1. Mike ~PARTE PRIMA~

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Il giorno in cui incontrai quella che sarebbe diventata la persona più importante della mia vita, è stato il primo giorno di asilo. Credo fosse l'anno scolastico 1975/1976, primo quadrimestre, o qualcosa del genere. Ma stiamo parlando dell'asilo, quindi le date dei mesi non sono importanti.

Avevo ormai 4-5 anni e non avevo amici. Non perché io non ne volessi ecco...ma nessuno voleva essere mio amico. Questo era il problema. Nessuno voleva essere amico del bambino che non correva mai nel fango, che detestava sporcarsi, che preferiva rimanere pulito ed ordinato o che detestava gli sport (nonostante mio padre ci provasse continuamente a farmeli piacere). Così immaginai subito che iniziando la scuola, sarebbe andato di male in peggio. Perché finché sei strano e la gente lo sa, è così e basta. Se sei strano a scuola, iniziano a prenderti di mira...e fidatevi, non è carino. Proprio per niente.

Insomma, era il primo giorno di asilo. La giornata era passata tranquilla, a parte uno sgambetto, ma pazienza. Su quello potevo ancora passarci sopra.

Avevo adocchiato un ragazzino che sembrava nella mia stessa condizione, ma non avrei mai avuto il coraggio di parlarci.

Era carino. Era dannatamente carino. Aveva dei boccoli neri, o forse marrone molto scuro, e dei bellissimi occhi. Aveva delle lentiggini sul naso e sulle guance. Era un po' più alto di me. Ma non gli parlai.

"Ma che ti viene in mente Will?! Riprenditi!"

Quella mattina ci fu una sola cosa positiva: la scoperta dei pastelli. Diciamo che a casa, dato che c'era ancora mio padre a dettare legge su quasi tutto, non potevo fare sempre quello che desideravo, come ad esempio, disegnare. Probabilmente una delle mie più grandi passioni.

La prima mattina all'asilo passai tutto il tempo a disegnare, fino a che non arrivò l'intervallo. A quanto pare isolarmi disegnando tutto il tempo non era stato di grande aiuto perché all'intervallo, quando uscimmo in giardino, tutti mi conoscevano già con il nome di 'femminuccia asociale'. Fantastico, veramente fantastico.

Chiesi anche all'insegnante se potevo portare fuori la roba da disegno, ma ovviamente essendo proprietà della scuola, NO, non si poteva.

Che palle.

Così scelsi un posto sull'altalena e mi iniziai a dondolare piano, giusto per dare l'impressione di fare qualcosa.

Nessuno si avvicinava a me. Alcuni bambini mi davano delle occhiate, sussurravano qualcosa e poi tornavano ai loro giochi ridacchiando.

Ma farsi una vita...?

Da lontano intanto, io osservavo il bambino di prima, quello carino. Probabilmente percepì il mio sguardo perché a un certo punto mi iniziò a fissare, e io facendo finta di niente mi misi insistentemente a guardare l'interessantissimo pavimento sotto l'altalena. Anche lui sembrava solo. Poi, così, d'un tratto, iniziò ad avvicinarsi proprio verso di me! Per un attimo pensai di essermi sbagliato.

E invece no.

Gli altri bambini mi evitavano e stavano dall'altra parte del giardino, per cui quello carino stava venendo proprio da me!

«Ehi.»

«Ehi»

Si sedette sull'altra altalena.

«Anche tu sei qui tutto solo, vero?»

Non volevo che pensasse che io fossi solo uno sfigato, ma non so per quale motivo non potevo, non riuscivo a mentirgli.

«Già»

Mi guardò negli occhi.

Ripensandoci ora era bellissimo anche da piccolo, anche con i tratti infantili e il corpo esile. Non che il fatto di essere un po' esile sia cambiato quando è cresciuto, per essere chiaro.

The Chronicles of Will the Wise -BylerWhere stories live. Discover now