Capitolo 30 - Respiro consapevole

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<< Inspira profondamente ed espira per tre volte, Mely. Così, fai come me... >>.

Giacomo inspirò a pieni polmoni, facendo bella mostra dei suoi tonici pettorali, ed espirò lentamente, a bocca aperta.

<< Guarda che sto andando a fare la prima prova della maturità, non a partorire >> lo presi in giro, ridendo.

Lo stato d'ansia, in realtà, era ugualmente alto, se possibile.

<< Che simpatica >> criticò lui, sospirando. << E ti avevo detto di tenere gli occhi chiusi >>.

Notando la mia agitazione estrema, Giacomo si era offerto di insegnarmi a meditare. Quella mattina - la mattina della prima prova -, mi aveva convinta (non sapevo neppure io come...) ad alzarmi alle cinque per imparare la tecnica del "respiro consapevole".

<< Ok, scusami. Li chiudo subito >> gli assicurai, abbassando le palpebre.

Era ormai quasi un'ora che tentava di insegnarmi quella tecnica.

Invano, praticamente.

Non era proprio nella mia natura lasciarmi andare in quel modo, soprattutto sapendo di essere osservata.

<< E poi non ho capito perché tu gli occhi li tieni aperti >> osservai, contrariata.

<< Te l'ho già detto, Melissa >> sbuffò, divertito. << Io ho fatto molta pratica, sono anni che medito. Ormai sarei in grado di farlo persino sul tram >>.

Trattenni le risate: l'immagine di lui intento a meditare sul tram, schiacciato dalle altre persone, era a dir poco esilarante.

<< Adesso possiamo riprendere? Iniziamo daccapo... Fai tre respiri profondi, senza -e, ripeto, senza- aprire gli occhi. Spegni la mente, non pensare a nulla. Focalizza la tua attenzione sul respiro, sulle sensazioni che ti provoca. Non devi cercare di controllarlo, Mely >> mi sgridò. << Perché hai questa smania di controllo? >>.

<< Zitto, mi stavo concentrando! >> lo canzonai, sogghignando.

<< Mely, prendi sul serio la cosa. Torna a respirare come ti ho detto. Il respiro non lo devi controllare, ma solo assecondarlo. Avverti le sensazioni che ti evoca? L'aria che entra, fredda, nelle narici, e si riscalda gradualmente, l'alzarsi e l'abbassarsi del torace e dell'addome... >>.

<< Giacomo >> lo interruppi. << Non credo che la cosa possa funzionare >>.

Era la verità: ero troppo... pragmatica per certe cose.

<< D'accordo >> si arrese lui, aiutandomi ad alzarmi dal pavimento. << Vuoi andare a scuola? >>.

<< A scuola? Sono ancora le sei del mattino >> gli feci notare, sbadigliando sonoramente.

<< Vuoi ripetere qualcosa? >> propose.

<< Solo io a quest'ora non connetto ancora? >> dissi, stupita dalla sua voglia di fare.

<< Se avessi meditato come si deve, adesso anche tu saresti concentrata come me >> mi sgridò bonariamente. << Una buona meditazione equivale a molte ore di sonno >>.

<< Quando fai il saccente, non ti sopporto proprio >> lo baciai (giusto per zittirlo).

<< Devi sapere che l'ansia è un'emozione esclusiva del genere umano, Mely. Una paura senza oggetto. Che senso ha pre-occuparsi, cioè occuparsi di qualcosa prima che accada? >>.

Aveva ragione, ma non l'avrei mai ammesso ad alta voce.

<< La mia paura ce l'ha un oggetto, però. Ti dicono qualcosa le tre parole "esami di maturità"? >> gli feci notare.

<< Ripetiamo un po', dai. Di chi vuoi parlarmi? >> chiese Giacomo, sedendosi sul letto.

<< Non so... Ho l'impressione che quest'anno uscirà Calvino >> dissi, pensierosa.

<< Calvino? Io adoro Calvino >> si entusiasmò lui.

Possibile che non ci fosse un autore che non gli piacesse?

<< Non è tra i miei preferiti >> rivelai, sincera.

Mi fissò, scioccato.

<< Dai, non ci credo. Hai mai letto "Il Barone Rampante?" >> domandò.

<< No >> risposi, quasi pentendomi di non averlo fatto.

Si mise in piedi di scatto ed estrasse dalla lunga fila di libri nello scaffale sopra al letto un piccolo volume. Aveva la copertina tutta bianca, con scritto, a lettere cubitali, il titolo: "Il Barone Rampante".

<< Non ci credo che hai pure quel libro >> mi meravigliai. << C'è un libro che tu non abbia letto? >>.

<< Molti, purtroppo >> commentò lui, aprendo il volume fino alla pagina in cui aveva lasciato il segnalibro. << Ascolta quello che ha scritto Calvino, sono sicura che rivedrai la tua posizione >>.

<< Certo che sei proprio ostinato >> lo punzecchiai, sedendomi sul suo letto. << Tu però devi promettermi che leggerai gli autori che piacciono a me, poi >>.

<< Senti qui, Mely. È un dialogo fra i due protagonisti, Cosimo e Viola >> si schiarì la voce.

<< Cosimo: "Perché mi fai soffrire?"

Viola: "Perché ti amo".

Cosimo: "No, non mi ami! Chi ama vuole la felicità, non il dolore".

Viola: "Chi ama vuole solo l'amore, anche a costo del dolore".

Cosimo: "Mi fai soffrire apposta, allora".

Viola: "Sì, per vedere se mi ami"

Hai sentito? Non puoi dirmi che Calvino non ti piace! >>.

L'aveva presa proprio come una questione personale.

<< Ma infatti ho detto solo che non è tra i miei preferiti >> gli feci notare. << Però questa tua lettura me l'ha fatto rivalutare >>.

Mi alzai e gli diedi un altro bacio, abbracciandolo.

<< Mi fai soffrire per vedere se ti amo >> disse lui, sorridendo. << Quale periodo di Calvino pensi che uscirà? Fantastico? Parlami della trilogia de "I nostri antenati" >>.

<< Lascia stare, probabilmente mi sbaglio >> lo liquidai.

Era tipico di me: non riuscivo proprio a ripetere prima di ogni interrogazione o esame. Avevo sempre la spiacevolissima sensazione di non ricordare nulla...

<< Come vuoi tu >> si arrese il ragazzo. << Direi di andare a fare colazione, allora >>.

Non avevo molta fame, in realtà, ma uscire di casa era un ottimo modo per non pensare.

Mangiammo nel bar di fronte a scuola.

<< Giacomo, dì qualcosa di interessante >> lo esortai, ansiosa. << Altrimenti inizio a sentire gli altri ripetere e mi angoscio ancora di più >>.

<< Non credo che si possa essere più angosciati di così >> borbottò lui, tossendo.

Finsi di non sentirlo.

<< Ti stupirà, ma anche nel cervello ci sono i ventricoli >> disse, usando un tono di voce alla Piero Angela.

<< Non mi stupisce affatto. Anzi, mi ricorda che a breve dovrò iniziare a studiare per il test d'ingresso >> lo sgridai.

<< Mi fai soffrire... >> iniziò lui.

<< .. perché ti amo, sì. Ho colto l'antifona >> completai.

<< Melissa >> mi sentii chiamare.

Era Alex.

Il mistero della casaWhere stories live. Discover now