IX

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Ma ciò che più lo caratterizzava erano i suoi occhi azzurri.

Sembrava non avessero fine.

Qualcosa di sé era stato racchiuso in essi.

Solo attraverso il suo sguardo si poteva leggere la sua storia.

Disse che abitava poco distante da casa nostra, qualche villa più in là, facile da raggiungere sia a piedi che in bici.

Dopo la lunga serata passata insieme tornammo a casa, Oliver andò per la sua strada, così come noi tre, Iuri per una volta non era del tutto ubriaco, quindi non mi preoccupai di accompagnarlo.

Ci eravamo dati appuntamento in centro, per la mattina seguente, per stare insieme e conoscerci meglio.

Aslan, per tutto il tragitto non disse nulla, assolutamente nulla, poi quando entrambi ci trovammo davanti al cancello, mi rivolse la parola.

"Domani vuoi andare con loro? 

"Perché no?" 

"Va bene." 

Non era sicuro, non lo era affatto.

Sei cattivo.

Perché fai così? 

Dimmelo per favore. 

Sapeva già che scusa inventare pur di non venire con noi.

Mi addormentai subito quella sera.

Qualcosa tra noi stava andando male.

Alti e bassi, ci sono sempre, rendono il nostro rapporto più solido.

Insomma, cercavo una scusa pur di non ammettere che qualcosa davvero non andava e che nessuno dei due riusciva a superarla.

Dopo il sogno fatto quella notte, sembrava mi avesse letto nel pensiero, che sapesse cosa pensavo di lui, di cosa avevo sentito per tutto il corpo quando il suo piede mi aveva sfiorato la gamba sotto la tavola…quindi sembrava anche, che lui si volesse allontanare da me a causa mia.

Vederlo andare via è il primo passo per vederlo tornare. 

Prima o poi smetterà di essere così.

Ne sono certo.

Il giorno seguente, così come prestabilito, andammo in giro con la bici.

Mangiammo un gelato, mentre sedevamo sul marciapiede e parlavamo di cose stupide.

Peccato io stessi pensando ad altro.

Chissà cosa stava facendo Aslan.

Anche per un solo istante ha pensato a me? 

Non credo. 

Dopo la lunga pausa fatta per mangiare, ci alzammo, pronti per tornare a casa.

Poi una ragazza ci fermò.

Si rivolse ad Oliver.

"Dove posso trovare un tabacchino?" 

"Oh…ehm, si certo, devi andare di là." Si bloccò.

"Possiamo accompagnarti noi, se vuoi." 

Lei sorrise e rispose con dolcezza "Va bene." 

La accompagnammo.

Oliver iniziò a parlare, senza fermarsi, nemmeno un istante, tranne per far rispondere la ragazza.

Entrambi entrarono nel tabacchino io e Iuri restammo fuori.

Silenzioso e irrequieto girovagava per la piazza, mentre io, tenevo la bici in piedi proprio al mio fianco.

Torturavo le unghie, sporche e corte, la pelle era ben visibile sotto di esse, ma a parte questo, le mie mani, dalle dita secche, tamburellavano freneticamente sul manubrio della bici.

SimbiosiWhere stories live. Discover now