XI

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Il giorno seguente andai via, senza svegliare Iuri, mi sentii quasi cattivo e perfido quando chiusi la porta di casa.
Samuel, aveva fatto così con me, dopo avermi portato a letto, dopo essere stato il primo ragazzo a vedermi del tutto nudo e come se non mi avesse portato via la parte pura che ancora possedevo, era andato via.
Ma sentivo che non parlarne più era la cosa giusta.
Attraversai la spiaggia,  pioveva.
Tornai a casa.
Aslan, seduto sui gradini davanti la porta, leggeva.
Come se avesse sentito la mia presenza, alzò la testa e venne verso di me.
Poggiai una mano su una delle sbarre del cancello, vicino alla serratura- così che magari, con un po ' di fortuna l'avrebbe sfiorata- presto si bagnò di acqua piovana, così come i capelli ed i vestiti di entrambi. 
Lui, proprio di fronte a me, come speravo accadesse, sfiorò la mia mano con il suo mignolo. 
L'aveva fatto apposta? 
Era cosciente delle sensazioni idilliache che provavo quando la sua pelle sfiorava la mia? 

Non appena misi piede in giardino la sua mano si posizionò sulla mia spalla e la strinse.
E subito dopo avvolse il suo braccio attorno a me, proprio dietro il collo. 
Mi avvicinò a lui e andammo dentro di corsa.
I nostri piedi, sembrava fossero sincronizzati.

Angelina e Riccardo dormivano.
Così ci sdraiammo sul divano.
Le nostre gambe si incrociarono;
Le sue, provenienti dalla parte opposta del divano, si unirono alle mie.
La sua pelle liscia ed abbronzata, a contatto con la mia, mi causò la pelle d'oca.
Sospirai e guardai altrove.
Non potevo reggere i suoi occhi su di me, mentre lentamente bruciavo vivo sotto i vestiti, a causa sua. 

E se invece gli toccassi la gamba e mi avvicinassi a lui, andrebbe avanti? 
Probabilmente no, magari mi sussurrerà di aspettare?  di andare in camera? oppure mi lascerebbe col dubbio, sorridendo e basta. 

Andai al piano di sopra, senza parlare, sentii solo i suoi occhi su di me ed il rumore dei miei passi.

Speravo mi seguisse, che venisse con me, e che non appena saremmo arrivati in camera, avrebbe chiuso la porta alle sue spalle e mi avrebbe baciato.
Avrei avuto la pelle d'oca, ancora e ancora, ogni volta che le sue labbra si poggiavano su qualsiasi parte del mio corpo.
Desideravo lasciassero il segno, così che la forma delle sue labbra sul mio petto, sul mio collo, sulle mie braccia nascondessero le cicatrici.

Invece rimase in salotto.
Ben presto anche Angelina e Riccardo si alzarono.
Passammo la giornata con loro.

Per quanto riguarda i giorni a seguire, ricordo solo quando rividi Iuri.
Era come sempre indaffarato a fare stupidaggini.
Ma potevo scommetterci, lui pensava ancora a quella notte.
Divenne un'amicizia intima, creata solo grazie ad un segreto, che fino alla fine ci saremmo portati dietro.




















"Dicono che una signora offri circa trecento
mila lire a chi gli trova il cane." Affermò Oliver. 
"Quindi?" Parlò Aslan, mentre aspirava il fumo dalla sua sigaretta.
"Lo troviamo e ci dividiamo i soldi." 
"Come trovare?" Borbottò Iuri.
Ancora in silenzio, riflettevo.
"Tu sei ricco, a che ti servono i soldi?" Aslan, come sempre sfacciato chiese. 

"Ahh, ma sta zitto…comprerò un mazzo di fiori gigantesco a Eleonora e qualsiasi altra cosa."
"Io comprerei una tela e dei colori, poi magari faccio un ritratto a tutti." Parlai io, rompendo il silenzio.
"Tu Iuri?" 
"Cercherei mio padre, io rintracciare lui e poi partire per raggiungere." 

"Perchè non lo cerchiamo davvero? Il cane intendo, portiamo dei sacchi a pelo, cibo e acqua." 

Oliver, convinto, si alzò e iniziò a tirarci in piedi.

Aslan, camminava avanti con Oliver, io invece percorrevo il viale più lentamente, con al mio fianco Iuri.
"Quindi? Perché cicatrici?" 
"Da piccolo, ho avuto un incidente d'auto." 
Cercai di non soffermarmi troppo sui dettagli.
"Tu perché hai quelle cicatrici sulla faccia?" 
"Oh…mio padre, per sbaglio, avere lanciato bottiglia." 
Rimasi in silenzio.
Iuri amava, troppo, chi non doveva amare.
Sapeva che quella bottiglia non era arrivata accidentalmente su di lui, ma l'aveva perdonato, perché predisposto ad avere un buon rapporto con lui. 
E pregava ogni giorno, dal momento in cui apriva  gli occhi la mattina, che la stessa sera l'avrebbe rivisto. 
Volevo che capisse, che lo lasciasse perdere, volevo si concentrasse su altro, la scuola, magari, su i suoi nuovi amici, sull'amore che Angelina e Riccardo cercavano di dargli anche se distanti da lui, sui bei momenti,  sulle risate…
Invece, beveva, giorno e notte, per mettere da parte la realtà.
Sperava potesse rimediare con me, almeno, per quella notte, invece, niente se non un lungo bacio.

SimbiosiWhere stories live. Discover now