66- We've The Same Nose, Dad

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CAMI'S pov
Corpo a corpo.
Fiato a fiato.
Se mi chiedessero come desidero passare il resto della mia vita, penserei subito a quest'immagine di me ed Edoardo nel suo letto. Avrei voluto rimanere per sempre tra le sue braccia, in quella calura passionale e serena che sa di casa, ma entrambi avevamo impegni.

Mi sono vestita e sono sgattaiolata via, prima che i suoi potessero accorgersi della mia presenza. Sono tornata a casa con l'autobus, per poi prepararmi e scendere a fare colazione. Mamma e papà non sembrano essersi accorti della mia assenza questa notte, se ne stanno a servire la colazione contenti come tutte le mattine, come avessero dimenticato il giorno di ieri. Kevin scende poco dopo, mi fa un cenno di saluto, e approfitta di un momento in cui mamma e papà non ci sono, per chiedermi com'è andata la notte da Edo.
<<Bene, puoi stare tranquillo>>, gli dico abbreviando il tutto, sicuro non gli racconterei di ciò che realmente è successo.
<<Menomale, so che sei una persona responsabile>>.
Sì, Kevin, hai ragione.

A proposito di responsabilità, dopo aver incontrato Max, credo proprio che andrò da Andrea per chiacchierare e domandargli ciò che è successo quella notte, mentre io ero ubriaca, sperando sia sincero. Ha ragione Edo, devo sapere la verità, per poter andare avanti, ed è una cosa che devo risolvere da sola. Riconosco che sono stata una stupida a non aver affrontato la questione prima, ma la paura di sembrare debole agli occhi degli altri, talvolta, è più forte di me.

<<Mamma, potresti darmi il numero di Max?>>, domando all'improvviso, quando siamo tutti a tavola. Tutti e tre mi guardano come non si aspettassero questa richiesta, Kevin è il primo ad abbassare la testa sul suo piatto, come avesse realizzato che le intenzioni che gli ho rivelato ieri sono effettivamente veritiere: sto davvero andando a conoscere il nostro vero padre.
Mamma mi guarda con un misto di emozioni diverse: contentezza, preoccupazione, fierezza.
<<Certo, tesoro>>, prende il cellulare e mi invia il contatto. Papà mi accarezza il dorso della mano, per rassicurarmi.
<<Grazie, anche per il supporto>>, dico, mentre raccolgo il mio piatto con gli avanzi per ripulire. Salgo in camera e preparo velocemente le cose per la doccia.
Scrivo un messaggio a Max, per chiedergli un incontro in mattinata.
Io: Sono Camila, se vuoi vedermi, fatti trovare alle dieci, all'ingresso di villa Borghese.
Perché proprio lì? Beh, è un posto che mi ha sempre messo tranquillità, quella che mi serve se voglio affrontare questa situazione al meglio. In realtà qualsiasi posto all'aperto è in grado di calmarmi, perciò è la giusta location per il primo incontro con Max. Mi sistemo un po', prima di uscire.

Arrivo in anticipo, perché sono nervosa anche se so che non dovrei esserlo. L'uomo che ci ha abbandonato non merita la mia preoccupazione, ma che ci posso fare? Ho tanti pensieri che mi frullano in testa, tante domande. Non lo so se ci riesco, non sono pronta a parlare con lui, dovrebbe esserci prima una sorta di percorso, degli incontri preparatori, così non posso. Non so come comportarmi, cosa dirgli. Magari mi farò prendere dall'istinto e gli darò uno schiaffo, oppure comincerò a sparare frasi come: "abbiamo lo stesso naso!". Faccio dietro front, ho deciso.

<<Camila, sei tu?>>, esclama una voce adulta lateralmente a me: è lui. Mi volto lentamente fino ad incontrare il suo sguardo. Maledizione, è la copia di Kevin, in questo modo non posso odiarlo a dovere!

<<Sì>>, annuisco. Solo ora mi rendo conto che ieri in fondo non ho fatto così tanta attenzione al suo aspetto fisico. È un uomo ben piazzato, con la postura rigida, i capelli rasati quasi a zero, dei grandi occhi verdi e uno sguardo apparentemente distaccato. Alla mia risposta di assenso prende a scrutarmi dall'alto al basso, studiandomi con attenzione. Cerco di non fargli capire il fastidio che provo, del resto, è la prima volta che vede sua figlia.
<<Io sono Max>>, si presenta porgendomi una mano.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang