VIII

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Quel pomeriggio facemmo un lungo e rilassante bagno.
Finii per osservarlo un bel po ' di volte, mentre distrattamente mi facevo trasportare dalle leggere onde che sbattevano contro il mio fianco.
La sua schiena, già abbronzata, liscia e lucida si muoveva sinuosamente mentre le braccia ondeggiavano.
Le mani spostandosi tra i capelli facevano si che piccole goccioline vagassero nell'aria e cadessero dritte nell'acqua. 

Notai che frequentemente, cedeva ed i suoi occhi cadevano sulle cicatrici, che fino a circa una settimana prima aveva sfiorato.

Forse pensava mi dessero fastidio i suoi occhi su qualcosa che da tempo nascondevo, invece volevo le toccasse di nuovo, che le raschiasse via con delle semplici carezze, con i suoi polpastrelli rosei.

E se lo dovesse fare di nuovo? e se dovesse toccarmi di nuovo come quel giorno? 
Andrei avanti, ovviamente, e non mi fermerei ad osservarlo, mentre concentrato mi studia e sfiora.

E chissà se magari, proprio in quel momento stava esaminando il mio corpo, per portarsi avanti, se mai tra noi fosse successo qualcosa.
Per poi quella sera, proprio mentre dormiva al mio fianco, ripensare al mio corpo, nudo davanti ai suoi occhi chiari.

Chissà se si era sentito parte della mia vita, conoscendo qualcosa in più su di me. 
Domande che ancora aspettano una risposta.


Tornammo a casa e passammo il resto del pomeriggio con Riccardo e Angelina, pronti a raccontarci della loro vita prima di noi.
Inizialmente, dissero, che erano semplici amici, poi però nacque qualcosa di più profondo, che li aveva spinti a stare insieme, ma solo dopo diversi problemi, alla fine però, ci erano riusciti.

"Come avete capito che non potevate essere solo amici?" Chiese Aslan con un sorriso sul volto. 

Ero certo lui si stesse riferendo  a noi due, alla nostra 'amicizia', che forse anche lui considerava qualcosa in più.

Invece, nei suoi occhi vidi pieno interesse per la storia dei due, quindi, si rivelò una domanda lecita, che non aveva niente a che fare con noi.
Dopo il lungo racconto dei due, iniziammo a cucinare, io ed Aslan continuammo a fare domande su domande, senza andare oltre, per non metterli in imbarazzo. 
Cenammo in giardino, un lungo tavolo era stato piazzato sotto gli alberi.
Le sedie di ferro, pesanti, dure ma comode lo circondavano.
Sentimmo la voce di Iuri.
"Ha accettato finalmente." Mugugnò Riccardo.
Così mi offrii io per andare da lui, per aprire il grande cancello, che divideva l'infinito terreno e l'esterno.
Stranamente, Iuri era vestito bene, spesso indossava grandi maglie larghe e lunghe e pantaloncini, anche questi larghi, colorati e sfarzosi.
Quella sera indossava una camicia azzurra con delle sottili strisce verticali bianche e dei pantaloncini blu.
Gli dissi di entrare ma con il suo accento mi avvisò di non poter cenare con noi perché impegnato con una ragazza di nome Elena.
Gli augurai buona fortuna e subito andò via, in sella alla sua bici mal ridotta.
Tornai dagli altri e gli riferii tutto.

La stessa sera, seduto in balcone, leggevo un libro anche se in difficoltà a causa della poca luce.
Sentii la porta sbattere e mi affacciai per vedere chi fosse, Aslan, ovviamente.
Andò in bagnò e dopo poco sentii lo sciacquone.
Sentii l'acqua della doccia e istanti dopo il profumo del bagnoschiuma.

Finii per perdermi nei miei pensieri, chissà cosa stava facendo Iuri, mi sarebbe piaciuto parlare con lui, per sapere come fosse andato l'appuntamento.
Aslan uscì dal bagno, riuscii a sentire l'acqua fermarsi e la porta aprirsi, cigolando.

Venne da me poco dopo e mi diede le spalle non appena si appoggiò alla ringhiera.
"Sei felice?" Domandò.
"Abbiamo una casa, delle persone che hanno scelto di tenerci con loro...posso fumare una sigaretta in balcone" risi delle mie parole, lui fece lo stesso.

SimbiosiWhere stories live. Discover now