Capitolo 23 - Flussi di coscienza

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<< Edo? Edo! >>.

Mi voltai verso mia moglie, leggermente infastidito dal suo tono di voce.

<< Che c'è? >>.

<< Io esco, stamattina ho il turno in palestra >>.

<< Cosa ci sarà in quella palestra che ti attrae tanto, non lo so... >> mormorai a voce bassissima.

<< Cosa? >> chiese Elena.

<< Niente, ho detto buon lavoro >> mentii.

Uscì di casa velocemente, sbattendo il portone, ed entro pochi minuti era già sull'autobus.

Avevo la bruttissima sensazione che mi tradisse.

Anzi, ne ero quasi sicuro.

E con chi, se non con il suo ex Riccardo? Certo, lui era tutto quello che una donna potesse desiderare: bello, ricco, intelligente.

Insomma, tutto il contrario di me.

Mi era venuta sete.

Mi alzai e mi diressi verso il frigorifero, prendendo una birra. Scorsi Melissa nel salotto, intenta a parlare con un ragazzo strano, tutto vestito di nero e pieno di tatuaggi. Ma che razza di gente frequentava mia figlia? Quasi quasi rimpiangevo quel Giacomo...

Da quando era morta Giada, la sua migliore amica, aveva trascorso tutto il tempo chiusa in camera sua, senza neppure studiare. Cosa ne sarebbe stato del suo futuro? Dove era finita la mia figlia prediletta, tutta studio e libri? Era persino diventata una bugiarda... Non mi aveva detto che il suo nuovo "amico" (chiamiamolo così) Giacomo era affetto da chissà quale disturbo psichiatrico, né che suo padre era stato in galera, e Dio solo sapeva per quale motivo. Sentii la porta di casa chiudersi: evidentemente, quella specie di emo se ne era andato. Entro pochi minuti uscì anche Melissa, portando sotto braccio due giacche. Dovevano appartenere a quello svitato del vicino... Mi affacciai dalla finestra della cucina e constatai che, effettivamente, era andata a suonare al citofono della signora Dorotea, senza ottenere risposta. Scorsi Giacomo nel vialetto accanto, intento a passeggiare. Non voltarti verso mia figlia, non voltarti verso mia figlia, gli ordinai, in un disperato tentativo di telepatia - che, ovviamente, non funzionò -. Ed eccoli che parlavano, complici. Chissà cosa si stavano dicendo...

Poi accadde qualcosa di imprevedibile: Melissa sorrise. Non riuscivo a credere ai miei occhi: erano settimane che non rideva. Forse - e dico, forse -, quel ragazzo non era così male: quantomeno, sembrava renderla felice. E cosa può sperare un genitore, se non vedere i propri figli contenti e soddisfatti? Tornai a spiarli: Giacomo aveva invitato Melissa a salire sulla sua auto. Dove aveva intenzione di portarla? Non potei fare a meno di preoccuparmi: voglio dire, era pur sempre un ragazzo disturbato. Feci per uscire di casa a fermarli, ma mi bloccai: sapevo che se l'avessi fatto, Melissa mi avrebbe odiato per sempre. E non potevo permettermelo. Già mi detestava dal giorno in cui... dal giorno in cui Giada era morta, per la sfuriata che le avevo fatto davanti a tutti; ci mancava solo che le dessi un altro buon motivo per avercela con me.

I figli non lo sanno, e non lo potranno capire fino a quando non toccherà a loro, ma essere genitori è veramente il mestiere più difficile di questo mondo. Prima vedi il tuo bambino nascere, così piccolo e indifeso, e sai che dipende totalmente da te. Sei consapevole del fatto che senza di te non potrebbe sopravvivere neppure un giorno, talmente è fragile. Questo fino ai dodici/tredici anni, età in cui ti accorgi, a poco a poco, che la tua compagnia inizia a stargli stretta, che vede la famiglia come una prigione da cui vuole evadere, talmente è bramoso d'indipendenza. In realtà, questo periodo del "gambero" (citando Alberoni) Melissa non l'aveva mai attraversato: o meglio, in apparenza non l'aveva fatto. Era sempre stata seria e giudiziosa, persino più di me, e forse il problema era proprio questo. I figli tendono a vedere i genitori come perfetti ed infallibili, spesso come dei modelli, ma in realtà non è proprio così. Ha scritto bene Elisa nel testo di una sua canzone: "Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu".

Il suono del citofono mi riportò bruscamente alla realtà.

<< Chi è? >> chiesi.

<< Salve, sono il signor Ariosto, il padre di Giacomo. Vorrei parlarle di mio figlio e della sua... >> indugiò più del dovuto, prima di concludere la frase. << ... malattia >>.

Il mistero della casaWhere stories live. Discover now