprire gli occhi sbuffando. Chi diavolo è?
Vedo il nome di Edoardo sul display e sorrido istintivamente.

Io: Buongiorno Edo, che vuoi?
E.C: Ci si rivolge così agli amici? Dai preparati, oggi passiamo la giornata insieme solo io e te!

Accetto l'invito e aggancio, balzo giù dal letto e dopo essermi fatta una doccia mi vesto per poi scendere a fare colazione.
Mi accorgo solo ora che di Ciro non c'è traccia, però ha lasciato un bigliettino in cui dice che sta andando in giro a fare vari colloqui.
Sorrido e mi tocco il collo, ho ancora la collana che mi aveva regalato a Natale in IPM. Era lo stesso giorno in cui avevano sparato ad Edoardo e successivamente a me quando ho voluto difenderlo.
Senza pensarci avrei sempre sacrificato me stessa per loro, sono tutto ciò che ho di più bello.

Mezz'ora dopo mi ritrovo in macchina a cantare con Edoardo le canzoni che passano alla radio, sembriamo due bambini.

E.C:"Quanto mi sei mancata in questi anni, non hai idea!" Mi stringe forte mentre facciamo una passeggiata in centro a Napoli, abbiamo preso un gelato come facevamo anni fa, poco dopo che siamo usciti entrambi dall'IPM.
Io:"Mi sei mancato anche tu! Ma tranquillo che d'ora in poi non dovrai più fare a meno di me." Dico sorridendo.
Mentre passeggiamo parlando di tutti questi anni passati separati, guardo davanti a me trovo le ultime due persone che avrei immaginato di vedere: Filippo e Naditza.

Io:"Chiattí! Nad!" Urlo e appena si voltano ci corrono incontro.
F.F:"Ragazzi, quanto tempo! Come state?" Abbraccio la mia amica, che mi era mancata tantissimo mentre Edoardo e Filippo chiacchierano come probabilmente non hanno mai fatto prima.
Nad:"Ma cos'è successo ad Edoardo? È molto più sereno di come lo ricordassi! Tu invece? Come stai? Ciro che fine ha fatto?" Sorrido a quella domanda.
Io:"Ciro è sempre con me, abbiamo avuto un grave perdita ma siamo ancora qua."
Nad:"Era ovvio! Voi siete nati per stare insieme, sposarvi e metter su famiglia!" Ridacchio perché, fortunatamente, non ha perso l'entusiasmo in questi anni.
Guardo Edoardo ridere con Filippo e penso a quanto sia stata stupida a poter pensare di vivere senza di lui.
È mio fratello.Non di quelli che senti 24h su 24h, non di quelli che vedi tutti i giorni, non di quelli che ti riempiono di messaggi sdolcinati. Il mio è diverso. Non ci sentiamo sempre, capitano giornate intere in cui non ci si scambia neanche un messaggio, ma il rapporto non cambia. Riprende sempre da dove abbiamo lasciato. È più grande di me. Abbiamo stili di vita simili e allo stesso tempo opposti. C'è sempre, mi sa consigliare, mi sa ascoltare, sa come comportarsi in qualsiasi situazione. Mi fa sentire protetta, mi ha fatto fare esperienze che non avrei immaginato di fare, mi dà un senso di sicurezza indescrivibile. Siamo dei duri, le cose sdolcinate non fanno per noi. Però quando ci diciamo qualcosa di carino, sappiamo che è qualcosa di sincero e con un valore. Non so se io per lui sia importante quanto lui lo è per me ma non m'importa. So di sicuro che mi vuole bene, so che mi aiuterebbe qualora ne avessi bisogno, che nonostante lui sia in giro a fare chissà cosa e chissà dove, sarebbe disposto a venire in mio soccorso, so che se non ci vediamo da tempo mi dice “Cazzo, ma non ti manco?! Stasera ci dobbiamo vedere non voglio sapere nulla” oppure “vabbé ma tu sparisci, non ti fai mai viva, devo sempre cercarti io” e quando fa così, quando percepisco quel tono arrabbiato, quasi deluso non posso fare altro che adorarlo sempre più. Per me sono piccole dimostrazioni. E subito cerco di fargli cambiare idea. Devo, per forza. Non deve pensare neanche per un minuto che io non tenga a lui. So che gli fa piacere stare in mia compagnia e il fatto che io faccia amicizia con i suoi amici. È capace di non farmi sentire a disagio quando esco con loro e non ci sono altre figure femminili. Lui è diverso. È un pazzo, è unico, esplosivo, una bomba. Mi fa tornare il sorriso. Potrei dirgli di tutto. Ho piena fiducia in lui. Qualcuno ora potrebbe pensare che io lo descriva con gli occhi a “cuoricino” che sia, in realtà, innamorata. Ma non è così. Io credo nella nostra amicizia, credo in noi. Potrei parlare ore di lui, del nostro rapporto, potrei descriverlo completamente ma non renderò mai l'idea. Credetemi. Avrò sempre un bellissimo ricordo di lui.

Le forme dell'amore 2/Ciro RicciWhere stories live. Discover now