30: Lyuba fa una scelta

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"Sono qui con te, Lisa" mormorò in un soffio. "Qui per te".

Lisa parve non udire, ma a Mint sembrò di vedere i suoi occhi farsi lucidi.

"Portala di sopra".

Lyuba era tornata, più scarmigliata di prima. Con lei vi erano suo fratello Anatoly, vestito con una canottiera bianca, e un altro uomo che Mintha non aveva mai visto. Era alto, magro e ben vestito, in camicia e pantaloni neri. Aveva il viso spigoloso e il mento aguzzo, gli occhi sottili come fossero stati intagliati grossolanamente in quel viso tagliente, ma i capelli rossi e le lentiggini le fecero sospettare una stretta parentela con la padrona di casa.

Anatoly si diresse verso di loro. Mint non si fosse dal suo posto al lato di Lisa, ma l'uomo le fece un cenno secco con la testa, dopodiché, con una delicatezza insperata, si piegò sulle ginocchia e sollevò la ragazza, appoggiando la sua testa contro la propria grande spalla.

"Cos'è successo?" domandò l'altro uomo con voce composta, in russo, mentre tutti e quattro si dirigevano verso la porta della cucina.

"Una resa dei conti" ribatté Lyuba. "Gli irlandesi. È l'unica sopravvissuta".

L'altro non rispose.

Da lì accederono a un'altra entrata, che nascondeva strette scale ricoperte da un tappeto rosso e verde. Al piano superiore, Lyuba spalancò la porta che si trovarono di fronte. Dentro vi era una semplice cameretta con una stretta finestrella sul muro opposto all'entrata. Sulla parete sinistra vi era appeso un grande arazzo geometrico, sul pavimento di legno un secondo tappeto bordeaux con le frange dorate. Ben protetto da quel manto, vi era un lettino di legno scuro con un grazioso piumone decorato da decine di famiglie di gattini di vari colori. Si ripetevano le figurine di una mamma e due o tre micetti, neri, bianchi, rossi, variopinti, tigrati. Mint si concentrò su quel particolare e le parve di rimanere sospesa in una splendida dimensione dove esistevano solo famiglie felici di simpatici animaletti innocenti. Poi Anatoly entrò in scena e su quell'innocuo piumone distese delicatamente una Lisa che aveva di nuovo chiuso gli occhi.

L'uomo dai capelli rossi le si avvicinò, mentre l'altro si faceva da parte. Parve studiarla per qualche istante, poi disse: "È messa male. Devo sistemare subito questa ferita alla testa, è una bruciatura importante".

"Deve avere una spalla lussata" mormorò Mint a bassa voce. Lui le lanciò un'occhiata e annuì.

"Portami la borsa" comandò ad Anatoly. "E chiama Seva".

L'omone fece un nuovo cenno secco, prima di sparire alla vista. L'uomo si rivolse a Lyuba.

"Questo sarà un problema, Sorellina".

"Lo so" ribatté cupa la ragazzina. "Ho fatto una scelta".

Lui rimase a fissarla in silenzio. Mint si chiese se tra loro stesse avvenendo una conversazione silenziosa, una presentazione di spiegazioni da parte della padrona di casa, ma il confronto durò molto poco perché, dopo meno di due minuti, una ragazzotta vestita di nero entrò marciando nella stanza, ignorando tutti, subito seguita da Anatoly con un'enorme borsa di pelle.

"Fuori" tagliò corto l'uomo, mentre la sua accompagnatrice apriva la borsa e iniziava a rovistarci dentro. "Tutti quanti".

Mintha si aspettò che Lyuba protestasse o si piantasse nel suolo come una quercia; invece, girò sui tacchi e semplicemente ubbidì. La porta si chiuse alle spalle dei tre. Rimasero zitti per qualche istante. Fu proprio Anatoly a rompere la quiete.

"Chi le ha fatto questo?" domandò nel suo inglese stentato, un grugnito doloroso che sorprese Mint.

"Il nostro nuovo problema" ribatté sua sorella.

"Quelli della Rosa Stellata".

Non era una domanda e Lyuba non ritenne necessario confermarlo. Anatoly strinse i pugni, dopodiché si diresse alle scale senza aggiungere altro. Mintha deglutì e all'improvviso scoprì che aveva la gola secca e un vago senso di nausea. Si appoggiò delicatamente al battente chiuso. Fino a qualche giorno prima, aveva avuto paura di quella casa. Si era mossa come sui gusci d'uovo e avrebbe fatto di tutto per non rivolgere domande dirette alla padrona di casa, né per contraddirla.

Ma nessuno era più la persona di qualche giorno prima.

"Chi è l'uomo che sta curando Lisa?" chiese a bassa voce. Non le importava che Lyuba avrebbe pensato che non si fidasse di lei e che la domanda fosse impertinente.

"Il primo figlio di nostra madre. Fëdor. È medico forense e lavora per l'azienda" ribatté l'altra.

"E la ragazza?"

"La figlia di uno dei nostri. Le stiamo pagando l'università di medicina. Ha talento".

Mint ebbe la vaga sensazione che Lyuba stesse tentando di rassicurarla, che i suoi avrebbero fatto un buon lavoro con Lisa. Eppure, lei aveva ancora un dubbio da colmare.

"Perché ci aiuti?" mormorò, socchiudendo gli occhi.

Lyuba rimase in silenzio per un tempo che parve interminabile. Alla fine, soppesando ogni parola, rispose: "Le organizzazioni criminali sono criminali, appunto. Ma possiedono e condividono una certa etica. Ci sono leggi non scritte, che tutti conoscono. Ci sono patti e tregue".

Mintha aprì gli occhi e abbassò lo sguardo su di lei, perché aveva una strana sensazione di calore, come se Lyuba avesse preso fuoco. Non ci era andata così lontana: le iridi della giovane russa brillavano come se nel grigio di quelle ceneri si celassero lapilli ancora attivi e riaccesi dal vento.

"Non avrebbero dovuto toccare la sua famiglia. Non sua mamma" spiegò, mentre le sue semplici parole prendevano la forma di un'oscura minaccia. "Quelli della Rosa Stellata hanno fatto una scelta. Io ho fatto la mia".

"Sorellina".

La porta davanti a loro si era riaperta di uno spiraglio. Il viso rotondetto di Seva le osservava in attesa. Quando ebbe l'attenzione di Lyuba, si limitò a tenderle una specie di fazzoletto di carta tutto stropicciato. Lei lo prese, lo stirò tra le mani. Era una pagina di quaderno strappata.

"Cos'è?" domandò, mentre iniziava a leggere ciò che vi era scritto.

"L'abbiamo trovato nei suoi vestiti" ribatté Seva, prima di richiudere silenziosamente il battente dietro di sé.

"Cos'è?" ripeté Mint, senza rendersene conto, avvicinandosi di un passo. Gli occhi di Lyuba scorrevano veloci da sinistra a destra e riga dopo riga il suo viso sembrava riempirsi di nuove rughe, avvizziva, si corrucciava, si trasformava. Alla fine, di Lyuba era rimasto il rosso carota dei capelli e i graziosi vestiti da Pippi Calzelunghe, perché il suo volto era quello di una vecchia divinità ctonia che si preparava a portare il mondo verso l'Apocalissi una volta per tutte.

"Andiamo a fare un giretto, Nowak" affermò con una leggera nota allegra, spaventosa. "Abbiamo appuntamento con uno spasimante".  

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⏰ Last updated: Sep 03, 2023 ⏰

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