Capitolo 20 - If these wings could fly ...

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Era un'uggiosa giornata di fine Maggio, il giorno del suo funerale.

I suoi genitori avevano insistito affinché scrivessi una lettera, dal momento che loro non si sentivano in grado di farlo. Ma come si può tradurre i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, in parole? Come si può, in certe condizioni? Non riuscivo neppure ad alzarmi dal letto la mattina, a dormire la notte, a mangiare, da quando era successo. Non appena chiudevo gli occhi, me la ritrovavo davanti. Era alta, molto più alta di me, che a malapena raggiungevo il metro e sessantacinque, e aveva dei folti capelli biondi, sempre spettinati. Sorrideva in continuazione ...

L'avevo sempre ammirata per questo. Riusciva a strapparti un sorriso anche nei momenti di maggiore difficoltà.

Mi mancava tantissimo ...

Mi mancavano le sue discussioni di ore ed ore con la prof di latino a lezione, i suoi tentativi di racimolare la sufficienza sbirciando il mio compito durante le verifiche di greco, le sue credibilissime imitazioni di tutti gli insegnanti. E pensare che all'inizio ci detestavamo ... C'eravamo conosciute in quarto ginnasio, al primo giorno di scuola. Mi era sembrata una ragazza superficiale e opportunista (e come non avrebbe potuto, visto che aveva preteso, senza che ci conoscessimo bene, che le scrivessi io, uno ad uno, i paradigmi assegnatici dalla prof?). Nei mesi successivi avevo avuto modo di ricredermi: in più di un'occasione aveva dimostrato di essere ben diversa da come mi era sembrata alla prima impressione. E, negli ultimi anni, era diventata per me la sorella che non avevo avuto. Come sarei riuscita ad andare avanti senza di lei? Per di più, con tutto il peso di quello che era accaduto dal giorno del trasloco, solo una settimana prima: il litigio con mio padre, che aveva scoperto - chissà come - che gli avevo mentito, il comportamento ambiguo di Davide, la freddezza di mia madre ...

Ma soprattutto lui.

Giacomo.

Avrei tanto voluto avere Giada accanto, anche solo per parlargliene e ricevere consigli.

Ma Giada non c'era più, e non ci sarebbe più stata.

Almeno, non fisicamente.

Ero sempre stata un tipo molto credente, sin da piccola, ma poco praticante. Non frequentavo molto la Chiesa: non ero d'accordo con quello che predicavano i preti, soprattutto alcuni. Avevo una visione della Fede molto più ampia, ben lontana dai limiti e dalle restrizioni imposte dalla comunità ecclesiastica. Esisteva qualcosa (o meglio, Qualcuno) di più grande di noi, ne ero sicura, e pensare il contrario era a dir poco assurdo. Nonostante ciò, trovavo conforto, di tanto in tanto, nell'andare in Chiesa.

<< Un'amica di Giada ha voluto scriverle una lettera. Prego, Melissa >>.

Le parole del parroco mi riportarono bruscamente alla realtà. Mi alzai e mi diressi lentamente verso l'altare, evitando di guardare in faccia i genitori della mia migliore amica.

Non piangere, non piangere, mi imposi stoicamente.

<< Ciao, Giada. Sono rimasta ore ed ore davanti ad un foglio bianco, indugiando. Non sapevo proprio cosa scrivere ... mi conosci, sono molto insicura. "Di cosa dovrei parlare?", mi sono chiesta. Di te? Della tua simpatia? Della tua gentilezza? Alla fine, mi è venuta un'idea. Chi, come me, ha avuto la smisurata fortuna di conoscerti, sa che ti piaceva cantare. Quante serate al karaoke abbiamo fatto insieme ... avevi una voce stupenda, "angelica", come ti dicevo sempre. Quale miglior modo, quindi, di dirti arrivederci, se non con una canzone? Ho trovato molta difficoltà a decidere, ma alla fine, banalmente, la scelta è ricaduta sul tuo brano preferito: "Wings" di Birdy. E così mi sono messa ad ascoltarla e riascoltarla, quasi spasmodicamente, tentando di cogliere cosa ti avesse tanto attratto: la melodia? No, non era stata la melodia. Piuttosto, le parole >>.

Presi fiato, trattenendo ancora le lacrime, e feci cenno a Giacomo di far partire la musica. Tutta la Chiesa fu pervasa dalle note della canzone, e qua e là si sentirono dei sussurri sommessi: qualcuno era stupito, altri commossi. La gran parte mi fissava con aria interrogativa.

<< Probabilmente le parole di questa canzone, Giada, sono le sole in grado di descrivere come mi sento adesso, sola, senza di te. Mi ricordano tutti i tramonti che abbiamo contemplato insieme, "vedendo il giorno andarsene", divorando gelati e schifezze varie. Mi ricordano il "trilione di stelle" che osservavamo la notte, spesso aspettando l'alba, esprimendo desideri assurdi. Mi fanno pensare a te ... Traducono perfettamente come mi sento adesso, incapace di mettere ordine nei miei pensieri, troppo distrutta anche solo per illudermi di riuscirci. E il ritornello ... Oh, il ritornello non può non commuovermi, Giada. È un urlo disperato, che esprime lo struggente desiderio che ho di rivederti >>.

Scesi dall'altare e andai rapidamente a sedermi, non più in grado di trattenere le lacrime. Mi abbandonai totalmente al dolore, sperando, così, di riuscire a farmi una ragione di quel che era successo, di "metabolizzare" il lutto. Mentre singhiozzavo sommessamente, esplose il ritornello della canzone:

"Oh, lights go down,
in the moment we're lost and found,
I just wanna be by your side,
if these wings could fly ...
Oh, damn this walls,
in the moment we're ten feet tall,
and how you told me after it all,
we'd remember tonight
for the rest of our lives"*.

Era vero, Giada: avrei ricordato quella notte, quella maledettissima notte, per tutto il resto della mia vita.

****

*"Oh, le luci scendono
nel momento in cui siamo persi e trovati,
voglio essere al tuo fianco,
se queste ali potessero volare ...
Oh, dannazione questi muri
nel momento in cui siamo alti dieci piedi,
e come mi hai detto, dopo tutto,
ricorderemo stanotte
per il resto della nostra vita".

Il mistero della casaWhere stories live. Discover now