Capitolo 12 - Fraintendimenti

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<< Signore, signore ... >>.

Mi svegliai all'improvviso. Il barman mi stava chiamando con insistenza.

<< Mi scusi ... grazie >>.

Nel locale mi stavano fissando tutti, imbarazzati per me. Pagai il conto, presi la giacca e uscii in fretta. Provavo solo vergogna per me stesso; non ci potevo credere, ero tornato a bere. Erano ormai diciannove anni che avevo smesso, da poco prima che nascesse Melissa, dopo un lungo e faticoso percorso di riabilitazione. Come era potuto succedere? Rivolsi lo sguardo sull'orologio da polso: erano già le sei e mezza. Melissa! Presi velocemente il cellulare e notai che avevo ricevuto due sms. Il primo era proprio di Melissa: "Papà, non preoccuparti. Mi ha accompagnata a casa Giada". Tirai un respiro di sollievo. Il secondo sms era di mia moglie: "Edo, dove sei finito? Melissa e Davide sono preoccupati". Dubitavo seriamente che Davide fosse preoccupato. Le risposi che andava tutto bene, che semplicemente ero uscito più tardi dal lavoro e che sarei stato a casa per le otto, vergognandomi non poco di me stesso: ero tornato a mentire alla donna che amavo. Salii in macchina e ripercorsi mentalmente la giornata, ormai agli sgoccioli. A lavoro era andato tutto male, come sempre, e soprattutto io e mia moglie non ci parlavamo: succedeva raramente dopo un litigio. La sera prima ero stato un vero idiota con lei, per la faccenda dei vicini. La verità era che non volevo che li frequentasse; non mi fidavo né della signora Dorotea né tantomeno del nipote, quel ragazzo strano. Però non avrei dovuto parlarle in quel modo, non se lo meritava proprio. Composi il suo numero di telefono, deciso a scusarmi.

<< Pronto? Edo? >>.

Era palesemente preoccupata.

<< Amore >> dissi, cercando di non far capire che avevo bevuto.

Elena aveva come un sesto senso per certe cose.

<< Va tutto bene? >> mi chiese. << Hai una voce strana >>.

<< Sì, va tutto bene >> mentii.

<< E' successo qualcosa al lavoro? >> si interessò.

<< No, non è successo nulla. Dovevo recuperare delle ore al lavoro e ... avevo solo voglia di sentire la tua voce >>.

Mi sentivo terribilmente in colpa.

<< Ok >>.

Sembrava fredda.

<< Sei già a casa? >> le domandai.

<< No, oggi ho iniziato a lavorare alla palestra di Davide, non ricordi? >>.

Giusto. Me ne ero completamente dimenticato.

<< Sì, mi ricordo >> mentii. << Non sei ancora uscita? >>.

<< Sto finendo adesso di allenare le ragazze >>.

<< Vuoi che passi a prenderti al lavoro? >> mi offrii.

<< No, non preoccuparti. Prenderò l'autobus. E poi hai detto che il turno finisce alle otto >>.

Era vero, avevo scordato di averle scritto così.

<< Lo so, ma potrei uscire prima ... >> tentai di rimediare.

<< Non c'è bisogno. Prenderò l'autobus >> mi interruppe.

Perché si comportava così? Perché era così fredda e distante?

<< Ok, allora ... a stasera >> la salutai.

Silenzio.

<< A stasera >> disse infine.

Il mistero della casaOn viuen les histories. Descobreix ara