Capitolo 31

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CAPITOLO 31

Il mattino seguente si alzò presto per far uscire Lola dalla veranda e per darle da mangiare, a lei e agli altri . L'amica fedele le andò subito incontro festosa e grata per averle organizzato un giaciglio al caldo. Il cielo era nuvoloso. Laura preparò la colazione, poi si accomodò in veranda portandosi il PC portatile per controllare la posta. Di Alessio ancora nessuna notizia. Aveva un appuntamento con una paziente di circa sessant'anni anni che vedeva di tanto in tanto. La stava aiutando ad affrontare la terza età. Anna, si chiamava. Era una bella signora, vedova, con molta energia. Aveva un figlio e un nipotino di circa sei anni. Quella mattina le disse che aveva voluto vederla perché era preoccupata per il futuro di suo figlio e suo nipote. La nuora non stava bene da un po' di tempo e da una settimana era ricoverata in ospedale.

«Mio nipote è quasi sempre con me, ora. Mio figlio Carlo passa dal lavoro all'ospedale. Dovrà rinunciare ai turni sull'isola perché non può allontanarsi per così tanto tempo. Provo una gran pena per lui» le disse la donna con voce provata.

«Cos'è che la preoccupa Anna?» le chiese delicatamente Laura.

«Temo il peggio. Ho paura che mio figlio resti da solo... E che ne sarà del bambino?» si chiese preoccupata.

«Ma perché pensa questo?» chiese ancora Laura per aiutarla ad esternare le sue angosce.

«Osservo. Vedo i segnali. Ho l'esperienza di mio marito» rispose la donna e poi restò in silenzio per qualche secondo mentre con le mani giocherellava con una catenina lunga che le scendeva dal collo. Laura pensò che era un destino davvero atroce per un bambino così piccolo rimanere senza la mamma e che non era giusto, una donna dell'età di Anna doveva occuparsi della sua vita e vedere i suoi cari progredire e no occuparsi di crescere un bambino al posto della mamma. Incoraggiò la donna a occuparsi del piccolo per dare modo a suo figlio di essere alleggerito e trascorrere più tempo accanto a sua moglie. Quando si salutarono Anna le disse:

«Mio figlio e sua moglie sono molto uniti». Laura l'abbracciò.

«Grazie dottoressa, lei è sempre tanto cara». Laura si fermò a riflettere sul significato della solitudine quando ci si avvicinava alla terza età. Pensò a lei e a Marco. Come sarebbe andata fra loro due?

Raggiunse Marco in cucina, in preda a sentimenti di impotenza. Suo marito stava armeggiando ai fornelli.

«Che fai?» gli chiese.

«Organizzo un pranzo» rispose lui «Tu hai altri appuntamenti?»

«No, per oggi basta». Erano giorni particolari quelli, anche se lavorativi, la gente era presa dai festeggiamenti di fine anno.

«Noi che facciamo per il 31?» chiese a un tratto Marco. Non riuscì a capire bene il motivo, ma si sentì infastidita da quella domanda.

«Non sappiamo ancora dove sia nostro figlio e tu pensi al veglione di fine anno?» gli rispose stizzita. Marco rimase in silenzio. Laura uscì fuori in giardino. Non si piaceva quando si comportava così, ma si sentiva inquieta, soprattutto dopo il colloquio con Anna. Provava ansia e infelicità e l'ultimo dei suoi pensieri era il veglione di fine anno.

Chiamò Caterina.

«Ciao Cate, come va?» chiese appena l'amica rispose.

«Bene cara, notizie di Alessio?»

«No, ancora nulla. Senti, ma tu che farai il 31?»

«Verranno delle amiche qui da me, vuoi venire?» le chiese subito Caterina con l'entusiasmo di un'adolescente.

«Ma non posso lasciare Marco da solo... » rispose Laura.

«Porta anche lui» propose subito Caterina.

Il canto delle sireneDonde viven las historias. Descúbrelo ahora