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Capitolo 5

La mattina seguente parlai ad Aslan della discussione con Samuel.
"Ci tenevo alla nostra amicizia ma non gli importa più nulla di me, ma sai cosa? …si faccia fottere." 

Mi alzai e aprii la finestra della camera, Aslan mi diede una sigaretta, ed entrambi, immersi ognuno nei propri pensieri fumammo in silenzio. 

Iniziai a sistemare le cose che poi avremmo portato con noi, peccato che Samuel fosse un vero e proprio stronzo. 

Bussarono alla porta, andai ad aprire, pensavo di trovare Samuel davanti a me, pronto a cacciarci via, invece, un uomo alto e possente mi afferrò il polso e mi portò fuori.
Non riuscii a capire all'istante.

Aslan così come me era stato sbattuto dentro una macchina della polizia.

Iniziai a battere il palmo contro il vetro del finestrino, Samuel, quasi soddisfatto, mi osservava.
"È stato lui! Hai chiamato tu la polizia? Stronzo!" 
"Camillo! Dov'è camillo?" 
"Il cane?" Mi chiese l'agente di polizia.
"Si." 
"Lo riporteranno presto al padrone." 
"Il padrone è un pazzo!"
"Certo, ragazzino." Mi prese in giro lui. 

Venne messa la macchina in moto e dopo un lungo viaggio, tornammo punto e a capo.

Dentro le mura dell'orfanotrofio.
Non appena ci chiusero in camera Aslan iniziò a sbraitare e a buttare tutto in aria.
Io, così come lui, arrabbiato e distrutto avevo deciso di buttarmi sul letto e di pensare ad altro.
Cercai di estraniarmi dal mondo che mi circondava.

Per tre lunghe settimane, io ed Aslan, non partecipammo alle lezioni o alle serate della domenica perché costretti a stare in camera.
Il moro ed io cercammo di tirarci su di morale l'un l'altro, disegnavamo, parlavamo e cantavamo insieme, ma ciò che aveva fatto Samuel, non lo avrei dimenticato così facilmente.

Poi la salvezza mia e di Aslan arrivò, in una giornata calda e soleggiata di giugno.
La nostra salvezza aveva un nome ed un cognome: Angelina Greco.
Una donna splendida, dai capelli ricci e lunghi, con un sorriso perfetto, dalle guance rosee e dal naso all'insù.
Alta e leggiadra.
Suor Elizabeth ci aveva detto di scendere e di non perdere tempo.
Quando arrivammo al piano di sotto, trovammo Angelina seduta su una delle poltrone logore della stanza principale.

Suor Elizabeth la indicò con un cenno della testa.
Ci avvicinammo a lei.
Si presentò a noi, noi fecimo lo stesso.

Uscimmo in cortile e conversammo per un bel po '.
Poi capii, quando dalla sua bocca uscirono codeste parole:
"Ho sempre pensato che i ragazzi più grandi abbiano meno possibilità di essere adottati.
I bambini, specialmente se sono buoni e tranquilli, attraggono di più, alle persone piacciono la tranquillità e la semplicità
Sapendo ciò che avete fatto e considerando la vostra età…beh, avete capito, non avete molte opportunità, ma proprio per questo ho deciso di adottarvi, voglio che voi abbiate una seconda possibilità e poi…amo il complicato." 

Quando ci portarono all'orfanotrofio per la seconda volta, non avevamo nulla con noi se non i vestiti addosso.
Quindi fummo svelti e veloci.
Salimmo in auto con la donna dai capelli ricci ed un uomo, con grandi occhiali da sole quadrati, e dalla poca barba bianca si presentò "Riccardo" 
Pronunciammo i nostri nomi e lui sorrise.
Dopo un sospiro di sollievo; un vero e profondo sospiro di sollievo, realizzai che ben presto avrei avuto un letto in cui dormire, una casa, una famiglia ed Aslan sempre al mio fianco.
Non sapevo bene cosa mi aspettasse fino a quando l'auto si fermò davanti un viale alberato.
A terra, le pietre, simulavano una stradina, che condussero me, Aslan, Angelina e Riccardo, in una vecchia ma spettacolare villa.
Rimasi a bocca aperta per qualche secondo.
Avrei vissuto lì da quel momento in poi. 
Un cane ci venne incontro.
Un border collie arancione e bianco. 
Andò a salutare i padroni. 
Poi iniziò ad annusare me ed Aslan, probabilmente sentiva l'odore di Camillo.
Chissà se già era stato restituito a Dante.
Poi Angelina mi toccò la spalla e mi invitò ad entrare in casa.
Una grande sala da pranzo, dalle pareti chiare, dai divani in pelle, con un lungo tavolo al centro della stanza, accompagnato da sedie di legno, ci accolse.
Guardai Aslan, con un piccolo sorriso sul volto, si mise a parlare con Angelina e Riccardo, pareva essere già a suo agio.
Io invece, anche se sfrontato e ribelle, avevo difficoltà nel parlare o esprimermi al meglio con persone nuove.

Ci fecero fare un giro della casa e ci mostrarono la nostra camera.
Spaziosa, pulita, dalle pareti ricoperte di poster, con due letti , separati, dalle lenzuola azzurre e morbide.
Non mi gettai subito sul letto pensai prima a lavarmi e calmarmi facendo scorrere dell'acqua fresca sul corpo. 
Andai verso il bagno, anche questo pulito e lucente.
Mi guardai un attimo allo specchio e pensai a come la mattina in cui Samuel era andato via, mi ero sentito.
A disagio, spaesato ma pronto ad aprire un nuovo capitolo della mia vita.
Questo però comprendeva, finalmente, qualcosa di certo, la presenza di Aslan,  una casa e la tranquillità che da tempo cercavo.
Così, come uno stupido bambino mi misi a piangere.
Preso dalla tristezza, a causa del tradimento di Samuel ma felice per essere stato all'orfanotrofio quella mattina, se lui non avesse chiamato la polizia, io ed Aslan saremmo rimasti soli, senza un posto dove andare e insicuri su cosa avremmo passato.
Portai le mani tra i capelli e con le lacrime sul volto, mi spogliai, tolsi la camicia, sbottonando uno ad uno, con le mani tremanti, i bottoni bianchi e piccoli.
Mi venne la pelle d'oca non appena un filo d'aria entrò dalla finestra socchiusa.
Mi infilai nella doccia, ed anche lì, non riuscii a fare a meno di accovacciarmi a terra e di piangere.
L'acqua scorreva su di me, insistente e ghiacciata.
Però riuscii anche se per poco a riflettere su tutto ciò che avevo vissuto nell'arco di due mesi.

Ho incontrato Aslan.
Siamo scappati dell'orfanotrofio.
Siamo scappati da uno psicopatico e ci siamo portati dietro il suo cane.
Mi sono ubriacato ed ho ballato su dei tavoli, incitato da vecchi baffuti.
Ho rivisto Samuel.
Ho fatto vedere ad Aslan le cicatrici. 
Sempre Samuel mi ha dato del finocchio e mi ha tradito.
Dopo aver passato la nostra infanzia insieme ad aiutarci nei momenti bui.
Sono tornato all'orfanotrofio e dopo ben sette anni sono stato adottato, sempre con Aslan, che fortunatamente ha la mia età ed è nella mia stessa situazione. Però dopo tutto… non è andata male, o forse, la compagnia di Aslan ha reso tutto  migliore, se fossi stato solo, probabilmente avrei odiato il lungo viaggio per arrivare da Samuel.

SimbiosiWhere stories live. Discover now